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Se è vero come lo è che il lavoro nobilita l’uomo e che il lavoro dovrebbe essere un diritto di tutti è altrettanto vero che spesso l’entusiasmo di portare a termine una certa mansione non riusciamo a trovarlo. Trovare una motivazione incentivante a dare il meglio di sé, non è sempre facile e neppure scontato.

«Se il mio luogo di lavoro è stimolante e appagante e i miei colleghi sono piacevoli, allora lavoro volentieri. Se le gratificazioni (reward) che ottengo al lavoro superano gli sforzi che faccio (effort), allora è probabile che io sia un lavoratore soddisfatto. Molte aziende si sono organizzate per migliorare il benessere del lavoratore e i risultati, anche produttivi, si vedono» spiega Antonio Maturo docente di Sociologia della salute presso l’Università di Bologna e la Brown University (USA).

Quando manca la motivazione

Che accade quando la motivazione al lavoro viene meno? Quando si è sopraffatti dalla fatica e non c’è il giusto riconoscimento per il nostro operato o mancano prospettive? «Per rendere gli impiegati più produttivi, in molti contesti lavorativi si tende a promuove la gamification, ovvero si rendono ludiche certe pratiche lavorative altrimenti noiose. In quest’ottica però, si tende ad esasperare la competizione fra i diversi operatori e non si incentiva il lavoro di squadra, ma anzi si creano tensioni. Bisognerebbe concentrarsi sulle capacità di ognuno ed esaltarle, potenziandole creando cioè il giusto meccanismo di compensazione o beautification» spiega ancora il professor Maturo.

Se nel proprio contesto lavorativo questo processo di beautification non si innesca, esiste la probabilità di somatizzare la situazione con ripercussioni negative di salute.

Secondo la classificazione internazionale (DSM5) soffrire di un disturbo da sintomo somatico significa sperimentare, senza che si trovi il riscontro di una patologia sottostante, fastidi, a volte veri e propri dolori, a livello gastrico, intestinale, cardiaco, respiratorio, sensazione di debolezza o di mancanza di energia.

«La presenza di sintomi somatici senza un riscontro clinico-strumentale che li inserisca in una patologia nternistica/gastroenterologica/cardiologica/neurologica, è di riscontro frequente negli ambulatori dei Medici di Medicina Generale e di numerosi specialisti. – Spiega Orsola Gambini, professore Associato di Psichiatria presso l’Università degli Studi di Milano - L’inquadramento di queste condizioni cliniche in letteratura è inserito nei MUS (Medicalli Unexplained Symptoms= sintomi medici non spiegati) e nei Disturbi da Sintomi Somatici e nei Fattori Psicologici che influenzano una condizione medica.

La diagnosi di MUS non compare nella attuale nosografia psichiatrica del DSM5 mentre la diagnosi di Disturbo da Sintomi Somatici, nella attuale nosografia del DSM5, è basata sul numero dei sintomi, sugli organi o apparati coinvolti, sulla gravità della disabilità. E la durata deve essere di almeno sei mesi. La diagnosi di fattori psicologici che influenzano una condizione medica che compare nel DSM5 mette in relazione fattori psicologici con i sintomi fisici e i fattori psicologici possono a loro volta influire negativamente sui sintomi fisici stessi. Queste caratteristiche cliniche ed in particolare la durata, fanno sì che numerosi pazienti con sintomi lievi o moderati visti negli ambulatori di medicina generale non vengano inclusi in queste categorie».

Se la somatizzazione del disturbo è lieve, dunque, si riconosce la presenza di una componente psicologica alla base del malessere e i pazienti vengono indirizzati ad una valutazione psicologica e molto più raramente arrivano all’attenzione degli psichiatri. Una situazione che non andrebbe sottovalutata, anche se nella letteratura scientifica sull’argomento sono pochi i lavori disponibili.

Stress lavoro correlato

La professoressa Gambini tiene a precisare un altro risvolto della questione: «Spesso si parla di stress lavoro-correlato che secondo l’Accordo Europeo sullo stress lavoro correlato (2004) è una condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è conseguenza del fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o alle aspettative risposte in loro».

Riuscire a individuare correttamente una problematica di tale portata è di vitale importanza. «È realmente importante che queste condizioni vengano prontamente riconosciute per consentire un efficace intervento sulle persone affette, per ridurre il rischio di cronicizzazione del quadro clinico e per ridurre e se possibile eliminare le eventuali fonti dello stress lavoro-correlato. In letteratura medica, l’attenzione ai MUS ed ai Disturbi da Sintomi Somatici è nettamente meno ampia di altre patologie quali i Disturbi Depressivi o d’ansia. Alcuni studi sui MUS e Disturbi da Sintomi Somatici tuttavia, hanno messo in evidenza l’Importanza del riconoscimento in soggetti assenti per lunghi periodi dal lavoro per lunghi periodi dal lavoro per malattia, della presenza di condizioni psicologiche e psichiatriche riconducibili ai MUS e ai Disturbi da Sintomi Somatici. Il riconoscimento, infine, è importantissimo anche per evitare ai pazienti la prosecuzione di visite e/o indagini strumentali non necessarie».

