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Ogni 3 secondi qualcuno nel mondo sviluppa demenza, ogni anno i nuovi casi sono quasi 10 milioni e i costi della malattia hanno raggiunto complessivamente un trilione di dollari. Solo in Italia, si stima inoltre che l’Alzheimer colpisca 1.241.000 persone che diventeranno 1.609.000 nel 2030 e 2.272.000 nel 2050.

Queste le cifre diffuse in occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer che si celebra oggi.

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LA MALATTIA

Le principali forme di demenza possono avere un’origine neurodegenerativa, derivare da patologie acute o croniche dei vasi sanguigni cerebrali, le cosiddette vasculopatie cerebrali, o una combinazione delle due.

All’origine dell’Alzheimer ci sono l’accumulo in placche di una proteina neurotossica, la beta-amiloide, e gli ammassi neurofibrillari di proteina tau, che determinano la neurodegenerazione. Inoltre, questi accumuli causano una risposta immunitaria che determina un’infiammazione cerebrale cronica la quale, a sua volta, contribuisce ulteriormente al danno neurale.

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Con esami neuroradiologici e del liquor cerebro-spinale, oggi si può rilevare la presenza delle proteine neurotossiche; ciò fornisce un indizio del rischio di sviluppare la malattia, ancora prima della comparsa dei deficit cognitivi, ma non consente, tuttavia, di predire se essa si manifesterà e con quale severità.

GLI STUDI

Finora la ricerca di una cura risolutiva non ha avuto successo. Ma quello che la ricerca clinica e di base hanno mostrato è che l’Alzheimer è una malattia complessa e concentrarsi su una molecola non basta. I fattori ambientali, come lo sport, hanno un certo impatto sull’incidenza totale della malattia, ma ancora non è chiaro quali siano i meccanismi alla base. Inoltre, per contrastare il decadimento cognitivo, andrebbero evitati i fattori di rischio per le patologie vascolari come ipertensione, diabete, obesità, fumo e sedentarietà. Bisognerebbe prestare attenzione alla salute del cervello e dei suoi vasi, perché è sempre più chiaro che il problema vascolare può contribuire allo sviluppo di demenze neurodegenerative.

PIANO GLOBALE DEMENZE

Il Rapporto Mondiale Alzheimer 2015 rileva che ci sono nel mondo 46,8 milioni di persone affette da una forma di demenza (nel 2010 se ne stimavano 35 milioni), cifra destinata quasi a raddoppiare ogni 20 anni. Le cifre sono in costante aumento anche a causa dell’invecchiamento della popolazione. Così, le continua crescita del numero di persone affette da questa malattia, cifra destinata a raddoppiare ogni 20 anni, ha portato l’Oms a parlare di epidemia e redigere un piano globale, il cosiddetto Piano Globale di Azione sulla Risposta di Salute Pubblica alla Demenza 2017-2025, adottato all’unanimità in occasione della sessantesima sessione dell’Assemblea mondiale della sanità, a Ginevra nel Maggio 2017.

Esso illustra sette aree specifiche di intervento per l’avanzamento della coscienza della demenza, la riduzione dei rischi, la diagnosi, la cura e il trattamento, il sostegno ai caregiver e alla ricerca. Il 75% dei paesi Oms (146) dovrebbe adottare un piano nazionale entro il 2025 ma solo 27 ne hanno attualmente uno e 27 sono al lavoro.

PIANO NAZIONALE DEMENZE

«Oggi mancano risposte per l’assistenza e spiccano le differenze regionali nei servizi garantiti e nel costo di quelli a pagamento. Il ruolo del terzo settore è ancora dominante, ma sono necessari interventi a sostegno dei malati di oggi e di domani, discutendo temi come l’assistenza e la previdenza».

LA MOSTRA

Federazione Alzheimer Italia ha organizzato una mostra fotografica «Love, loss and laughter - Seeing Alzheimer’s differently» («Amore, Perdita e Risate - Una visione differente dell’Alzheimer») dell’americana Cathy Greeblat, che sarà esposta contemporaneamente per tutto il mese di settembre in altre 33 città. Si tratta di 14 scatti (una selezione rispetto ai 100 presenti nell’omonimo libro) che ritraggono numerose persone con demenza colte in momenti di quotidianità e «normalità», accanto ai propri familiari o carer. L’obiettivo è mostrare come, anche dopo la comunicazione della diagnosi, la persona con demenza possa continuare a relazionarsi serenamente con gli altri e a vivere una vita piena di significato.