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Un rumore sordo si insinua nelle orecchie curiose di un figlio adolescente, o fragili di un figlio piccolo e insonne. Si accende la lampadina della curiosità, e invece di rimettersi a dormire e propendere per la discrezione e il rispetto dello spazio altrui, inizia a origliare. Lo spionaggio dell’intimità dei genitori, fortuito o intenzionale, può trasformarsi in trauma e porre le basi per futuri nuclei parafilici.

Quando una coppia diventa famiglia, quindi un partner si trasforma in genitore, non appende al chiodo le scarpette dell’eros, ma nonostante ciò il cammino verso l’intimità diventa impervio, lastricato di impedimenti, inciampi e rischio di spionaggio casalingo.

Case sempre più affollate e figli che non sempre escono di casa sono i luoghi meno adatti per l’intimità e per la libertà amorosa. Quarantena, lavoro da casa e video lezioni peggiorano di gran lunga la situazione, già precaria, della sessualità coniugale.

Ogni posto (non) è quello giusto

La passione che infiamma e rapisce. Lo sguardo che seduce e che prende per mano la mente del partner. Il cuore che inizia ad accelerare e che si sposta in gola. Quei preliminari rubati al tempo del pranzo o della cena che scaldano il cuore e che accendono i sensi per poi proseguire in ogni luogo di casa. Questi scenari amorosi, quando una coppia diventa famiglia, diventano un lontano ricordo.

Quando una coppia è felice e innamorata, ogni luogo di casa e del corpo dell’altro é quello giusto per dar vita a un rapporto sessuale, ma la spontaneità lascia il posto alla programmazione o al calo del desiderio quando ci sono bambini in casa.

Nessun posto è più quello giusto.

La coppia di genitori deve fare attenzione. Deve sperare che un figlio non si svegli di soprassalto nel cuore della notte perché rapito da un incubo, che un altro non rincasi all’improvviso o che non si svegli per andare in bagno o a bere passando dalla loro camera da letto. Quando i genitori vengono colti in flagrante - anche se non si tratta di reato, ma di giustificata e necessaria intimità -, un velo di imbarazzo paralizza ogni possibilità di spiegazione. Il silenzio diventa la regola generale, e la paura di avere traumatizzato il figlio si fa colonna sonora ansiogena degli altri momenti di intimità.

Spesso i genitori sono più traumatizzati dei figli.

Quando un bambino si trova a guardare i genitori che hanno un rapporto sessuale, per puro caso o per un eccesso di curiosità, nel suo inconscio si organizza quello che in psicoanalisi si chiama “scena primaria”.

Per scena primaria si intende la rappresentazione primitiva del coito della coppia di genitori: osservata, fantasticata, o ricostruita a posteriori nell’immaginario del bambino. Nella scena primaria, il bambino è fuori dalla porta e dentro il buco della serratura. Le reazioni all’inaspettata scoperta di due genitori sessuati cambiano da bambino a bambino, da adolescente ad adolescente. Può rimanere dietro la porta e sbirciare, può andare via. Può piangere e interrompere i genitori. Può guardare e provare sensazioni confuse e contrastati che riordinerà, forse e non sempre, da adulto.

La scena appena vista può risultare al tempo stesso seduttiva ed escludente e al contempo essere vissuta come violenta e insopportabile. Questa esperienza può diventare drammatica e traumatica, nonché generatrice di grandi quote d’angoscia.

Il bambino non riesce a comprendere con chiarezza ciò che vede e ciò che accade. Prova contemporaneamente sensazioni ambivalenti: eccitazione e paura.

Si sente, inoltre, tremendamente depauperato di un affetto stabile: il genitore dell’altro sesso. Quell’immagine lo catapulta immediatamente fuori dall’intimità della coppia, defraudato del rapporto elettivo e di protezione con la madre o con il padre.

La scena primaria, a causa del suo assetto fantasmatico, racchiude in sé anche altre rappresentazioni, dette “fantasmi originari”.

Il fantasma di castrazione e quello di seduzione, rappresentati anch’essi nella scena primaria. Un bambino, a seconda dell’età, può non capire quello che vede e può interpretare i gemiti della madre come un messaggio o un segnale di dolore.

Può vedere il padre come violento e abusante, come colui che la sovrasta e la fa lamentare per il dolore subito. Lui rimane lì pietrificato e spaventato, non sa cosa fare e come potere intervenire per dare il suo aiuto.

In una frazione di secondo il piccolo dovrà mettere a fuoco l’accaduto, dovrà fare chiarezza, non spaventarsi e non spaventare i genitori. Talvolta, torna in camera confuso, provato e insonne, altre volte continua a guardare attonito.

Da questa visione traumatica può germogliare, in seguito, il seme del voyeurismo.

(Il voyeurismo è caratterizzato dalla violazione del privato di uno sconosciuto. Il piacere provato dal voyeur deriva proprio dalla possibilità di violare l’intimità delle persone che osserva, senza sentire la necessità di entrare in contatto con loro).

