Accedi
Registrati


Bambini e adolescenti sono a casa da oltre un mese. Le loro giornate infrasettimanali sono scandite in molti casi dalle lezioni da seguire a distanza. Dopo, non potendo uscire, tra gli «sfoghi» principali ci sono pc, smartphone, tablet e televisori. Così, nell’epoca del Covid-19, molti di loro finiscono per trascorrere buona parte delle giornate davanti a un display. Una condizione forzata e in molti casi inevitabile, che rischia però di rappresentare un’insidia per i loro occhi. Se già prima buona parte dei ragazzi di età compresa tra 9 e 18 anni nelle giornate più oziose erano con la testa chinata su un display per un periodo variabile tra quattro e sette ore, oggi questa abitudine, oltre a rappresentare una necessità, è per buona parte di loro la quotidianità. Inevitabile che, in queste condizioni, gli occhi si affatichino.

Sindrome dell'occhio secco: di cosa si tratta

La prima manifestazione di questa stanchezza è rappresentata dalla sindrome dell’occhio secco. I sintomi includono dolore agli occhi, secchezza, arrossamento, lacrimazione eccessiva, sensazione di corpo estraneo nell’occhio, visione offuscata e fotofobia. L’occhio secco può influire sulla capacità di lettura, limitando quindi notevolmente la vita quotidiana di chi ne soffre. Come afferma Stefano Barabino, responsabile del centro superficie oculare e occhio secco dell’ospedale Sacco di Milano, «l’esposizione prolungata a schermi digitali determina una più rapida evaporazione del film lacrimale, quel sottile strato di liquido che riveste la superficie oculare. Il motivo risiede nello scarso o incompleto‘ammiccamento: gli occhi vengono strizzati meno di frequente e questo rallenta la diffusione del film lacrimale sulla superficie dell’occhio con conseguenze che vanno dall’affaticamento al bruciore, dall’irritazione al dolore. Se lo stimolo persiste a lungo questo provoca una infiammazione che può diventare cronica. Studi hanno dimostrato che la visione di fronte a schermi digitali determina una diminuzione del tasso di ammiccamento del 40 per cento».

La regola «20-20-20» per preservare la salute degli occhi

Sbattere le palpebre serve a mantenere intatto il film lacrimale, un sottile strato di acqua e lipidi (grassi) sulla superficie dell’occhio che ci fa vedere nitidamente e ci protegge da corpi estranei e sostanze irritanti. Fissare gli schermi per periodi prolungati di tempo significa sbattere le palpebre meno frequentemente e aumentare il rischio di sviluppare i sintomi della malattia dell’occhio secco. «Basti pensare che ogni minore di 18 anni accede ai social media innumerevoli volte al giorno e anche i contenuti video che prima erano fruiti in televisione oggi si vedono sugli schermi degli smartphone - prosegue Barabino -. Questo significa un'enorme quantità di visione da vicino che porta a stanchezza oculare e disturbi della visione che possono avere un impatto sullo sviluppo fisico, sociale ed emotivo». Gli esperti internazionali della Società Scientifica americana TFOS (Tear Film & Ocular Surface Society) hanno realizzato un breve e allegro video, destinato proprio agli studenti ed ai loro genitori in isolamento, per insegnare loro a fare delle pause dalla visione di fronte agli schermi e riposare gli occhi con la regola «20-20-20». Il video è disponibile su YouTube per la diffusione libera (clicca per guardarlo https://youtu.be/HMg0TSRJ89c). L’indicazione prevede che, ogni venti minuti, si stacchi lo sguardo da uno schermo per fissare un punto lontano almeno sei metri (per 20 secondi). Ogni 20 minuti è importante chiudere le palpebre e poi strizzarle leggermente per due secondi (ammiccamento).

Twitter @fabioditodaro

Bambini e adolescenti sono a casa da oltre un mese. Le loro giornate infrasettimanali sono scandite in molti casi dalle lezioni da seguire a distanza. Dopo, non potendo uscire, tra gli «sfoghi» principali ci sono pc, smartphone, tablet e televisori. Così, nell’epoca del Covid-19, molti di loro finiscono per trascorrere buona parte delle giornate davanti a un display. Una condizione forzata e in molti casi inevitabile, che rischia però di rappresentare un’insidia per i loro occhi. Se già prima buona parte dei ragazzi di età compresa tra 9 e 18 anni nelle giornate più oziose erano con la testa chinata su un display per un periodo variabile tra quattro e sette ore, oggi questa abitudine, oltre a rappresentare una necessità, è per buona parte di loro la quotidianità. Inevitabile che, in queste condizioni, gli occhi si affatichino.

Sindrome dell'occhio secco: di cosa si tratta

La prima manifestazione di questa stanchezza è rappresentata dalla sindrome dell’occhio secco. I sintomi includono dolore agli occhi, secchezza, arrossamento, lacrimazione eccessiva, sensazione di corpo estraneo nell’occhio, visione offuscata e fotofobia. L’occhio secco può influire sulla capacità di lettura, limitando quindi notevolmente la vita quotidiana di chi ne soffre. Come afferma Stefano Barabino, responsabile del centro superficie oculare e occhio secco dell’ospedale Sacco di Milano, «l’esposizione prolungata a schermi digitali determina una più rapida evaporazione del film lacrimale, quel sottile strato di liquido che riveste la superficie oculare. Il motivo risiede nello scarso o incompleto‘ammiccamento: gli occhi vengono strizzati meno di frequente e questo rallenta la diffusione del film lacrimale sulla superficie dell’occhio con conseguenze che vanno dall’affaticamento al bruciore, dall’irritazione al dolore. Se lo stimolo persiste a lungo questo provoca una infiammazione che può diventare cronica. Studi hanno dimostrato che la visione di fronte a schermi digitali determina una diminuzione del tasso di ammiccamento del 40 per cento».

La regola «20-20-20» per preservare la salute degli occhi

Sbattere le palpebre serve a mantenere intatto il film lacrimale, un sottile strato di acqua e lipidi (grassi) sulla superficie dell’occhio che ci fa vedere nitidamente e ci protegge da corpi estranei e sostanze irritanti. Fissare gli schermi per periodi prolungati di tempo significa sbattere le palpebre meno frequentemente e aumentare il rischio di sviluppare i sintomi della malattia dell’occhio secco. «Basti pensare che ogni minore di 18 anni accede ai social media innumerevoli volte al giorno e anche i contenuti video che prima erano fruiti in televisione oggi si vedono sugli schermi degli smartphone - prosegue Barabino -. Questo significa un'enorme quantità di visione da vicino che porta a stanchezza oculare e disturbi della visione che possono avere un impatto sullo sviluppo fisico, sociale ed emotivo». Gli esperti internazionali della Società Scientifica americana TFOS (Tear Film & Ocular Surface Society) hanno realizzato un breve e allegro video, destinato proprio agli studenti ed ai loro genitori in isolamento, per insegnare loro a fare delle pause dalla visione di fronte agli schermi e riposare gli occhi con la regola «20-20-20». Il video è disponibile su YouTube per la diffusione libera (clicca per guardarlo https://youtu.be/HMg0TSRJ89c). L’indicazione prevede che, ogni venti minuti, si stacchi lo sguardo da uno schermo per fissare un punto lontano almeno sei metri (per 20 secondi). Ogni 20 minuti è importante chiudere le palpebre e poi strizzarle leggermente per due secondi (ammiccamento).

Twitter @fabioditodaro