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La vista si offusca, la mente si annebbia e le gambe non tengono più. Il paziente sviene, cade e non ricorda più nulla. A determinare le cadute degli anziani non è sempre una questione di fragilità, un problema di vista o di farmaci. I «nonni» spesso cadono anche per una perdita improvvisa e temporanea di coscienza, dovuta a problemi cardiocircolatori. Accade a circa 100mila over 65 ogni anno, la metà dei quali arriva al pronto soccorso per un incidente all'apparenza inspiegabile. «Le cadute sono una delle maggiori minacce per la salute degli anziani», sottolinea Niccolò Marchionni, direttore del dipartimento cardiotoracovascolare dell’azienda ospedaliero-universitaria Careggi di Firenze e co-direttore del congresso internazionale di cardiologia geriatrica, svoltosi a Roma. Da qui l’idea di far partire anche in Italia delle strutture ad hoc per gestire le urgenze della terza età. Nel gergo tecnico, si parla di unità sincope e cadute, al momento sono presenti in quattro ospedali italiani: oltre che a Firenze, alle Molinette di Torino, a Baggiovara (Modena) e al policlinico della Federico II di Napoli.

Se c’è un problema vascolare alla base di una caduta

Sincopi e cadute sono tra le più frequenti cause di accesso al pronto soccorso e, in particolar modo negli anziani, non è raro che i due eventi siano correlati. Da qui la necessità di creare dei team in grado di prendere subito in carico questi pazienti, molti dei quali hanno cali di pressione o altre difficoltà circolatorie che portano a una momentanea perdita di coscienza. E, di conseguenza, alla caduta. Individuare queste persone soggetti è essenziale per poter poi gestire la situazione al meglio. «Qui gli anziani, grazie al lavoro in parallelo di un geriatra e di un cardiologo, vengono sottoposti a numerosi esami per verificare le cause all’origine della caduta - spiega Andrea Ungar, responsabile della sincope unit e del centro ipertensione del policlinico Careggi di Firenze, co-direttore del congresso organizzato in collaborazione con la Fondazione Menarini -. Quello che si può rilevare è un’alterazione del ritmo cardiaco, una cardiopatia strutturale o un’alterazione dei meccanismi di regolazione della pressione arteriosa, talvolta come effetto collaterale di alcuni farmaci assunti».

Attenzione se si scatta in piedi all’improvviso

Negli anziani, la sincope può dipendere da un eccessivo funzionamento di recettori nelle arterie carotidi (che portano il sangue al cervello), con un eccessivo rallentamento del battito cardiaco. Nel 40% di questi casi, l’unico sintomo è proprio la caduta. Una corretta diagnosi, seguita dall’impianto di un pace-maker, può ridurre il rischio di nuove cadute. Quello che occorre escludere prima è che la sincope non dipenda dall’ipotensione ortostatica, una condizione frequente negli anziani in cui la pressione si abbassa quando ci si alza o si sta a lungo in piedi. Il calo repentino provoca instabilità posturale, da cui la successiva (eventuale) caduta. «È quindi importante riconoscerne la presenza, così da poter rivalutare una terapia antipertensiva anche alla luce della misurazione a casa della pressione», precisa lo specialista. Secondo gli esperti, le unità dedicate alla valutazione della sincope e delle cadute hanno un notevole impatto sulla riduzione dei tempi e dei costi di gestione di questi pazienti. E, al tempo stesso, consentono di attivare subito strategie d’intervento e prevenzione di recidive, riducendo con il rischio di nuove cadute anche i nuovi accessi al pronto soccorso.

Anziani curati meglio con una spesa inferiore

Inoltre, una valutazione multidisciplinare come quella possibile grazie a un team «anti-caduta», può dimezzare il rischio di ricoveri nelle residenze sanitarie assistenziali (Rsa) anche nei casi in cui ci sia un danno conseguente all’infortunio. «Tutto questo incide moltissimo anche sui costi diretti e indiretti correlati alle cadute, con una riduzione che arriva a oltre un terzo, come dimostrato in diversi studi - aggiunge Ungar -. L’elevata prevalenza e il notevole impatto sociosanitario impongono uno sforzo da parte delle organizzazioni sanitarie per un corretto inquadramento di sincopi e cadute, spesso trascurate per difficoltà logistiche o per mancanza di fondi».

