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Gli adolescenti alle prese con un tumore hanno bisogni peculiari, legati all’insorgenza della malattia in un momento particolarmente delicato del processo di crescita. Chi si ammala di cancro nel pieno dello sviluppo si trova infatti ad affrontare la diagnosi e la cura della malattia oncologica nella fase in cui dovrebbe essere impegnato al raggiungimento di alcune tappe fondamentali dello sviluppo. Compreso il primo approccio con la sessualità, che può tardare o essere inficiato dalle trasformazioni fisiche e psicologiche legate alle terapie. Un aspetto ancora oggi problematico per molti ragazzi e - nonostante i molti progressi fatti - poco indagato dagli specialisti.

«La normalità deve rimanere un punto fermo per gli adolescenti che si ammalano - afferma Andrea Ferrari, oncologo pediatra dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e responsabile del Progetto Giovani, che punta ad aiutare i ragazzi a guardare oltre la malattia -. Quanto detto vale anche per la sessualità. È importante anche quest’area sia esplorata, affrontata e valorizzata da un’equipe multidisciplinare».

L’impatto della malattia oncologica sulla sessualità

La riflessione è la diretta conseguenza di uno studio pubblicato dagli specialisti dell’ospedale milanese sulla rivista «Pediatric Hematology and Oncology». Partendo dall’analisi della letteratura e dall’esperienza clinica maturata all’interno del Progetto Giovani, i ricercatori hanno creato un questionario con lo scopo di indagare i bisogni specifici inerenti l’area della sessualità (funzionale, relazionale-affettiva, personale-psicologica e di comunicazione).

A essere interpellati, i pazienti adolescenti e giovani adulti, con l’obbiettivo di capire quali aree della sessualità risultassero particolarmente importanti o problematiche, così da definire interventi di supporto e sostegno mirati su tali tematiche. Lo studio ha coinvolto un campione di 66 pazienti di età compresa fra 16 e 24 anni. La qualità delle relazioni personali e la vita sentimentale sono state indagate sia in riferimento al periodo precedente la malattia sia durante i trattamenti. In questo modo è stato possibile verificare quanto le relazioni siano cambiate prima e dopo le terapie oncologiche.

Cosa raccontano i ragazzi?

Dai risultati è emerso che, in oltre 1 caso su 2, la malattia e le cure avevano avuto un impatto negativo sulle relazioni con gli altri. E che, nella metà dei casi, la relazione sentimentale preesistente si era interrotta con la diagnosi di tumore. Due pazienti su 3, inoltre, hanno raccontato di non aver avuto la possibilità di parlare con qualcuno riguardo agli aspetti legati alle sessualità. Nella quota restante di coloro che invece erano riusciti ad affrontare anche questo tema, soltanto il 20 per cento aveva parlato con medici o infermieri, ma nessun giovane era stato informato della possibilità di avere una normale vita sessuale.

Anzi: in oltre 1 caso su 3 ai ragazzi era stato consigliato di evitare l’attività sessuale. Riguardo ai problemi funzionali, i ragazzi hanno descritto difficoltà di erezione e dolore durante il rapporto sessuale. Secchezza vaginale e dolore i disturbi maggiormente segnalati dalle ragazze.

Il dialogo che serve (e che spesso manca)

«La malattia e le cure impattano sull’adattamento psicosessuale dei pazienti adolescenti - spiega Elena Pagani Bagliacca, psicologa dell’unità di pediatria oncologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano -. Su questo aspetto occorre fare di più, ricordando di avere comunque sempre di fronte un adolescente, al di là della sua malattia». Aggiunge la collega, Laura Veneroni: «I ragazzi ci chiedono di parlare con loro di amore e sessualità, e noi non solo dobbiamo farlo, ma dobbiamo saperlo fare nel modo corretto. Integrare nello staff figure dedicate può essere un primo passo per rispondere alle esigenze dei ragazzi ed accogliere i loro bisogni».