Molti autori, tra cui Sigmund Freud e Otto Fenichel, si sono occupati della scena primaria e delle conseguenze che questa può avere sulla sessualità e sull’immaginario del bambino diventato adulto.

Secondo Sigmund Freud, il voyeurista diventa tale per difendersi dall'angoscia profonda provata, così preferisce anche senza volerlo regredire a una forma di sessualità infantile e immatura: guarda ma non partecipa. Diventa spettatore ma non protagonista, l’angoscia e la paura non gli consentono di darsi il permesso di provare un piacere “adulto”, frutto di un rapporto sessuale e di una relazione.

Otto Fenichel ritiene che il voyeurismo derivi da una fissazione inconscia - una sorta di trappola dell’inconscio - che si organizza nel momento in cui il soggetto ha visto o sentito per la prima volta i suoi genitori avere un rapporto sessuale.

Il bambino escluso dalla scena primaria prova angoscia e confusione sul suo sentire, così per sopravvivere alla sofferenza provata, tende a mettere inscena una sorta di riattualizzazione dell'evento traumatico: trasforma il trauma in un evento meno angosciante. In sintesi, lo erotizza.

Vie di scampo, da genitori ad amanti

L’intimità dei genitori, proprio perché genitori, è complessa, farraginosa, programmata e rubata al tempo familiare. Affinché una coppia rimanga tale a lungo ha bisogno di rimanere “coppia desiderante”, e non trasformarsi dopo il primo figlio in coppia bianca, esclusivamente coppia genitoriale. La sessualità dovrebbe rimanere sempre in cima alla lista delle priorità; affinché questo accada andrebbe protetta, concimata, desiderata, evitando di lasciarla da sola, in balìa del caso e della casa libera.

Senza dimenticare inoltre che non sempre quando la casa è finalmente libera, i partner diventano miracolosamente bramosi di congiungersi o ricongiungersi. Il desiderio sessuale segue i suoi percorsi, spesso misteriosi e oscuri anche ai legittimi proprietari; non si accende con un interruttore e non sempre segue la logica dell’opportunità e della casa libera.

Anche la coppia genitoriale ha bisogno di spazio e tempo per sopravvivere all’usura del quotidiano. Con nostalgia del passato e entusiasmo verso il futuro dovrebbe difendere a spada tratta il talamo coniugale. La terra dell’amore vuole essere concimata e abitata, e la porta della camera da letto sprangata, di tanto in tanto.

*Valeria Randone è psicologa, specialista in sessuologia clinica, a Catania e Roma. www.valeriarandone.it

Un rumore sordo si insinua nelle orecchie curiose di un figlio adolescente, o fragili di un figlio piccolo e insonne. Si accende la lampadina della curiosità, e invece di rimettersi a dormire e propendere per la discrezione e il rispetto dello spazio altrui, inizia a origliare. Lo spionaggio dell’intimità dei genitori, fortuito o intenzionale, può trasformarsi in trauma e porre le basi per futuri nuclei parafilici.

Quando una coppia diventa famiglia, quindi un partner si trasforma in genitore, non appende al chiodo le scarpette dell’eros, ma nonostante ciò il cammino verso l’intimità diventa impervio, lastricato di impedimenti, inciampi e rischio di spionaggio casalingo.

Case sempre più affollate e figli che non sempre escono di casa sono i luoghi meno adatti per l’intimità e per la libertà amorosa. Quarantena, lavoro da casa e video lezioni peggiorano di gran lunga la situazione, già precaria, della sessualità coniugale.

Ogni posto (non) è quello giusto

La passione che infiamma e rapisce. Lo sguardo che seduce e che prende per mano la mente del partner. Il cuore che inizia ad accelerare e che si sposta in gola. Quei preliminari rubati al tempo del pranzo o della cena che scaldano il cuore e che accendono i sensi per poi proseguire in ogni luogo di casa. Questi scenari amorosi, quando una coppia diventa famiglia, diventano un lontano ricordo.

Quando una coppia è felice e innamorata, ogni luogo di casa e del corpo dell’altro é quello giusto per dar vita a un rapporto sessuale, ma la spontaneità lascia il posto alla programmazione o al calo del desiderio quando ci sono bambini in casa.

Nessun posto è più quello giusto.

La coppia di genitori deve fare attenzione. Deve sperare che un figlio non si svegli di soprassalto nel cuore della notte perché rapito da un incubo, che un altro non rincasi all’improvviso o che non si svegli per andare in bagno o a bere passando dalla loro camera da letto. Quando i genitori vengono colti in flagrante - anche se non si tratta di reato, ma di giustificata e necessaria intimità -, un velo di imbarazzo paralizza ogni possibilità di spiegazione. Il silenzio diventa la regola generale, e la paura di avere traumatizzato il figlio si fa colonna sonora ansiogena degli altri momenti di intimità.

Spesso i genitori sono più traumatizzati dei figli.

Quando un bambino si trova a guardare i genitori che hanno un rapporto sessuale, per puro caso o per un eccesso di curiosità, nel suo inconscio si organizza quello che in psicoanalisi si chiama “scena primaria”.

