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Il momento in cui arriva la pubertà, la fase in cui un bambino cresce e si avvia verso l’età adulta, dipende dall’età in cui la mamma, con almeno un paio di decenni d’anticipo, abbandonò l’età infantile per affacciarsi all’adolescenza.

Un filo conduttore invisibile, ma che sembra realmente esistere, secondo le conclusioni di un ampio studio danese, pubblicato sulla rivista «Human Reproduction». I ricercatori dell’Università di Aarhus hanno osservato l’evoluzione di sedicimila bambini nati tra il 2000 e il 2003, monitorandoli per quasi vent’anni. E, tenendo traccia del loro percorso di crescita e interpellando le madri circa quanto analogamente accaduto a loro, hanno trovato una concomitanza temporale indipendente dal sesso dei figli.

Anche i maschietti, se le loro mamme hanno avuto una pubertà anticipata, sono destinati ad andare incontro a una maturazione sessuale precoce.

Legame anche con i figli maschi

È questa la principale novità del lavoro che per ampiezza, comunque, non ha precedenti parimenti solidi. Finora si sapeva che tanto prima una gestante aveva avuto la prima mestruazione, allo stesso anche una sua figlia avrebbe anticipato una coetanea nata da una donna che aveva imboccato la pubertà più tardi: tanto nella comparsa del primo ciclo mestruale quanto nello sviluppo del seno, fenomeni che in due ragazzine della stessa età possono verificarsi anche con quasi un anno di differenza.

Nulla invece si sapeva relativamente al legame tra mamme e figli maschi, che da questo studio è invece emerso in maniera significativa. Nei ragazzi nati da donne più precoci, la comparsa dei peli (nella zona ascellare e pubica), la maturazione della voce, l’allungamento delle ossa, la comparsa dell’acne e la prima eiaculazione avvengono mediamente prima rispetto ai coetanei.

In un secolo pubertà anticipata di almeno un paio d’anni

I ricercatori sono arrivati a queste conclusioni dopo aver raccolto le informazioni materne in due diversi momenti (durante la gravidanza e dopo sette anni) e quelle dei figli a partire dall’undicesimo anno di età, con cadenza semestrale.

«I nostri risultati lasciano supporre la presenza di alcune informazioni su base genetica che assicurano questa continuità da una generazione all’altra», hanno affermato i ricercatori, il cui lavoro s’è limitato soltanto a registrare il fenomeno, senza giungere a determinare una causa oltre ogni ragionevole dubbio.

L’arrivo della pubertà, oggi, è anticipato di almeno un paio d’anni rispetto agli inizi del ‘900. Se un secolo anno fa il passaggio dall’età infantile a quella adolescenziale era fissato a 13 anni, adesso sono poche le bambine a superare la prima decade di vita senza avere alcuna manifestazione dello sviluppo sessuale: dalla formazione del seno alla comparsa dei primi peli sotto le ascelle e sul pube.

Fino alla prima mestruazione, che di norma si registra un anno dopo l’iniziale sviluppo delle ghiandole mammarie, ma che oggi è spesso una tappa più ravvicinata. Manca una risposta certa sul perché di questo fenomeno, ma le cause individuate sono sostanzialmente due: la diffusione dell’obesità e il ruolo di alcune sostanze, note come interferenti endocrini, che mimano l’azione degli estrogeni sui recettori delle ghiandole mammarie. Più in generale, le migliori condizioni in cui si cresce è pressoché certo che abbiano avuto un ruolo in questo processo.

Quali conseguenze da una pubertà (troppo) precoce?

Diventare grandi con troppi anni di anticipo espone le ragazze a un prematuro approccio con il sesso, di cui sanno ancora molto poco. Senza dimenticare che diverse pubblicazioni hanno evidenziato un rischio maggiore di sviluppare tumori al seno e all’endometrio in età adulta. Oggi il fenomeno inizia a riguardare anche i ragazzi, ma con effetti sensibilmente più modesti. Non esistono, infatti, studi che abbiano valutato l’aumento del volume testicolare - considerato il primo metro di valutazione negli uomini - in anticipo rispetto ai tempi previsti. Una pubertà troppo anticipata è stata collegata a un rischio più alto di ammalarsi di diabete, malattie cardiovascolari e tumore del testicolo.

Twitter @fabioditodaro