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Per “uso eterologo” si intende il trapianto di cellule staminali in un soggetto (detto ricevente) che risulta differente dal donatore delle stesse. Tale tipo di trapianto richiede l’esecuzione, prima del trapianto, di un processo di eliminazione del sistema immunitario del ricevente al fine di minimizzare i rischi di attacco immunitario delle cellule del ricevente verso le staminali trapiantate del donatore, processo che renderebbe inutile il trapianto portando al rigetto delle staminali trapiantate. Questo processo di eliminazione del sistema immune nel ricevente è definito come mieloablazione e, a causa della sua tossicità, induce nel paziente effetti collaterali quali ad esempio nausea, vomito, diarrea, neuropatie, nonche’ predisposizione alle infezioni e ai tumori (1). Si ricorre al trapianto eterologo qualora il paziente soffra di malattie per lo più emato-oncologiche (talassemia, linfomi, leucemie, sarcomi, etc) o comunque gravi. La realizzazione di un trapianto eterologo è vincolata alla compatibilità fra donatore e ricevente. Gli esami di tipizzazione consentono di determinare il livello di istocompatibilità ospite-donatore valutando il matching degli antigeni del sistema HLA (Human Leucocyte Antigens) tra i due soggetti. Il livello di compatibilità HLA è determinante nell’insorgenza del fenomeno di rigetto delle staminali trapiantate e per evitare questo i pazienti devono assumere farmaci immunosoppressivi in maniera tale da minimizzare una eventuale risposta immunitaria verso la fonte cellulare trapiantata.