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Un bicchiere di vino (birra o superalcolico) fa bene al cuore? Scordatevi - per chi ricorda il paradosso francese legato al resveratrolo - questa panzana e tenete a mente (piuttosto) quella che è l’evidenza secondo cui il consumo di alcol oltre le soglie indicate per gli adulti dalle principali società scientifiche (un bicchiere al giorno per le donne, due per gli uomini, uno per tutti dopo i 65 anni) aumenta il rischio di rimanere vittime di un evento cardio o cerebrovascolare. Tradotto: ictus e aneurisma cerebrale, scompenso cardiaco, arresto cardiocircolatorio. Queste le conclusioni di un ampio studio pubblicato sulle colonne della rivista scientifica «The Lancet».

La metanalisi (sono state passate in rassegna le conclusioni di 83 studi prospettici) ha confrontato le abitudini di salute e consumo di circa seicentomila bevitori attuali appartenenti a 19 diversi Paesi, considerando i diversi fattori che avrebbero potuto condizionare la loro salute cardiovascolare: e dunque l’età, il vizio del fumo, l’eventuale presenza di diabete, i livelli di istruzione e occupazione.

Come limite massimo di consumo, s’è considerato i cinque bicchieri settimanali, pari a cento grammi di etanolo: corrispettivo rintracciabile in cinque pinte di birra di moderata gradazione o i cinque bicchieri di vino. S’è così scoperto che chi beveva oltre il limite, aveva una ridotta prospettiva di vita: fino a 4-5 anni in meno, negli individui che arrivavano a consumare diciotto drink settimanali. I ricercatori hanno anche esaminato l’associazione tra consumo di alcol e diversi tipi di malattie cardiovascolari.

Da qui l’associazione - più forte al crescere dei consumi - con eventi ad alto rischio quali ictus e aneurismi cerebrali, insufficienza cardiaca, aneurisma dell’aorta e ipertensione. Conclusione: non ci sono soglie al di sotto delle quali si possa dire che l’alcol determini un beneficio per la salute cardiovascolare.

Secondo gli autori del documento, che come dati di consumo ha riportato quelli riferiti dalle stesse persone incluse nei diversi studi passati in rassegna, l’associazione tra i consumi di alcol e gli eventi cardiovascolari potrebbe essere dovuta agli effetti ipertensivi determinati dall’eccesso di bevande alcoliche. Non basta aver notato che al crescere dei consumi di alcolici, aumenti il numero di infarti non fatali.

«Un’eventualità che non bilancia la probabilità più alta di rimanere vittima di una serie di eventi acuti cardio e cerebrovascolari», hanno spiegato gli estensori della ricerca. Le conclusioni, secondo la British Heart Foundation che ha finanziato la ricerca, devono invitare alla prudenza. Non ci sono benefici legati al consumo di alcolici ma, anzi, il rischio è quello di invertire il trend della longevità. Al rischio cardiovascolare, occorre aggiungere quello oncologico, di cui abbiamo già parlato a più riprese.

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