Twitter @fabioditodaro

La vista si offusca, la mente si annebbia e le gambe non tengono più. Il paziente sviene, cade e non ricorda più nulla. A determinare le cadute degli anziani non è sempre una questione di fragilità, un problema di vista o di farmaci. I «nonni» spesso cadono anche per una perdita improvvisa e temporanea di coscienza, dovuta a problemi cardiocircolatori. Accade a circa 100mila over 65 ogni anno, la metà dei quali arriva al pronto soccorso per un incidente all'apparenza inspiegabile. «Le cadute sono una delle maggiori minacce per la salute degli anziani», sottolinea Niccolò Marchionni, direttore del dipartimento cardiotoracovascolare dell’azienda ospedaliero-universitaria Careggi di Firenze e co-direttore del congresso internazionale di cardiologia geriatrica, svoltosi a Roma. Da qui l’idea di far partire anche in Italia delle strutture ad hoc per gestire le urgenze della terza età. Nel gergo tecnico, si parla di unità sincope e cadute, al momento sono presenti in quattro ospedali italiani: oltre che a Firenze, alle Molinette di Torino, a Baggiovara (Modena) e al policlinico della Federico II di Napoli.

Se c’è un problema vascolare alla base di una caduta

Sincopi e cadute sono tra le più frequenti cause di accesso al pronto soccorso e, in particolar modo negli anziani, non è raro che i due eventi siano correlati. Da qui la necessità di creare dei team in grado di prendere subito in carico questi pazienti, molti dei quali hanno cali di pressione o altre difficoltà circolatorie che portano a una momentanea perdita di coscienza. E, di conseguenza, alla caduta. Individuare queste persone soggetti è essenziale per poter poi gestire la situazione al meglio. «Qui gli anziani, grazie al lavoro in parallelo di un geriatra e di un cardiologo, vengono sottoposti a numerosi esami per verificare le cause all’origine della caduta - spiega Andrea Ungar, responsabile della sincope unit e del centro ipertensione del policlinico Careggi di Firenze, co-direttore del congresso organizzato in collaborazione con la Fondazione Menarini -. Quello che si può rilevare è un’alterazione del ritmo cardiaco, una cardiopatia strutturale o un’alterazione dei meccanismi di regolazione della pressione arteriosa, talvolta come effetto collaterale di alcuni farmaci assunti».

Attenzione se si scatta in piedi all’improvviso

Negli anziani, la sincope può dipendere da un eccessivo funzionamento di recettori nelle arterie carotidi (che portano il sangue al cervello), con un eccessivo rallentamento del battito cardiaco. Nel 40% di questi casi, l’unico sintomo è proprio la caduta. Una corretta diagnosi, seguita dall’impianto di un pace-maker, può ridurre il rischio di nuove cadute. Quello che occorre escludere prima è che la sincope non dipenda dall’ipotensione ortostatica, una condizione frequente negli anziani in cui la pressione si abbassa quando ci si alza o si sta a lungo in piedi. Il calo repentino provoca instabilità posturale, da cui la successiva (eventuale) caduta. «È quindi importante riconoscerne la presenza, così da poter rivalutare una terapia antipertensiva anche alla luce della misurazione a casa della pressione», precisa lo specialista. Secondo gli esperti, le unità dedicate alla valutazione della sincope e delle cadute hanno un notevole impatto sulla riduzione dei tempi e dei costi di gestione di questi pazienti. E, al tempo stesso, consentono di attivare subito strategie d’intervento e prevenzione di recidive, riducendo con il rischio di nuove cadute anche i nuovi accessi al pronto soccorso.

Anziani curati meglio con una spesa inferiore

Inoltre, una valutazione multidisciplinare come quella possibile grazie a un team «anti-caduta», può dimezzare il rischio di ricoveri nelle residenze sanitarie assistenziali (Rsa) anche nei casi in cui ci sia un danno conseguente all’infortunio. «Tutto questo incide moltissimo anche sui costi diretti e indiretti correlati alle cadute, con una riduzione che arriva a oltre un terzo, come dimostrato in diversi studi - aggiunge Ungar -. L’elevata prevalenza e il notevole impatto sociosanitario impongono uno sforzo da parte delle organizzazioni sanitarie per un corretto inquadramento di sincopi e cadute, spesso trascurate per difficoltà logistiche o per mancanza di fondi».

Twitter @fabioditodaro