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Quando si pensa alla dermatologia si pensa soprattutto alla soluzione di problemi cutanei, quali rush, eczemi e correzione di problemi estetici quali acne, smagliature, segni dell’età, calvizie. La dermatologia, però, non è solo questo se si pensa all’importanza del dermatologo nel gestire segni cutanei di malattie reumatologiche come il lupus o la psoriasi o l’importanza di questa branca della medicina nella gestione di sindromi rare come l’ittiosi arlecchino che tanto aveva riempito le cronache solo qualche mese fa. Abbiamo discusso delle frontiere della ricerca in dermatologia con Carlo Pincelli, Presidente dell’European Dermatology Forum un’associazione che riunisce i responsabili dei principali dipartimenti di Dermatologia europei e si propone di migliorare l’impatto e la qualità della dermato-venereologia in Europa. Il professor Pincelli è al secondo anno di Presidenza ed è Docente di Dermatologia e Direttore del Laboratorio di Biologia Cutanea all’Università di Modena e Reggio Emilia.

Su quali frontiere di ricerca è concentrata la dermatologia in questi anni?

« La biologia molecolare ha consentito alla dermatologia, così come alla medicina in generale, uno straordinario salto di qualità. In particolare, sono stati individuati nuovi meccanismi alla base di numerose malattie, il che ha consentito agli scienziati, utilizzando la tecnica del DNA ricombinante, di produrre farmaci “biologici” mirati contro le molecole chiave di molte patologie dermatologiche»

Quali sono le malattie che necessitano di maggior investimenti di ricerca nel campo della dermatologia?

«Negli ultimi anni la ricerca dei biologi cutanei ha fornito una enorme mole di dati all’ industria farmaceutica che ha investito tantissimo soprattutto nei farmaci “biologici” mirati che costituiscono l’ultima frontiera della medicina. Questi farmaci tuttavia sono necessariamente molto costosi e i sistemi sanitari nazionali debbono compiere sforzi notevoli per garantire ai pazienti l’accesso a tali trattamenti. Questo rischia di diventare insostenibile nel breve termine. Ciò detto, si sta investendo molto in alcune malattie come psoriasi, dermatite atopica e melanoma, che i ricercatori hanno studiato maggiormente. La dermatologia però comprende un numero elevato di malattie rare dove la ricerca è più debole e i farmaci ancora sono pochi. Fortunatamente l’interesse per tali malattie sta aumentando a livello internazionale e, dalle startup alle grandi case farmaceutiche, si comincia ad investire anche in questo settore».

Perché uno studente di medicina dovrebbe decidere di specializzarsi in dermatologia?

«Per molti anni la dermatologia è stata considerata dai “non conoscenti” una specialità minore dove il ruolo del dermatologo doveva essere solo quello di prescrivere creme per dermatiti e micosi. Non è mai stato così, perché basterebbe aprire un trattato di dermatologia per capire la quantità e la varietà di patologie dermatologiche gravi sia di tipo infiammatorio che tumorale. Per fortuna negli ultimi 20-30 anni, proprio grazie al ruolo dei ricercatori cutanei, il mondo medico e la società in generale hanno cominciato a capire l’importanza della nostra disciplina. La dermatologia affascina sempre tutti coloro che, anche in modo scettico, vi si avvicinano. Un dermatologo ha a che fare con le malattie immunologiche, infettive, tumorali ecc.. Si deve occupare di curare patologie complesse che richiedono la conoscenza della farmacologia, dovendo maneggiare farmaci molto impegnativi, dal cortisone agli immunosoppressori, dagli antitumorali ai “biologici”. Infine, per coloro che volessero diventare dermatologi-ricercatori, è utile sottolineare come la cute sia un organo facilmente accessibile che consente di fare ricerca sull’uomo in modo relativamente semplice».

E’ riduttivo pensare che la dermatologia sia solo prescrizione di creme e rimedi locali?

«Rispondo a questa domanda elencando le seguenti malattie dermatologiche: psoriasi cutanea e artropatica e co-morbidità associate, melanoma primario e metastatico, carcinomi cutanei, linfomi, malattie croniche autoimmuni, malattie genetiche prevalentemente infantili ecc…».

Quando si pensa alla dermatologia si pensa all’estetica: è così?

«Penso di avere già risposto, ma aggiungo, ricollegandomi alla domanda precedente sugli studenti che dovrebbero preferire dermatologia, che, se qualcuno pensa di scegliere la nostra specialità con l’idea di diventare medico “estetico”, non solo sbaglia di grosso, ma sarebbe come aver sprecato gli anni di Medicina e non sfruttare la conoscenze acquisite».

Il dermatologo oltre ad essere l’esperto delle malattie della pelle è lo specialista delle malattie veneree cioè delle malattie a prevalente contagio sessuale. Qual è lo stato dell’arte in questo settore?

«Le malattie a trasmissione sessuale (MTS), come vengono più correttamente definite oggi, sono molto diffuse e la dermato-venereologia, che se ne occupa da sempre è la sola specialità ad avere una tradizione ultracentenaria in questo campo, gioca un ruolo cruciale nella prevenzione e trattamento di queste patologie fornendo supporto ad altri specialisti come il ginecologo e l’urologo. Anche la ricerca sulle MST, sempre con l’aiuto della biologia molecolare, ha fatto passi da gigante in campo diagnostico e, fortunatamente, vi sono farmaci molto efficaci per la maggior parte di queste infezioni».

