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QUANDO SI PUO’ DIRE DI ESSERE IN MENOPAUSA
La definizione clinica di menopausa richiede che da almeno un anno non vi sia più traccia del ciclo mestruale, dai 45 anni in su. Tale evento, infatti, di solito si verifica fra i 47 e i 53 anni di età.

La menopausa è dovuta all’esaurimento delle cellule uovo nell’ovaio, e al conseguente crollo dei livelli degli estrogeni e del progesterone. «Risultano anche ridotti, ma in modo meno eclatante, i livelli di altri composti ormonali prodotti dall’ovaio ovvero il testosterone e il deidroepiandrosterone solfato (DHEA-S), prodotto dal surrene un’altra importante ghiandola endocrina. Questo deciso riassetto ormonale spiega la comparsa, in circa 1/3 delle donne, di sintomi vasomotori moderati-severi ovvero di vampate e sudorazioni, della secchezza vaginale ossia della perdita della normale lubrificazione da muco.

Rende ragione anche della comparsa dei disturbi del sonno, della propensione all’ ansia e all’irritabilità, dell’assottigliamento di pelle e mucose, dei più frequenti dolori osteoarticolari e del maggiore turnover osseo che porterà alla riduzione della massa ossea, una maggior frequenza di infiammazioni all’apparato urinario, specie dopo rapporti sessuali- chiarisce Giovan Battista Serra, Past Presidente della Società Italiana di Menopausa - Tutti questi sintomi in alcune donne compaiono già dopo i 40 anni, per una minore efficienza dei cicli ovulatori e quindi minore fertilità. Assumono rilievo anche segnali principalmente legati all’età, quali l’aumento di peso, una tendenza all’aumento della pressione arteriosa e all’ipercolesterolemia. Tutti sintomi con evidente e negativa ripercussione sulla qualità di vita della donna».

PREPARARSI ALLA TRANSIZIONE ANCHE DAL PUNTO DI VISTA PSICOLOGICO
Tanto più si è pronte da un punto di vista psicologico a questo cambiamento e tanto più ci si adegua con uno stile di vita opportuno, tanto minore potrà rivelarsi l’impatto della sintomatologia sulla vita di ogni giorno.

Riuscire a tenere sotto controllo il peso corporeo seguendo una dieta povera di grassi saturi e zuccheri semplici, preferendo i legumi, eventualmente passati, riducendo il consumo di carne a 1-2 pasti la settimana, privilegiando pesce, verdura,frutta senza esagerare con quest’ultima per il contenuto in zuccheri semplici, aiuterà non solo a sentirsi meglio con una pancia meno gonfia, ma anche a tenere sotto controllo ipercolesterolemia e pressione arteriosa.

Di non trascurabile importanza anche cercare di ritagliarsi del tempo per fare lunghe e quotidiane camminate l’ideale sarebbe di 50-60 minuti al dì, a passo svelto, bere almeno 2,5 litri di acqua ogni giorno evitando succhi di frutta e bevande gassate.

Bisognerebbe quindi essere capaci di adattarsi al cambiamento imposto dalla menopausa, cercando di evitare di considerarla come l’anticamera della vecchiaia, facendo quindi progetti. Prendersi finalmente cura di sé renderà possibile vivere al meglio il cambiamento, minimizzando anche gli sbalzi di umore.

«Essere pronte al cambiamento e vivere la menopausa come un’opportunità può contribuire a una longevità di successo e a minimizzare il senso di tristezza che inevitabilmente si accompagna alla perdita della fertilità» afferma Rossella Nappi, professore ordinario di ginecologia all’università di Pavia dell’IRCCS Policlinico San Matteo e membro del direttivo della Società Italiana di Menopausa.

QUANDO RICORRERE ALLA TERAPIA ORMONALE SOSTITUTIVA
Se i sintomi della menopausa diventano fastidiosi, se le vampate creano problemi di giorno o di notte, se si dorme male e non si riposa abbastanza, se si ha l’impressione di una qualità di vita deteriorata, allora, insieme al proprio ginecologo o al medico di base sarà da valutare l’opportunità di ricorrere alla terapia ormonale sostitutiva (TOS), con estrogeni e con progesterone.

«Oggi si dispone di diverse formulazioni, con diversi composti, diversi dosaggi e diverse vie di somministrazione. Questo offre la possibilità di una scelta molto ampia, con la quale fornire una formulazione su misura per ciascuna donna» sottolinea ancora Serra.

Come tutte le terapie anche la TOS ha indicazioni e contro-indicazioni: fra queste alcuni tumori prettamente ginecologici come quello del seno e dell’endometrio, oppure il soffrire di gravi patologie trombo-emboliche, o altre condizioni minori che i medici sapranno verificare con una buona raccolta della storia sanitaria di ciascuna donna.

ESISTE LA POSSIBILITA’ DI PERSONALIZZARE I TRATTAMENTI
«Come già accennato oggi si dispone di una serie di preparati, ognuno con una qualche specifica caratteristica, rappresentata da una combinazione estro/progestinica, o solo estrogenica, con composti analoghi a quelli naturali oppure ottenuti ex-novo in laboratorio.

