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«Questa notizia è un’emozione tra il positivo e il negativo». Elisabetta Coccia, direttrice del centro PMA del Careggi a Firenze risponde così al caso di Tina Gibson, 25 anni del Tennessee che ha dato alla luce una bambina da un embrione criocongelato 24 anni prima. Un caso unico al mondo che ha stupito la comunità scientifica perché la bimba è nata sana oltre a essere, per un caso, «coetanea» della mamma. In Italia apre il dibattito sulla fine degli embrioni congelati che sono in eccedenza e abbandonati nelle banche degli ospedali.

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CHE COSA È SUCCESSO ALLA DONNA AMERICANA

Ma partiamo dal caso del Tennessee : «E’ un brivido tra il positivo e il negativo. E’ un messaggio positivo per le donne nel mondo che ritardano la gravidanza per ragioni di lavoro o non possono averla per ragioni di salute, non devono più rinunciare alla maternità. Questo conferma che addirittura un embrione di 25 anni può generare una gravidanza e un bambino sano, grazie alla tecnologia. Questo non deve però riportare al dibattito sulle gravidanze di donne attempate, sessantenni, che ricercano una gravidanza. Il fenomeno è marginale, interessa pochissime donne e sono gravidanze patologiche, che presentano rischi di parti premature e malattie gestazionali. Questo caso ci ricorda che bisogna rispettare la natura e la deontologia, bisogna impiantare l’embrione in donne sane e in età riproduttiva».

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Il termine per una gravidanza sana è 45 anni, e grazie all’eterologa c’è più del 50% di probabilità di rimanere incinta oggi, chiarisce Coccia.

Il Careggi è uno dei pochi ospedali in Italia che da anni fa l’eterologa, da quando cadde nel 2014 il divieto con sentenza della Corte costituzionale. Di bambini nati con l’eterologa (materiale genetico esterno alla coppia), Coccia e la sua equipe ne hanno fatti nascere più di 120, caso raro in Italia.

IN ITALIA VIETATO IL CONGELAMENTO DEGLI EMBRIONI

«Da noi in Italia, è vietato il congelamento dell’embrione così come la loro distruzione. Si congelano nei casi in cui insorge una patologia, è necessaria una diagnosi preimpianto, o c’è una situazione di emergenza, per esempio la donna va in iperstimolo e quindi gli embrioni non si possono trasferire nell’utero. Gli embrioni in surplus vengono accantonati, abbandonati, sono circa il 30% del totale e non possono essere utilizzati per altre coppie. Si potrebbe pensare a un’adozione prenatale».

POTREBBERO ESSERE ADOTTATI

Una proposta fatta nel passato dall’onorevole Palagiano. Si tratterebbe di bambini a tutti gli effetti adottati, perché non portano il materiale genetico di nessuno dei due genitori, dando così una soluzione in più alle coppie che oggi si rivolgono all’ospedale per una eterologa. «Anche perché già oggi in Italia c’è la doppia donazione, una coppia può ricevere gameti e sperma non suoi».

L’embrione è stato trasferito nell’utero di Tina dal National Embryo Donation Center, un’organizzazione di ispirazione religiosa. Questi bambini vengono anche definiti bambini neve perché nati da embrioni congelati. Il centro incoraggia alla donazione degli embrione delle coppie che si sono sottoposte alla fecondazione assistita perché contro la loro distruzione, credono infatti che la vita inizi dal concepimento. Per poterli richiedere le coppie devono essere formate da un uomo e una donna ed essere sposate da almeno tre anni.

Un record quello di Tina e una notizia positiva per tutti, a partire dalla comunità scientifica: «Gli embrioni congelati, secondo i dati della letteratura, proveniente dai registri mondiali e dall’esperienza, non pongono il problema dell’anzianità dell’embrione. In più oggi, diversamente da 24 anni fa, si usano tecniche avanzate come la vitrificazione» conclude Coccia.

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