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Otto italiane su dieci non sanno che le malattie cardiovascolari e l’infarto sono la prima causa di morte per l’universo femminile e una donna su due pensa che il rischio di avere un infarto sia maggiore negli uomini che nelle donne (a pensarlo è anche il 77% degli uomini). Questi sono alcuni dei risultati di un’indagine condotta da Eikon Strategic Consulting su un campione rappresentativo della popolazione italiana tra i 40 e i 70 anni, per comprendere la percezione maschile e femminile in relazione al rischio cardiovascolare. Di tale scarsa consapevolezza e conoscenza si è parlato nel corso del convegno «Infarto e malattie cardiovascolari al femminile: come vivere con il cuore», promosso da Abbott in collaborazione con la Società Italiana di Cardiologia, con l’obiettivo di aumentare la conoscenza delle patologie cardiovascolari e incentivare le donne ad adottare strategie salva-cuore al femminile.

Presentata l’edizione 2019 della campagna di informazione «Vivi con il Cuore» (l’hashtag #iovivoconilcuore) per riconoscere e prevenire l’infarto nella donna. In molti continuano erroneamente a considerare le malattie del cuore un problema maschile e ciò ha contribuito anche alla messa in atto di misure preventive meno incisive nelle donne. Ogni anno sono 127.000 le italiane che muoiono di malattie cardiovascolari e infarto. «Sono la prima causa di morte anche nelle donne. – ha detto Ciro Indolfi, Presidente della Società Italiana di Cardiologia - La Società Italiana di Cardiologia ha tra i suoi obiettivi primari quello di promuovere il benessere delle donne, diffondere la consapevolezza del rischio cardiovascolare ed incoraggiare le più efficaci strategie terapeutiche. Il messaggio importante che i Cardiologi italiani vogliono diffondere riguarda anche la differenza dei sintomi dell’infarto che nelle donne sono frequentemente atipici. Campagne come Vivi con il Cuore hanno l’ambizioso obiettivo di prevenire morti premature e permettere la migliore cura per le donne colpite da infarto».

La medicina di genere ha evidenziato specificità nelle malattie cardiovascolari, ma anche disparità di trattamento. L’organismo femminile manda dei segnali d’allarme diversi da quelli dell’organismo maschile. In passato ciò è stato spesso motivo di una non corretta interpretazione dei sintomi, errori diagnostici e quindi trattamenti inappropriati. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che oltre tre quarti della mortalità cardiovascolare globale può essere prevenuta mediante l’attuazione di adeguate modifiche dello stile di vita e il controllo dei fattori di rischio, come ad esempio ipertensione, ipercolesterolemia e il diabete che, da solo, raddoppia il rischio della donna di contrarre una malattia coronarica. Per maggiori informazioni visita il sito www.viviconilcuore.it www.viviconilcuore.it o vai su Facebook Abbott Freestyle.

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