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Prima dei due anni, i bambini non dovrebbero mai essere «impegnati» con smartphone e tablet. Nel terzo e quarto anno di vita è giusto iniziare a familiarizzare con la tecnologia, ma riducendo il tempo al minimo essenziale, che non dovrebbe mai superare l'ora quotidiana. Sono queste - assieme ad altre - le indicazioni fornite poco meno di un anno fa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per tutelare la salute dei più piccoli. Indicazioni elaborate a seguito delle conclusioni di diversi studi, che trovano adesso nuova linfa nelle conclusioni di una nuova ricerca pubblicata sulla rivista «The Lancet Public Health». I piccoli (2-3 anni) che trascorrono più di tre ore al giorno davanti allo schermo tendono quasi fin da subito a essere più sedentari rispetto ai coetanei meno abituati all’uso della tecnologia.

Bambini più sedentari se abituati a stare troppo davanti a uno schermo

Si tratta del primo lavoro condotto per esaminare gli effetti dell’abitudine a trascorrere il tempo libero davanti agli schermi (smartphone, tablet, pc, tv) sulla tendenza a svolgere attività fisica in età prescolare. In tutti gli studi condotti finora si è infatti puntato a guardare soprattutto le abitudini in età adolescenziale. Abbassando la soglia, invece, l’obbiettivo è stato quello di verificare gli eventuali effetti rilevabili anche a breve termine. Registrando attraverso i genitori le abitudini dei più piccoli, 500 bambini di Singapore, i ricercatori sono passati poi a «studiarli» una volta raggiunti i cinque anni. L’osservazione ha previsto il monitoraggio delle ore di sonno e dell’attività fisica svolta dai bambini per una settimana. I risultati hanno confermato le ipotesi degli scienziati. Indipendentemente dal device scelto, i bambini che durante l’infanzia erano abituati a stare davanti a uno schermo per un minimo di tre ore al giorno, a cinque anni trascorrevano in media quaranta minuti in più seduti rispetto ai coetanei a cui i genitori avevano posto come limite un intervallo quotidiano di un’ora.

La dieta «digitale» durante l'infanzia

Si tratta di conclusioni preliminari, che devono tenere conto di due limiti segnalati dagli stessi ricercatori: la registrazione dei tempi di esposizione agli schermi avvenuta non in maniera diretta, ma attraverso i genitori, e l’assenza di informazioni riguardanti altre abitudini (dieta, sonno, attività fisica) che potrebbero avere un riflesso sul dato ottenuto. Detto ciò, è comunque un riscontro in più che va nella stessa direzione dei consigli dispensati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Secondo Miss Bozhi Chen, ricercatore del dipartimento di salute pubblica dell’Università Nazionale di Singapore, «l'impatto negativo del tempo trascorso davanti schermo fin dall’infanzia conferma quanto sia importante limitarne l'uso al minimo nei primi anni di vita». Considerazioni riprese, seppur con cautela, anche in un commento pubblicato a corredo del lavoro sulla stessa rivista . «In questa era digitale in rapida evoluzione, l'uso degli schermi da parte dei bambini preoccupa tanto i genitori quanto i medici», è quanto scritto dall’epidemiologa australiana Dorothea Dumuid. Considerando però che attraverso la tv o un tablet si possono anche svolgere attività educative, «occorrono ulteriori ricerche per valutare l’influenza dei contenuti di un mezzo come questi e determinare il tempo massimo di esposizione nell’arco di 24 ore».

Twitter @fabioditodaro

Prima dei due anni, i bambini non dovrebbero mai essere «impegnati» con smartphone e tablet. Nel terzo e quarto anno di vita è giusto iniziare a familiarizzare con la tecnologia, ma riducendo il tempo al minimo essenziale, che non dovrebbe mai superare l'ora quotidiana. Sono queste - assieme ad altre - le indicazioni fornite poco meno di un anno fa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per tutelare la salute dei più piccoli. Indicazioni elaborate a seguito delle conclusioni di diversi studi, che trovano adesso nuova linfa nelle conclusioni di una nuova ricerca pubblicata sulla rivista «The Lancet Public Health». I piccoli (2-3 anni) che trascorrono più di tre ore al giorno davanti allo schermo tendono quasi fin da subito a essere più sedentari rispetto ai coetanei meno abituati all’uso della tecnologia.

Bambini più sedentari se abituati a stare troppo davanti a uno schermo

Si tratta del primo lavoro condotto per esaminare gli effetti dell’abitudine a trascorrere il tempo libero davanti agli schermi (smartphone, tablet, pc, tv) sulla tendenza a svolgere attività fisica in età prescolare. In tutti gli studi condotti finora si è infatti puntato a guardare soprattutto le abitudini in età adolescenziale. Abbassando la soglia, invece, l’obbiettivo è stato quello di verificare gli eventuali effetti rilevabili anche a breve termine. Registrando attraverso i genitori le abitudini dei più piccoli, 500 bambini di Singapore, i ricercatori sono passati poi a «studiarli» una volta raggiunti i cinque anni. L’osservazione ha previsto il monitoraggio delle ore di sonno e dell’attività fisica svolta dai bambini per una settimana. I risultati hanno confermato le ipotesi degli scienziati. Indipendentemente dal device scelto, i bambini che durante l’infanzia erano abituati a stare davanti a uno schermo per un minimo di tre ore al giorno, a cinque anni trascorrevano in media quaranta minuti in più seduti rispetto ai coetanei a cui i genitori avevano posto come limite un intervallo quotidiano di un’ora.

La dieta «digitale» durante l'infanzia

Si tratta di conclusioni preliminari, che devono tenere conto di due limiti segnalati dagli stessi ricercatori: la registrazione dei tempi di esposizione agli schermi avvenuta non in maniera diretta, ma attraverso i genitori, e l’assenza di informazioni riguardanti altre abitudini (dieta, sonno, attività fisica) che potrebbero avere un riflesso sul dato ottenuto. Detto ciò, è comunque un riscontro in più che va nella stessa direzione dei consigli dispensati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Secondo Miss Bozhi Chen, ricercatore del dipartimento di salute pubblica dell’Università Nazionale di Singapore, «l'impatto negativo del tempo trascorso davanti schermo fin dall’infanzia conferma quanto sia importante limitarne l'uso al minimo nei primi anni di vita». Considerazioni riprese, seppur con cautela, anche in un commento pubblicato a corredo del lavoro sulla stessa rivista . «In questa era digitale in rapida evoluzione, l'uso degli schermi da parte dei bambini preoccupa tanto i genitori quanto i medici», è quanto scritto dall’epidemiologa australiana Dorothea Dumuid. Considerando però che attraverso la tv o un tablet si possono anche svolgere attività educative, «occorrono ulteriori ricerche per valutare l’influenza dei contenuti di un mezzo come questi e determinare il tempo massimo di esposizione nell’arco di 24 ore».

Twitter @fabioditodaro