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Una sinergia tra scienza, arte e comunicazione per il bene delle donne che, vale la pena ricordarlo, sono state a lungo escluse dalla ricerca medica e di nuovi farmaci, nonostante sopportino quasi tutto il «carico di sofferenza legato alle malattie nel pianeta, che non è equamente distribuito tra gli esseri umani, ma ricade fino all’80% sulle donne».

Alberto Mantovani direttore scientifico di Humanitas e professore emerito dell’Humanitas University «Abbiamo il dovere morale di riequilibrare questa bilancia». Le ragioni sono sociali, dice, «legate alla discriminazione femminile che si traduce in uno scarso accesso alle cure mediche, e sono anche biologiche, dovute alle differenze tra gli organismi maschile e femminile».

Tutto questo ricade sullo stato di salute, sulla diagnosi e sulla cura di uomini e donne. Per non trascurare aspetti così decisivi, da una ventina d’anni si è fatto strada l’approccio di genere in medicina. E per accelerare un adeguamento della ricerca e della pratica clinica, Fondazione Humanitas ha dato il via a «Pink Union», con un tricolore rosa come logo, per promuovere la ricerca, raccogliere fondi e diffondere consapevolezza su questo tema (nel sito della Fondazione, https://pinkunion.fondazionehumanitasricerca.it/ c’è il calendario delle iniziative aperte al pubblico, visite e conferenze, programmate per il 7 e l’8 marzo).

L’obiettivo è di guardare all’organismo femminile in modo olistico, adottando la prospettiva di genere in ogni ricerca e non solo nelle malattie tipicamente femminili. Le donne sono più vulnerabili ad alcune malattie: «Le malattie autoimmuni colpiscono 5mila italiane, il lupus nove volte più degli uomini, l’artrite reumatoide tre volte di più, per ragioni che ancora non comprendiamo fino in fondo» spiega l’immunologo. «Il sistema immunitario femminile è più incline ad auto-aggredirsi, verosimilmente in parte perché la possibilità di una gravidanza richiede al sesso femminile dei meccanismi più sofisticati di regolazione dell’immunità».

Lo studio del ruolo degli autoanticorpi nelle malattie immunitarie di tipo cronico in una prospettiva di genere è solo uno dei progetti di Pink Union. «Il sistema immunitario è come una grande orchestra di cui non conosciamo ancora tutti gli orchestrali e tutti gli strumenti che vengono suonati». Molte le similitudini tra l’orchestra e il laboratorio: collaborazione, obiettivi comuni, riconoscimento del valore dei singoli, rivalutazione del gioco di squadra. Ne è convinta la compositrice e direttrice d’orchestra Beatrice Venezi, direttore principale dell’Orchestra Milano Classica e della Nuova Orchestra Scarlatti Young. È tra le poche donne al mondo a dirigere orchestre a livello internazionale: dal Giappone alla Bielorussia, dal Portogallo al Libano, dal Canada all’Argentina. «Pink Union è una campagna molto coerente con la mia visione del femminile. Oltre alla sofferenza della malattia, c’è anche quella dovuta alle discriminazioni, altra tematica tipicamente femminile» ha detto la Venezi, prima donna sul podio in molti conservatori, in una professione considerata da sempre un presidio maschile. «Mi batto per parità di genere anche nelle opportunità e in questo caso, nella ricerca, credo che le differenze vadano studiate».

Per promuovere Pink Union, il maestro Beatrice Venezi dirigerà l’Orchestra Milano Classica il 19 marzo al Teatro Parenti di Milano: «Il programma musicale, che avrà come filo conduttore “volti di donna”, con un repertorio molto ampio che finirà anche con Astor Piazzolla e Rachel Portman, compositrice britannica, prima donna ad aver ricevuto un Oscar alla miglior colonna sonora». Come Mantovani è molto attivo nella comunicazione con i giovani e il pubblico di non specialisti, così Venezi, una brillante e fulminante carriera, cerca di avvicinare i giovani alla musica classica: «Non ci si tenga lontani dalla musica classica», dice «è un pregiudizio quello che la considera come qualcosa che prima di tutto va compreso e capito. L’emozione è il primo movente, poi c’è spazio eventualmente per approfondire». Il concerto per la ricerca sarà preceduto da un dialogo con Alberto Mantovani.

Biglietti in vendita su Vivaticket.