I diversi preparati disponibili presentano a volte specifici obiettivi: per ridurre il rischio di perdita di massa ossea, per migliorare l’umettamento vaginale, per minimizzare i disturbi vasomotori, con alcuni prodotti che più di altri sono pensati per ridurre specificamente il pur minimo rischio di neoplasia mammaria, a fronte di un’efficacia meno netta su qualche altro sintomo, oppure con un clima lievemente più androgenico, utile quindi per migliorare il desiderio sessuale. – Spiega ancora il professor Serra - L’ampia varietà di prodotti riguarda anche la scelta di modalità di assunzione: dai composti in compresse, alla via trasdermica con cerotti, o creme, o gel o spray e vaginale. Poterne disporre è importante sia per i benefici che possono consentire, ad esempio, evitando la via orale o per non appesantire il fegato, sia per l’ampia possibilità di aggiustare le dosi alle necessità individuali. Basta, per esempio, tagliare un cerotto per dimezzarne il dosaggio, tenendo presente che la dose giusta è quella minima efficace».

COSA FARE SE IL TRATTAMENTO SOSTITUTIVO È CONTROINDICATO
Cosa fare quando compare un sintomo della menopausa invalidante, ma non si può ricorrere alla terapia sostitutiva? «Parlando di vampate di calore e sintomi neurovegetativi, per esempio, è stato ormai confermato che le modificazioni neurotrasmettitoriali che le determinano sono alla base di aumentato rischio cardiovascolare, osteoporosi, e anche patologia degenerativa cerebrale.

In alternativa alla terapia ormonale, nell’ambito dei farmaci possono essere utili sostanze che agiscono a livello del sistema nervoso centrale, quali di inibitori del reuptake della serotonina (SSRI). - Spiega Anna Maria Paoletti, Professore ordinario di ginecologia e ostetricia all’Università degli Studi di Cagliari, dipartimento di scienze chirurgiche, direttore della clinica ostetrica e ginecologica dell’azienda ospedaliero universitaria di Cagliari e membro del consiglio direttivo della SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) - In genere, tali farmaci riescono a ridurre la sintomatologia a dosi più basse rispetto a quelle usate per il trattamento di disturbi psichiatrici. È necessario, tuttavia, ricordare che il loro uso non è scevro da effetti collaterali anche se in misura minore rispetto a quanto comunemente si osserva con le dosi più alte. In tema di trattamento delle vampate di calore e dei disturbi neurovegetativi della menopausa, nell’ambito degli integratori merita una particolare menzione un derivato del polline e dei pistilli a cui è stata aggiunta una vitamina con azione antiossidante, come la vitamina E. Tale preparato è privo di azione estrogenica e non contiene fitoestrogeni. Il suo meccanismo di azione è simile a quello degli SSRI, ma non induce effetti collaterali. Sono in corso degli studi per valutare se la sua azione si esplichi anche su altri neurotrasmettitori oltre che sulla serotonina. L’assenza di attività ormonale ne permette l’uso anche in soggetti con assoluta controindicazione agli ormoni, comprese le donne con carcinoma mammario in trattamento con tamoxifene. In tali soggetti i classici SSRI non possono essere usati perché inibirebbero l’attivazione del tamoxifene nella sua forma attiva».

LE SINDROMI GENITO-URINARIE
Le alternative alla TOS sono disponibili anche per rimediare alla carenza estrogenica a livello genito-urinario come spiega ancora, concludendo, la Paoletti: «Per quanto riguarda i problemi della sindrome genito-urinaria, in alternativa agli estrogeni può essere usato un modulatore selettivo del recettore degli estrogeni (SERM), denominato ospemifene. I SERM non sono ormoni sebbene si leghino al recettore per gli estrogeni. In base alla configurazione recettoriale, infatti, dipendente dal tessuto sul quale è presente il recettore estrogenico, essi agiscono quali bloccanti il recettore (azione anti-estrogenica) o come attivatori del recettore estrogenico (azione estrogenica).

In studi preclinici ospemifene ha dimostrato un’azione anti-estrogenica a livello mammario ed endometriale, estrogenica a livello osseo e a livello vaginale. Pertanto, il suo uso può essere esteso a soggetti con controindicazioni agli estrogeni, con una precauzione per chi abbia una storia di tromboembolismo venoso o patologia cardiaca e per donne con carcinoma mammario che non abbiano ancora terminato il trattamento per la patologia oncologica.

Purtroppo, ospemifene non è indicato in soggetti con intensa sintomatologia vasomotoria in quanto esso a livello del centro termoregolatorio, funziona da antiestrogeno. Esiste, comunque, la possibilità di usare prodotti a base di acido ialuronico, gel idratanti e lubrificanti, senza tralasciare l’uso del laser per il quale molti dati della letteratura dimostrano che con circa tre sedute, si riesce a ristabilire un assetto epiteliale della vagina simile a quello della premenopausa».