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E’ nato a Milano una decina di giorni fa e sta bene. Muove gli arti inferiori e, con molta probabilità, non avrà bisogno di ulteriori interventi. E’ uno dei primi bambini messi al mondo, dopo esser stato sottoposto a un intervento chirurgico di correzione della spina bifida. Il piccolo nato qualche giorno fa alla 35esima settimana di gravidanza con un taglio cesareo era stato operato all’Irccs Ospedale San Raffaele alla 22esima settima.

SPINA BIFIDA: DI CHE COSA SI TRATTA

Questa patologia è un grave difetto della colonna vertebrale e del midollo spinale. Quando non uccide porta a disabilità, paralisi e disturbi neurologici. In Italia si verifica in 1 caso ogni 10mila nascite: vuol dire che ogni anno ci sono almeno 50 nuovi bambini colpiti.

I fattori di rischio sono molteplici: stato di salute della madre (ipertermia, obesità, predisposizione genetica), carenza di vitamine come l’acido folico, assunzione di alcuni farmaci in gravidanza, alcolismo della madre, anomalie cromosomiche legate ad alcune malattie o fattori ambientali (cibi contaminati, disinfezione con cloro dell’acqua potabile, effetto dei campi elettromagnetici, uso di pesticidi).

I sintomi sono eterogenei e complessi: immobilità degli arti inferiori, difficoltà nel controllo degli sfinteri, complicazioni neurologiche, difficoltà di apprendimento o attenzione, difficoltà nel linguaggio, problemi psicologici e sociologici legati alla malformazione fisica che permangono anche in età adulta, spesso allergie al lattice, difficoltà visive, piaghe da decubito e irritazioni della pelle.

La diagnosi precoce è fondamentale per un intervento immediato: amniocentesi, ecografia ad ultrasuoni, analisi del sangue e test dell’alfafetoproteina nel siero materno.

In genere, questa patologia richiede più di un intervento dopo la nascita. Ma con la possibilità di riparare il difetto in utero abbiamo davanti a noi l’opportunità di cambiare radicalmente la qualità di vita di questi bambini.

INTERVENTO CON LA MICRO-NEUROCHIRURGIA

Il bimbo di Milano è stato sottoposto agli esami clinici e strumentali previsti in questi casi e ora sarà seguito e controllato da un team multidisciplinare di specialisti del San Raffaele dedicati allo studio, alle cura e al monitoraggio di tale patologia.

A metà ottobre dello scorso anno un’equipe multidisciplinare coordinata da Massimo Candiani, primario di Ginecologia e Ostetricia, e da Pietro Mortini, primario di Neurochirurgia, è intervenuta per riparare il difetto dorsale congenito del bambino attraverso una procedura unica nel suo genere: entrando nel sacco amniotico attraverso una singola piccola incisione dell’utero, gli specialisti hanno esposto il dorso fetale ed eseguito una correzione totale della malformazione congenita attraverso l’impiego di avanzati strumenti di micro-neurochirurgia, grazie a cui hanno ricostruito le strutture anatomiche malformate.

CON OPERAZIONE IN UTERO SPINA BIFIDA CORRETTA COMPLETAMENTE

«Un primato europeo risultante dalla combinazione di tre elementi: il ridotto trauma uterino derivante dalla piccola incisione, la correzione definitiva del difetto mediante tecnica microneurochirurgica e l’epoca gestazionale precoce», afferma Candiani «Questo risultato, in linea con la più ampia casistica del nostro partner brasiliano, è importante perché offre alle donne in gravidanza, che ricevono una diagnosi di spina bifida fetale, nuove speranze e opportunità terapeutiche - aggiunge. - La tecnica microneurochirurgica utilizzata - sottolinea Mortini - già supportata da solide evidenze scientifiche internazionali, mette in luce una volta di più che i bambini con spina bifida operati in utero hanno una prognosi migliore dopo la nascita e maggiori possibilità di recupero rispetto a quelli operati da neonati perché dopo l’intervento di correzione completa del difetto, causato dalla chiusura incompleta di una o più vertebre, il processo di riparazione prosegue nelle settimane successive di gravidanza e porta verso la normalità le strutture e le funzioni neurologiche del bambino».

TECNICA SVILUPPATA IN BRASILE E GIA’ UTILIZZATA SU OLTRE 200 BAMBINI

La tecnica è stata sviluppata da Fabio Andrioli Peralta, autorevole ostetrico ginecologo esperto in chirurgia fetale di San Paolo (Brasile), che l’ha già utilizzata su oltre 200 pazienti. I medici italiani si sono avvalsi della collaborazione di Peralta, dopo un lungo periodo di formazione.

L’equipe intervenuta nelle fasi pre-operatorie, interventistiche e post-natali ha coinvolto ginecologi-ostetrici, neurochirurghi, genetisti, neuroradiologi, anestesisti, neonatologi, neurologi, ostetriche, infermieri e puericultrici per assistere il bambino in tutto il suo percorso.