Una sinergia tra scienza, arte e comunicazione per il bene delle donne che, vale la pena ricordarlo, sono state a lungo escluse dalla ricerca medica e di nuovi farmaci, nonostante sopportino quasi tutto il «carico di sofferenza legato alle malattie nel pianeta, che non è equamente distribuito tra gli esseri umani, ma ricade fino all’80% sulle donne».

Alberto Mantovani direttore scientifico di Humanitas e professore emerito dell’Humanitas University «Abbiamo il dovere morale di riequilibrare questa bilancia». Le ragioni sono sociali, dice, «legate alla discriminazione femminile che si traduce in uno scarso accesso alle cure mediche, e sono anche biologiche, dovute alle differenze tra gli organismi maschile e femminile».

Tutto questo ricade sullo stato di salute, sulla diagnosi e sulla cura di uomini e donne. Per non trascurare aspetti così decisivi, da una ventina d’anni si è fatto strada l’approccio di genere in medicina. E per accelerare un adeguamento della ricerca e della pratica clinica, Fondazione Humanitas ha dato il via a «Pink Union», con un tricolore rosa come logo, per promuovere la ricerca, raccogliere fondi e diffondere consapevolezza su questo tema (nel sito della Fondazione, https://pinkunion.fondazionehumanitasricerca.it/ c’è il calendario delle iniziative aperte al pubblico, visite e conferenze, programmate per il 7 e l’8 marzo).

L’obiettivo è di guardare all’organismo femminile in modo olistico, adottando la prospettiva di genere in ogni ricerca e non solo nelle malattie tipicamente femminili. Le donne sono più vulnerabili ad alcune malattie: «Le malattie autoimmuni colpiscono 5mila italiane, il lupus nove volte più degli uomini, l’artrite reumatoide tre volte di più, per ragioni che ancora non comprendiamo fino in fondo» spiega l’immunologo. «Il sistema immunitario femminile è più incline ad auto-aggredirsi, verosimilmente in parte perché la possibilità di una gravidanza richiede al sesso femminile dei meccanismi più sofisticati di regolazione dell’immunità».

Lo studio del ruolo degli autoanticorpi nelle malattie immunitarie di tipo cronico in una prospettiva di genere è solo uno dei progetti di Pink Union. «Il sistema immunitario è come una grande orchestra di cui non conosciamo ancora tutti gli orchestrali e tutti gli strumenti che vengono suonati». Molte le similitudini tra l’orchestra e il laboratorio: collaborazione, obiettivi comuni, riconoscimento del valore dei singoli, rivalutazione del gioco di squadra. Ne è convinta la compositrice e direttrice d’orchestra Beatrice Venezi, direttore principale dell’Orchestra Milano Classica e della Nuova Orchestra Scarlatti Young. È tra le poche donne al mondo a dirigere orchestre a livello internazionale: dal Giappone alla Bielorussia, dal Portogallo al Libano, dal Canada all’Argentina. «Pink Union è una campagna molto coerente con la mia visione del femminile. Oltre alla sofferenza della malattia, c’è anche quella dovuta alle discriminazioni, altra tematica tipicamente femminile» ha detto la Venezi, prima donna sul podio in molti conservatori, in una professione considerata da sempre un presidio maschile. «Mi batto per parità di genere anche nelle opportunità e in questo caso, nella ricerca, credo che le differenze vadano studiate».

Per promuovere Pink Union, il maestro Beatrice Venezi dirigerà l’Orchestra Milano Classica il 19 marzo al Teatro Parenti di Milano: «Il programma musicale, che avrà come filo conduttore “volti di donna”, con un repertorio molto ampio che finirà anche con Astor Piazzolla e Rachel Portman, compositrice britannica, prima donna ad aver ricevuto un Oscar alla miglior colonna sonora». Come Mantovani è molto attivo nella comunicazione con i giovani e il pubblico di non specialisti, così Venezi, una brillante e fulminante carriera, cerca di avvicinare i giovani alla musica classica: «Non ci si tenga lontani dalla musica classica», dice «è un pregiudizio quello che la considera come qualcosa che prima di tutto va compreso e capito. L’emozione è il primo movente, poi c’è spazio eventualmente per approfondire». Il concerto per la ricerca sarà preceduto da un dialogo con Alberto Mantovani.

Biglietti in vendita su Vivaticket.