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La cannabis light non deve contenere per legge una quantità superiore allo 0,6% di THC, la molecola che possiede un’azione psicotropa. Per mancanza di chiari dati sugli effetti di questa particolare cannabis il Consiglio Superiore di Sanità ha espresso parere contrario alla vendita

CHE COS’È LA CANNABIS?

La cannabis è una pianta dalle cui infiorescenze essiccate è possibile ottenere la marijuana, un complesso di molecole che agiscono principalmente a livello del sistema nervoso centrale e periferico. Le più note sono THC e CBD, ovvero delta-9-tetraidrocannabinolo e cannabidiolo. Il THC è responsabile dell’effetto farmacologico, il CBD ne tampona l’azione psicotropa.

La prima compete con la seconda e l’effetto principale è di tipo analgesico e rilassante. Ciò avviene perché le principali sostanze contenute nella marijuana interagiscono con i recettori endocannabinoidi, particolari proteine responsabili della regolazione di dolore, appetito, umore e memoria. Gli effetti indotti dall’utilizzo della marijuana sono svariati e dipendono essenzialmente dalla percentuali dei queste due componenti e dalle modalità di somministrazione.

QUANDO SI PARLA DI CANNABIS LIGHT?

Per cannabis light si intendono tutti quei preparati in cui le concentrazioni di THC, ovvero la sostanza responsabile dell’effetto psicotropo, sono comprese tra lo 0,2% e lo 0,6%. Viene definita light proprio in virtù della bassa concentrazione di THC se comparata a quella presente nella cannabis acquistata illegalmente o alla cannabis venduta in farmacia e destinata ad uso medico. Per rendere l’idea il prodotto più utilizzato a scopo terapeutico, il Bedrocan, ha una percentuale in THC pari al 22%.

QUAL È LA DIFFERENZA CON LA CANNABIS TERAPEUTICA?

La cannabis terapeutica, a differenza della cannabis light, differisce principalmente per la quantità di THC e CBD presente. Questa differenza fa sì che quella terapeutica possa essere considerata un farmaco a tutti gli effetti utile per il controllo di nausea, vomito, mancanza di appetito principalmente nei pazienti sottoposti a chemioterapia e al controllo di alcune forme di dolore cronico come quello neuropatico. Non solo, altra indicazione è quella nel trattamento dei dolori da spasticità muscolare e nei casi di fibromialgia. Tale effetto può essere raggiunto solo attraverso l’assunzione di cannabis con concentrazioni di THC e CBD ben precise.

PERCHÉ IL CONSIGLIO SUPERIORE DI SANITÀ E’ CONTRARIO ALL’USO?

Nelle scorse settimane il Consiglio superiore di Sanità ha espresso parere contrario alla vendita della cannabis light per un principio di precauzione.

Secondo il Consiglio infatti la biodisponibilità di THC anche a basse concentrazioni non è trascurabile, sulla base dei dati di letteratura; per le caratteristiche farmacocinetiche e chimico-fisiche, THC e altri principi attivi inalati o assunti con le infiorescenze di cannabis possono penetrare e accumularsi in alcuni tessuti, tra cui cervello e grasso, ben oltre le concentrazioni plasmatiche misurabili; tale consumo avviene al di fuori di ogni possibilità di monitoraggio e controllo della quantità effettivamente assunta e quindi degli effetti psicotropi che questa possa produrre, sia a breve che a lungo termine.

Non solo, secondo il Consiglio non appare in particolare che sia stato valutato il rischio al consumo di tali prodotti in relazione a specifiche condizioni, quali ad esempio età, presenza di patologie concomitanti, stati di gravidanza/allattamento, interazioni con farmaci, effetti sullo stato di attenzione, così da evitare che l’assunzione inconsapevolmente percepita come «sicura» e «priva di effetti collaterali» si traduca in un danno per se stessi o per altri (feto, neonato, guida in stato di alterazione).

@danielebanfi83

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