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gruppo-sanguigno-gravidanzaIL gruppo sanguigno nella gravidanza

Un esame molto importante nella gravidanza è quello del gruppo sanguigno, tale diagnostica viene eseguita affinché si possa riscontrare la compatibilità tra madre e padre. In questo processo sono di fondamentale importanza le scoperte del 1900 fatte da Landstainer, il quale ha permesso la suddivisione e quindi di stabilire le eventuali compatibilità dei vari gruppi sanguigni. La conoscenza dei gruppi sanguigni permette di evitare spiacevoli complicanze.

Ad esempio se il gruppo sanguigno della madre è A, B o AB positivo non è indispensabile conoscere il gruppo del marito, al contrario se la madre avesse gruppo 0 positivo è utile sapere quello del padre, in quanto se fosse A, B o AB il neonato potrebbe presentare la cosiddetta patologia da incompatibilità AB0. Patologia non grave che evidenzia nel nascitura un forte ittero, di facile trattamento ma che con la conoscenza dei gruppi sanguigni dei genitori potrebbe essere diagnosticata prima.

Altro fattore importante è lo studio del fattore Rh, possono verificarsi casi in cui è necessario intervenire con farmaci specifici per salvare il feto. In caso la madre sia Rh negativo ed il padre Rh positivo c'è una possibilità del 50% che il feto sia Rh positivo; in questo caso la madre non possiede gli anticorpi contro il fattore Rh, ma a contatto con il feto li sviluppa, si ha un isoimmunizzazione che non danneggia in alcun caso il feto, ma se alla successiva gravidanza si ripresentasse un feto con Rh positivo, gli anticorpi della madre prodotti durante la prima gravidanza attaccherebbero i globuli rossi del feto.

Altro caso si ha nel momento in cui la madre con fattore Rh negativo ed il padre Rh positivo sviluppino un feto con Rh positivo, il quale è in contrapposizione con quello della madre. In questo caso si creerebbe un incompatibilità che porterebbe la madre a produrre anticorpi contro l'antigene Rh che passano attraverso la placenta e distruggono i globuli rossi del feto, sviluppando la patologia nota come malattia emolitica del neonato (MEN).