Accedi
Registrati


Il dolore e il sonno sono legati a doppio filo: questa relazione bidirezionale è evidente soprattutto nelle situazioni di malattia in cui un dolore cronico, neuropatico o infiammatorio, rovina il sonno per tante notti consecutive e tale deprivazione finisce per peggiorare i sintomi dolorosi nel paziente.

Gli scienziati stanno iniziando a capire i processi attraverso i quali il dolore viene percepito più intensamente quando non si è dormito bene: il segreto sta nel cervello e nel modo in cui elabora gli stimoli dolorosi. La conferma viene da uno studio condotto all’University of California a Berkeley negli Stati Uniti e pubblicato sul Journal of Neuroscience.

Dopo aver impedito di dormire a 25 soggetti reclutati appositamente per lo studio, i ricercatori ne hanno valutato la soglia del dolore appoggiando sulla pelle un cuscinetto progressivamente riscaldato e chiedendo fino a che punto lo stimolo fosse sopportabile.

Dopo una singola notte di privazione del sonno, la soglia del dolore si alzava di oltre il 15% rispetto ai risultati dello stesso test dopo una notte trascorsa in laboratorio dormendo tranquillamente. Contemporaneamente, dalla risonanza magnetica è emerso un aumento dell’attività nella corteccia somatosensoriale primaria e una ridotta attività nelle regioni dello striato e dell’insula.

Dopo una notte in cui ci siamo rigirati nel letto, dunque, non percepiamo il dolore come quando siamo riposati e questo, puntualizzano gli autori dello studio, è rilevante nel mondo di oggi, in cui il numero di ore di sonno si sta riducendo sempre più e un crescente numero di persone può essere considerato deprivato di sonno. Oltre a ricordare l’importanza del sonno, questo studio è importante perché mostra come ulteriori approfondimenti potrebbero suggerire un modo di potenziare la fisiologica risposta «analgesica» dell’organismo al dolore.

Da un secondo esperimento, condotto dal team americano reclutando soggetti online, è emerso che anche modesti cambiamenti notturni nella qualità del sonno riportati dall’individuo determinano conseguenti variazioni giornaliere nel dolore sperimentato, nel bene e nel male.