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Non c'è da stupirsi di come il sistema sanitario sia stato investito dall'onda pandemica, non bisogna stupirsi delle mancanze strutturali che portano a lunghe liste d'attesa, a strutture ormai obsolete ed alla mancanza, cronica, del personale sanitario.
A rendere più che plausibile questo scenario è l'ultimo rapporto di CREA, Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità che sancisce come a livello Europeo la spesa in sanità pubblica «è cresciuta a un ritmo del 3,3 per cento medio annuo contro lo 0,8 per cento medio annuo italiano».

L'ultimo rapporto infatti mostra come rispetto ai 14 Paesi membri dell’Unione Europea prima del 1995 e non da tutti i 27, vi sia un discostamento di investimenti di circa il 40%, il periodo preso in considerazione dalll’Università di Roma “Tor Vergata” si riferisce ad i dati raccolti tra il 2012 ed il 2019.

Non va meglio dai dati raccolti negli ultimi due anni dove, anche con gli aumenti legati  alla pandemia «la crescita italiana è rimasta ancora inferiore di 1,5 punti percentuali rispetto alla media europea».

Un gap mascherato con slogan che citano una sanità per tutti ma che nella realtà si mostra con diverse criticità nel sistema salute e si unisce alle enormi difficoltà delle famiglie meno agiate che rinunciano alle cure, agli screening. Si calcola che siano circa un milione le famiglie che soffrono il disagio economico per cause sanitarie, una condizione che indebolisce inevitabilmente il tessuto sociale delle classi più fragili e che non fa altro che aumentare quelle che saranno le spese sanitarie future rispetto a  piani di prevenzione sanitaria non applicabili.

Grafico 1. Spesa in sanità in rapporto al Pil, anno 2019 – Fonte: Eurostat e Ocse

investimenti in sanità ocse ambulatoriprivati.it Andrea Fini