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Differenze di genere e sviluppo di Alzheimer

Le funzioni cognitive presentano importanti differenze di genere e sono influenzate in maniera diversa dai processi patologici che portano allo sviluppo di demenza. Dall’età di 65 anni la prevalenza della demenza raddoppia ogni quinquennio fino ai 90 anni. Nel gruppo d’età tra 65 e 69 anni la demenza ha una prevalenza dell’ 1,5%; nella fascia 70-74 del 3%; nella fascia 75-79 del 6%; nella fascia 80-84 del 12%; nella fascia 85-89 del 24%. Oltre i 90 anni interessa il 35-45% della popolazione. Le donne, rispetto agli uomini, sono più esposte al rischio demenza e in particolare corrono un rischio doppio di sviluppare Alzheimer, soprattutto nelle fasce d’età più avanzate.

Le cause del rischio

Il maggior rischio di sviluppo di Alzheimer nelle donne non è imputabile al solo fatto di essere più longeve degli uomini. Nella donna, infatti, si riscontrano fattori di rischio che possono comprometterne le facoltà cognitive fino allo sviluppo di demenza diversi rispetto al sesso maschile. Nello specifico nelle donne possono incidere negativamente i sintomi clinicamente significativi di depressione e la positività ad alleli specifici dell’Apolipoproteina E (APOE). L’APOE (Alipoproteina E) è il più forte fattore genetico conosciuto che predispone allo sviluppo di Alzheimer nella forma nota come sporadica. Allo sviluppo di Alzheimer, inoltre, contribuiscono anche i fattori di rischio cardiovascolari quali diabete di tipo 2 e ipertensione, malattie che nelle donne mostrano a livello globale, un preoccupante incremento di prevalenza.

Il ruolo della menopausa

La maggior suscettibilità da parte del sesso femminile nei confronti dell’Alzheimer è stata attribuita anche alla perdita degli ormoni sessuali ovarici durante la menopausa. La presenza dei recettori per gli estrogeni a livello del sistema nervoso centrale, infatti, spiega perché questi ormoni svolgano un ruolo fondamentale in un ampio spettro di attività cerebrali dall’età dello sviluppo fino all’età adulta. La fluttuazione dei livelli degli estrogeni nella menopausa e i polimorfismi genetici del recettore beta possono associarsi a disturbi cognitivi e a un aumento nella probabilità di rischio di sviluppo della malattia. Ecco perché una terapia ormonale sostitutiva effettuata a tempo debito può avere un ruolo positivo nel ridurre il rischio malattia soprattutto nelle donne ad alto rischio, perché hanno per esempio, parenti di primo grado colpiti dalla malattia.

L’importanza della prevenzione

Al momento non sono disponibili farmaci o protocolli terapeutici capaci di invertire il percorso di degenerazione indotto dalla demenza, ecco perché mai come in questo caso vale l’adagio prevenire è meglio che curare. «Le evidenze dell’ultimo decennio hanno messo in luce l’importanza della prevenzione nel limitare l’incidenza di malattia di Alzheimer. Questo potrebbe dare risultati importanti soprattutto nelle donne, in cui la prevalenza dei fattori di rischio cardio- e cerebrovascolare aumenta in età post-menopausale, quando viene meno anche la neuroprotezione esercitata dagli estrogeni» chiarisce Orazio Zanetti, direttore U.O. Alzheimer, IRCCS Fatebenefratelli di Brescia.

Donne, non sottovalutate il rischio cardiovascolare

Durante la fase fertile della vita, il profilo ormonale delle donne è caratterizzato dalla presenza degli estrogeni, ormoni che, oltre ad avere un effetto neuroprotettivo, influenzano in senso positivo e modulano anche i fattori di rischio cardiovascolare. «Dopo la menopausa, fisiologica o chirurgica, invece, è possibile che aumenti la prevalenza di alcuni fattori di rischio vascolare come la riduzione del colesterolo “buono” HDL e aumento della quota aterogena delle LDL, ma si può registrare anche un aumento dei valori di pressione arteriosa, aumento di peso, aumento dei valori di glicemia- spiega ancora il professor Zanetti che aggiunge- Poiché la produzione di estrogeni cala drasticamente, il loro effetto protettivo viene meno: per questo, l’incidenza e la gravità delle malattie cardiovascolari, nelle donne, diventano uguali, se non addirittura superiori, a quelle degli uomini».

Intervenire sui fattori di rischio modificabili

Cosa bisogna fare , dunque, nella vita di ogni giorno, per garantirsi una protezione adeguata dallo sviluppo di demenza? A rispondere in maniera inequivocabile è l’esperto: «Si stima che circa un terzo dei casi di demenza associata a malattia di Alzheimer possano essere attribuiti a fattori di rischio modificabili come per esempio il fumo di sigaretta, l’assunzione di alcol, la carenza di vitamine, la scarsa attività fisica o scarsità di altre attività di svago fisiche, mentali, sociali. Altri noti fattori di rischio sono il diabete, l’ipercolesterolemia, l’ipertensione, l’obesità e la dislipidemia, le patologie cardio e cerebrovascolari.

Prevenire lo sviluppo di demenze è possibile, di conseguenza, adottando il più precocemente possibile uno stile di vita sano: alimentazione equilibrata ottima, a questo proposito, è l’adesione alla classica dieta mediterranea, astensione dal fumo e limitazione dell’alcol, attività fisica regolare, mantenimento di un adeguato peso corporeo, mantenimento degli interessi e di buone relazioni sociali, monitoraggio e trattamento di ipercolesterolemia, diabete e di eventuali problematiche cardiovascolari».

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