Twitter @fabioditodaro

Gli adolescenti alle prese con un tumore hanno bisogni peculiari, legati all’insorgenza della malattia in un momento particolarmente delicato del processo di crescita. Chi si ammala di cancro nel pieno dello sviluppo si trova infatti ad affrontare la diagnosi e la cura della malattia oncologica nella fase in cui dovrebbe essere impegnato al raggiungimento di alcune tappe fondamentali dello sviluppo. Compreso il primo approccio con la sessualità, che può tardare o essere inficiato dalle trasformazioni fisiche e psicologiche legate alle terapie. Un aspetto ancora oggi problematico per molti ragazzi e - nonostante i molti progressi fatti - poco indagato dagli specialisti.

«La normalità deve rimanere un punto fermo per gli adolescenti che si ammalano - afferma Andrea Ferrari, oncologo pediatra dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e responsabile del Progetto Giovani, che punta ad aiutare i ragazzi a guardare oltre la malattia -. Quanto detto vale anche per la sessualità. È importante anche quest’area sia esplorata, affrontata e valorizzata da un’equipe multidisciplinare».

L’impatto della malattia oncologica sulla sessualità

La riflessione è la diretta conseguenza di uno studio pubblicato dagli specialisti dell’ospedale milanese sulla rivista «Pediatric Hematology and Oncology». Partendo dall’analisi della letteratura e dall’esperienza clinica maturata all’interno del Progetto Giovani, i ricercatori hanno creato un questionario con lo scopo di indagare i bisogni specifici inerenti l’area della sessualità (funzionale, relazionale-affettiva, personale-psicologica e di comunicazione).

A essere interpellati, i pazienti adolescenti e giovani adulti, con l’obbiettivo di capire quali aree della sessualità risultassero particolarmente importanti o problematiche, così da definire interventi di supporto e sostegno mirati su tali tematiche. Lo studio ha coinvolto un campione di 66 pazienti di età compresa fra 16 e 24 anni. La qualità delle relazioni personali e la vita sentimentale sono state indagate sia in riferimento al periodo precedente la malattia sia durante i trattamenti. In questo modo è stato possibile verificare quanto le relazioni siano cambiate prima e dopo le terapie oncologiche.

Cosa raccontano i ragazzi?

Dai risultati è emerso che, in oltre 1 caso su 2, la malattia e le cure avevano avuto un impatto negativo sulle relazioni con gli altri. E che, nella metà dei casi, la relazione sentimentale preesistente si era interrotta con la diagnosi di tumore. Due pazienti su 3, inoltre, hanno raccontato di non aver avuto la possibilità di parlare con qualcuno riguardo agli aspetti legati alle sessualità. Nella quota restante di coloro che invece erano riusciti ad affrontare anche questo tema, soltanto il 20 per cento aveva parlato con medici o infermieri, ma nessun giovane era stato informato della possibilità di avere una normale vita sessuale.

Anzi: in oltre 1 caso su 3 ai ragazzi era stato consigliato di evitare l’attività sessuale. Riguardo ai problemi funzionali, i ragazzi hanno descritto difficoltà di erezione e dolore durante il rapporto sessuale. Secchezza vaginale e dolore i disturbi maggiormente segnalati dalle ragazze.

Il dialogo che serve (e che spesso manca)

«La malattia e le cure impattano sull’adattamento psicosessuale dei pazienti adolescenti - spiega Elena Pagani Bagliacca, psicologa dell’unità di pediatria oncologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano -. Su questo aspetto occorre fare di più, ricordando di avere comunque sempre di fronte un adolescente, al di là della sua malattia». Aggiunge la collega, Laura Veneroni: «I ragazzi ci chiedono di parlare con loro di amore e sessualità, e noi non solo dobbiamo farlo, ma dobbiamo saperlo fare nel modo corretto. Integrare nello staff figure dedicate può essere un primo passo per rispondere alle esigenze dei ragazzi ed accogliere i loro bisogni».

Twitter @fabioditodaro