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Le emozioni sono universali e presenti in ogni cultura umana. Sono un vasta gamma: ci sono quelle primarie, che sono rabbia, disgusto, paura, gioia, tristezza e sorpresa, cui se ne aggiungono molte altre, le cosiddette secondarie, che risentono invece della modulazione sociale e culturale.

Le emozioni guidano i nostri comportamenti: conoscere il modo in cui esse lo fanno e come vengono codificate nel nostro cervello – anche quando qualche meccanismo salta, come nella depressione e nelle fobie - significherebbe, per la psichiatria, «disporre di dati oggettivi e misurabili, che ancora mancano ad eccezione di alcune patologie al confine con la neurologia» spiega Pietro Pietrini, direttore della Scuola IMT Alti Studi Lucca. In questo, però, vengono in aiuto «le neuroscienze, che stanno alla psichiatria come la fisiopatologia sta la medicina interna». Come a dire: ci forniscono evidenze su cui ragionare.

Il team del Molecular Mind Laboratory (MoMi Lab), con in testa la dottoranda Giada Lettieri, ha eseguito una mappatura delle emozioni nel cervello scoprendo che queste vengono codificate in specifiche aree, nella giunzione temporo-parietale destra, esattamente come qualsiasi altro stimolo sensoriale, proveniente da vista, udito, tatto.

«Abbiamo analizzato l’organizzazione della risposta emotiva – spiega Pietrini - individuando anche dove vengono codificati spazialmente i tre gradienti su cui si muove la nostra vita emotiva: polarità, complessità e intensità (delle emozioni)». Il lavoro è apparso sulla prestigiosa rivista Nature Communications.

Durante la visione del film «Forrest Gump», 15 soggetti dovevano riportare attraverso l’utilizzo di un software le emozioni provate minuto per minuto e quanto fossero più o meno forti, in una scala da 1 a 100. Confrontando questi dati con quelli di altri soggetti, le cui reazioni alle stesse scene del film erano state registrate con la risonanza magnetica da altri ricercatori in Germania (e messe a disposizione in un database pubblico, nel progetto StudyForrest http://studyforrest.org/), gli studiosi del MoMi Lab sono giunti a una mappa che rappresenta quali emozioni sentiamo in un preciso momento e quanto intensamente le percepiamo, nella zona parietale destra del nostro cervello. «La comprensione della risposta emotiva – conclude Pietrini - è conditio sine qua non nella gestione dei disturbi psichiatrici dove c’è una reazione spropositata a certi stimoli».

Le emozioni sono universali e presenti in ogni cultura umana. Sono un vasta gamma: ci sono quelle primarie, che sono rabbia, disgusto, paura, gioia, tristezza e sorpresa, cui se ne aggiungono molte altre, le cosiddette secondarie, che risentono invece della modulazione sociale e culturale.

Le emozioni guidano i nostri comportamenti: conoscere il modo in cui esse lo fanno e come vengono codificate nel nostro cervello – anche quando qualche meccanismo salta, come nella depressione e nelle fobie - significherebbe, per la psichiatria, «disporre di dati oggettivi e misurabili, che ancora mancano ad eccezione di alcune patologie al confine con la neurologia» spiega Pietro Pietrini, direttore della Scuola IMT Alti Studi Lucca. In questo, però, vengono in aiuto «le neuroscienze, che stanno alla psichiatria come la fisiopatologia sta la medicina interna». Come a dire: ci forniscono evidenze su cui ragionare.

Il team del Molecular Mind Laboratory (MoMi Lab), con in testa la dottoranda Giada Lettieri, ha eseguito una mappatura delle emozioni nel cervello scoprendo che queste vengono codificate in specifiche aree, nella giunzione temporo-parietale destra, esattamente come qualsiasi altro stimolo sensoriale, proveniente da vista, udito, tatto.

«Abbiamo analizzato l’organizzazione della risposta emotiva – spiega Pietrini - individuando anche dove vengono codificati spazialmente i tre gradienti su cui si muove la nostra vita emotiva: polarità, complessità e intensità (delle emozioni)». Il lavoro è apparso sulla prestigiosa rivista Nature Communications.

Durante la visione del film «Forrest Gump», 15 soggetti dovevano riportare attraverso l’utilizzo di un software le emozioni provate minuto per minuto e quanto fossero più o meno forti, in una scala da 1 a 100. Confrontando questi dati con quelli di altri soggetti, le cui reazioni alle stesse scene del film erano state registrate con la risonanza magnetica da altri ricercatori in Germania (e messe a disposizione in un database pubblico, nel progetto StudyForrest http://studyforrest.org/), gli studiosi del MoMi Lab sono giunti a una mappa che rappresenta quali emozioni sentiamo in un preciso momento e quanto intensamente le percepiamo, nella zona parietale destra del nostro cervello. «La comprensione della risposta emotiva – conclude Pietrini - è conditio sine qua non nella gestione dei disturbi psichiatrici dove c’è una reazione spropositata a certi stimoli».