Per scena primaria si intende la rappresentazione primitiva del coito della coppia di genitori: osservata, fantasticata, o ricostruita a posteriori nell’immaginario del bambino. Nella scena primaria, il bambino è fuori dalla porta e dentro il buco della serratura. Le reazioni all’inaspettata scoperta di due genitori sessuati cambiano da bambino a bambino, da adolescente ad adolescente. Può rimanere dietro la porta e sbirciare, può andare via. Può piangere e interrompere i genitori. Può guardare e provare sensazioni confuse e contrastati che riordinerà, forse e non sempre, da adulto.

La scena appena vista può risultare al tempo stesso seduttiva ed escludente e al contempo essere vissuta come violenta e insopportabile. Questa esperienza può diventare drammatica e traumatica, nonché generatrice di grandi quote d’angoscia.

Il bambino non riesce a comprendere con chiarezza ciò che vede e ciò che accade. Prova contemporaneamente sensazioni ambivalenti: eccitazione e paura.

Si sente, inoltre, tremendamente depauperato di un affetto stabile: il genitore dell’altro sesso. Quell’immagine lo catapulta immediatamente fuori dall’intimità della coppia, defraudato del rapporto elettivo e di protezione con la madre o con il padre.

La scena primaria, a causa del suo assetto fantasmatico, racchiude in sé anche altre rappresentazioni, dette “fantasmi originari”.

Il fantasma di castrazione e quello di seduzione, rappresentati anch’essi nella scena primaria. Un bambino, a seconda dell’età, può non capire quello che vede e può interpretare i gemiti della madre come un messaggio o un segnale di dolore.

Può vedere il padre come violento e abusante, come colui che la sovrasta e la fa lamentare per il dolore subito. Lui rimane lì pietrificato e spaventato, non sa cosa fare e come potere intervenire per dare il suo aiuto.

In una frazione di secondo il piccolo dovrà mettere a fuoco l’accaduto, dovrà fare chiarezza, non spaventarsi e non spaventare i genitori. Talvolta, torna in camera confuso, provato e insonne, altre volte continua a guardare attonito.

Da questa visione traumatica può germogliare, in seguito, il seme del voyeurismo.

(Il voyeurismo è caratterizzato dalla violazione del privato di uno sconosciuto. Il piacere provato dal voyeur deriva proprio dalla possibilità di violare l’intimità delle persone che osserva, senza sentire la necessità di entrare in contatto con loro).

Molti autori, tra cui Sigmund Freud e Otto Fenichel, si sono occupati della scena primaria e delle conseguenze che questa può avere sulla sessualità e sull’immaginario del bambino diventato adulto.

Secondo Sigmund Freud, il voyeurista diventa tale per difendersi dall'angoscia profonda provata, così preferisce anche senza volerlo regredire a una forma di sessualità infantile e immatura: guarda ma non partecipa. Diventa spettatore ma non protagonista, l’angoscia e la paura non gli consentono di darsi il permesso di provare un piacere “adulto”, frutto di un rapporto sessuale e di una relazione.

Otto Fenichel ritiene che il voyeurismo derivi da una fissazione inconscia - una sorta di trappola dell’inconscio - che si organizza nel momento in cui il soggetto ha visto o sentito per la prima volta i suoi genitori avere un rapporto sessuale.

Il bambino escluso dalla scena primaria prova angoscia e confusione sul suo sentire, così per sopravvivere alla sofferenza provata, tende a mettere inscena una sorta di riattualizzazione dell'evento traumatico: trasforma il trauma in un evento meno angosciante. In sintesi, lo erotizza.

Vie di scampo, da genitori ad amanti

L’intimità dei genitori, proprio perché genitori, è complessa, farraginosa, programmata e rubata al tempo familiare. Affinché una coppia rimanga tale a lungo ha bisogno di rimanere “coppia desiderante”, e non trasformarsi dopo il primo figlio in coppia bianca, esclusivamente coppia genitoriale. La sessualità dovrebbe rimanere sempre in cima alla lista delle priorità; affinché questo accada andrebbe protetta, concimata, desiderata, evitando di lasciarla da sola, in balìa del caso e della casa libera.

Senza dimenticare inoltre che non sempre quando la casa è finalmente libera, i partner diventano miracolosamente bramosi di congiungersi o ricongiungersi. Il desiderio sessuale segue i suoi percorsi, spesso misteriosi e oscuri anche ai legittimi proprietari; non si accende con un interruttore e non sempre segue la logica dell’opportunità e della casa libera.

Anche la coppia genitoriale ha bisogno di spazio e tempo per sopravvivere all’usura del quotidiano. Con nostalgia del passato e entusiasmo verso il futuro dovrebbe difendere a spada tratta il talamo coniugale. La terra dell’amore vuole essere concimata e abitata, e la porta della camera da letto sprangata, di tanto in tanto.

*Valeria Randone è psicologa, specialista in sessuologia clinica, a Catania e Roma. www.valeriarandone.it