Se è vero come lo è che il lavoro nobilita l’uomo e che il lavoro dovrebbe essere un diritto di tutti è altrettanto vero che spesso l’entusiasmo di portare a termine una certa mansione non riusciamo a trovarlo. Trovare una motivazione incentivante a dare il meglio di sé, non è sempre facile e neppure scontato.

«Se il mio luogo di lavoro è stimolante e appagante e i miei colleghi sono piacevoli, allora lavoro volentieri. Se le gratificazioni (reward) che ottengo al lavoro superano gli sforzi che faccio (effort), allora è probabile che io sia un lavoratore soddisfatto. Molte aziende si sono organizzate per migliorare il benessere del lavoratore e i risultati, anche produttivi, si vedono» spiega Antonio Maturo docente di Sociologia della salute presso l’Università di Bologna e la Brown University (USA).

Quando manca la motivazione

Che accade quando la motivazione al lavoro viene meno? Quando si è sopraffatti dalla fatica e non c’è il giusto riconoscimento per il nostro operato o mancano prospettive? «Per rendere gli impiegati più produttivi, in molti contesti lavorativi si tende a promuove la gamification, ovvero si rendono ludiche certe pratiche lavorative altrimenti noiose. In quest’ottica però, si tende ad esasperare la competizione fra i diversi operatori e non si incentiva il lavoro di squadra, ma anzi si creano tensioni. Bisognerebbe concentrarsi sulle capacità di ognuno ed esaltarle, potenziandole creando cioè il giusto meccanismo di compensazione o beautification» spiega ancora il professor Maturo.

Se nel proprio contesto lavorativo questo processo di beautification non si innesca, esiste la probabilità di somatizzare la situazione con ripercussioni negative di salute.

Secondo la classificazione internazionale (DSM5) soffrire di un disturbo da sintomo somatico significa sperimentare, senza che si trovi il riscontro di una patologia sottostante, fastidi, a volte veri e propri dolori, a livello gastrico, intestinale, cardiaco, respiratorio, sensazione di debolezza o di mancanza di energia.

«La presenza di sintomi somatici senza un riscontro clinico-strumentale che li inserisca in una patologia nternistica/gastroenterologica/cardiologica/neurologica, è di riscontro frequente negli ambulatori dei Medici di Medicina Generale e di numerosi specialisti. – Spiega Orsola Gambini, professore Associato di Psichiatria presso l’Università degli Studi di Milano - L’inquadramento di queste condizioni cliniche in letteratura è inserito nei MUS (Medicalli Unexplained Symptoms= sintomi medici non spiegati) e nei Disturbi da Sintomi Somatici e nei Fattori Psicologici che influenzano una condizione medica.

La diagnosi di MUS non compare nella attuale nosografia psichiatrica del DSM5 mentre la diagnosi di Disturbo da Sintomi Somatici, nella attuale nosografia del DSM5, è basata sul numero dei sintomi, sugli organi o apparati coinvolti, sulla gravità della disabilità. E la durata deve essere di almeno sei mesi. La diagnosi di fattori psicologici che influenzano una condizione medica che compare nel DSM5 mette in relazione fattori psicologici con i sintomi fisici e i fattori psicologici possono a loro volta influire negativamente sui sintomi fisici stessi. Queste caratteristiche cliniche ed in particolare la durata, fanno sì che numerosi pazienti con sintomi lievi o moderati visti negli ambulatori di medicina generale non vengano inclusi in queste categorie».

Se la somatizzazione del disturbo è lieve, dunque, si riconosce la presenza di una componente psicologica alla base del malessere e i pazienti vengono indirizzati ad una valutazione psicologica e molto più raramente arrivano all’attenzione degli psichiatri. Una situazione che non andrebbe sottovalutata, anche se nella letteratura scientifica sull’argomento sono pochi i lavori disponibili.

Stress lavoro correlato

La professoressa Gambini tiene a precisare un altro risvolto della questione: «Spesso si parla di stress lavoro-correlato che secondo l’Accordo Europeo sullo stress lavoro correlato (2004) è una condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è conseguenza del fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o alle aspettative risposte in loro».

Riuscire a individuare correttamente una problematica di tale portata è di vitale importanza. «È realmente importante che queste condizioni vengano prontamente riconosciute per consentire un efficace intervento sulle persone affette, per ridurre il rischio di cronicizzazione del quadro clinico e per ridurre e se possibile eliminare le eventuali fonti dello stress lavoro-correlato. In letteratura medica, l’attenzione ai MUS ed ai Disturbi da Sintomi Somatici è nettamente meno ampia di altre patologie quali i Disturbi Depressivi o d’ansia. Alcuni studi sui MUS e Disturbi da Sintomi Somatici tuttavia, hanno messo in evidenza l’Importanza del riconoscimento in soggetti assenti per lunghi periodi dal lavoro per lunghi periodi dal lavoro per malattia, della presenza di condizioni psicologiche e psichiatriche riconducibili ai MUS e ai Disturbi da Sintomi Somatici. Il riconoscimento, infine, è importantissimo anche per evitare ai pazienti la prosecuzione di visite e/o indagini strumentali non necessarie».