Quando si pensa alla dermatologia si pensa soprattutto alla soluzione di problemi cutanei, quali rush, eczemi e correzione di problemi estetici quali acne, smagliature, segni dell’età, calvizie. La dermatologia, però, non è solo questo se si pensa all’importanza del dermatologo nel gestire segni cutanei di malattie reumatologiche come il lupus o la psoriasi o l’importanza di questa branca della medicina nella gestione di sindromi rare come l’ittiosi arlecchino che tanto aveva riempito le cronache solo qualche mese fa. Abbiamo discusso delle frontiere della ricerca in dermatologia con Carlo Pincelli, Presidente dell’European Dermatology Forum un’associazione che riunisce i responsabili dei principali dipartimenti di Dermatologia europei e si propone di migliorare l’impatto e la qualità della dermato-venereologia in Europa. Il professor Pincelli è al secondo anno di Presidenza ed è Docente di Dermatologia e Direttore del Laboratorio di Biologia Cutanea all’Università di Modena e Reggio Emilia.

Su quali frontiere di ricerca è concentrata la dermatologia in questi anni?

« La biologia molecolare ha consentito alla dermatologia, così come alla medicina in generale, uno straordinario salto di qualità. In particolare, sono stati individuati nuovi meccanismi alla base di numerose malattie, il che ha consentito agli scienziati, utilizzando la tecnica del DNA ricombinante, di produrre farmaci “biologici” mirati contro le molecole chiave di molte patologie dermatologiche»

Quali sono le malattie che necessitano di maggior investimenti di ricerca nel campo della dermatologia?

«Negli ultimi anni la ricerca dei biologi cutanei ha fornito una enorme mole di dati all’ industria farmaceutica che ha investito tantissimo soprattutto nei farmaci “biologici” mirati che costituiscono l’ultima frontiera della medicina. Questi farmaci tuttavia sono necessariamente molto costosi e i sistemi sanitari nazionali debbono compiere sforzi notevoli per garantire ai pazienti l’accesso a tali trattamenti. Questo rischia di diventare insostenibile nel breve termine. Ciò detto, si sta investendo molto in alcune malattie come psoriasi, dermatite atopica e melanoma, che i ricercatori hanno studiato maggiormente. La dermatologia però comprende un numero elevato di malattie rare dove la ricerca è più debole e i farmaci ancora sono pochi. Fortunatamente l’interesse per tali malattie sta aumentando a livello internazionale e, dalle startup alle grandi case farmaceutiche, si comincia ad investire anche in questo settore».

Perché uno studente di medicina dovrebbe decidere di specializzarsi in dermatologia?

«Per molti anni la dermatologia è stata considerata dai “non conoscenti” una specialità minore dove il ruolo del dermatologo doveva essere solo quello di prescrivere creme per dermatiti e micosi. Non è mai stato così, perché basterebbe aprire un trattato di dermatologia per capire la quantità e la varietà di patologie dermatologiche gravi sia di tipo infiammatorio che tumorale. Per fortuna negli ultimi 20-30 anni, proprio grazie al ruolo dei ricercatori cutanei, il mondo medico e la società in generale hanno cominciato a capire l’importanza della nostra disciplina. La dermatologia affascina sempre tutti coloro che, anche in modo scettico, vi si avvicinano. Un dermatologo ha a che fare con le malattie immunologiche, infettive, tumorali ecc.. Si deve occupare di curare patologie complesse che richiedono la conoscenza della farmacologia, dovendo maneggiare farmaci molto impegnativi, dal cortisone agli immunosoppressori, dagli antitumorali ai “biologici”. Infine, per coloro che volessero diventare dermatologi-ricercatori, è utile sottolineare come la cute sia un organo facilmente accessibile che consente di fare ricerca sull’uomo in modo relativamente semplice».

E’ riduttivo pensare che la dermatologia sia solo prescrizione di creme e rimedi locali?

«Rispondo a questa domanda elencando le seguenti malattie dermatologiche: psoriasi cutanea e artropatica e co-morbidità associate, melanoma primario e metastatico, carcinomi cutanei, linfomi, malattie croniche autoimmuni, malattie genetiche prevalentemente infantili ecc…».

Quando si pensa alla dermatologia si pensa all’estetica: è così?

«Penso di avere già risposto, ma aggiungo, ricollegandomi alla domanda precedente sugli studenti che dovrebbero preferire dermatologia, che, se qualcuno pensa di scegliere la nostra specialità con l’idea di diventare medico “estetico”, non solo sbaglia di grosso, ma sarebbe come aver sprecato gli anni di Medicina e non sfruttare la conoscenze acquisite».

Il dermatologo oltre ad essere l’esperto delle malattie della pelle è lo specialista delle malattie veneree cioè delle malattie a prevalente contagio sessuale. Qual è lo stato dell’arte in questo settore?

«Le malattie a trasmissione sessuale (MTS), come vengono più correttamente definite oggi, sono molto diffuse e la dermato-venereologia, che se ne occupa da sempre è la sola specialità ad avere una tradizione ultracentenaria in questo campo, gioca un ruolo cruciale nella prevenzione e trattamento di queste patologie fornendo supporto ad altri specialisti come il ginecologo e l’urologo. Anche la ricerca sulle MST, sempre con l’aiuto della biologia molecolare, ha fatto passi da gigante in campo diagnostico e, fortunatamente, vi sono farmaci molto efficaci per la maggior parte di queste infezioni».