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Che senso ha parlare di «misura» quando si parla di psicologia clinica? Prendere la giusta misura delle problematiche è un’operazione complessa da farsi perché non è l’entità di un certo problema a spaventarci, ma la rappresentazione che ce ne facciamo. Il problema non è cosa ci succede, ma come lo viviamo. Quindi uno stesso evento, di qualsiasi tipo, viene visto in modi diversi da persone con storie diverse.

LA REALTA’ OSSERVATA CON LENTI DIVERSE

E’ come se ognuno indossasse un paio di occhiali che gli dessero una certa prospettiva sulla realtà. Gli eventi che ci succedono, volendo essere un po’ cinici, sono gli stessi per tutti: tutti affrontiamo perdite, lutti, delusioni e sconfitte. Ma vediamo ovunque, quotidianamente, reazioni diverse per ognuno di questi fatti gravosi. Ma perchè il racconto della sua vita fatto da una persona depressa, sembrerà un elenco interminabile di abbandoni e presagi di morte?

LA VISIONE «COSTRUTTIVISTA»

In psicologia clinica viene definito approccio «costruttivista» un certo tipo di lettura delle problematiche psichiche: si fonda sull’assunto che ognuno costruisce i propri significati a partire da come legge ciò che vive. Chi vive in balia dell’ansia, è portato a vedere la realtà come un susseguirsi di minacce/pericoli/imprevisti.

Chi invece è soggetto a depressione, leggerà le cose che gli capitano a partire dal «filtro depressivo»: una serie di lutti/distanziamenti/abbandoni.

Questo ben sintetizza l’approccio costruttivista; come dire che la realtà è una e una sola: è come la vediamo a fare la differenza.

IL GESTO DELLA «VITTORIA»: 5 LETTURE DIVERSE A SECONDA DELL’UMORE

Per fare un esempio semplice ma potente: prendiamo il gesto della vittoria fatto con due dita della mano, l’indice e il medio aperte su una mano chiusa, e mostriamolo a un conoscente chiedendogli cosa vede. Potrà rispondere in modi diversi: 1) il gesto della vittoria, 2) il segno della pace 3) -a mano girata- un insulto (per gli inglesi), 4) una mano che indica il numero due, o ancora potrebbe semplicemente rispondere 5) «due dita». Questo esempio, riportato alla realtà tutta, ben esemplifica come ognuno costruisca una sua realtà a partire da una lettura soggettiva.

RI-LEGGERE LA REALTA’

Avendo a che fare con bambini spesso osserviamo come costruiscano visioni caricaturali della realtà: vedono le cose ingigantite e drammatiche, ed è perfettamente giusto che sia così. Sta a noi cercare di «normalizzare» la loro visione delle cose, rassicurandoli.

Cosa facciamo, in pratica? Li aiutiamo a ri-leggere la realtà affinchè predano una misura più esatta delle problematiche che affrontano, o semplicemente di ciò che vedono. Questo è ciò che spesso viene fatto in psicoterapia: si aiuta il paziente a ri-leggere la sua realtà a partire da punti di vista diversi.

Un periodo di crisi, alcune volte può essere ri-letto e «ri-significato» come una possibilità di crescita e messa in discussione. A volte grandi paure divengono paure normali, stabilizzate, sulle quali sentiamo di avere un controllo.

LA MISURA: METTERE IN DISCUSSIONE LA PROPRIA VISIONE

Prendere la misura delle cose significa dunque sforzarsi di mettere in discussione la propria visione delle cose. Ma prima di metterla in discussione, occorre conoscerla. Dovremo quindi cercare di capire qual è il filtro che più spesso usiamo per leggere ciò che ci circonda: qual è il «paio di lenti» che più spesso indossiamo per interpretare ciò che ci accade?

Provando ad indossarne di nuovi (per esempio imparando da persone molto diverse da noi), sapremo distanziarci dai nostri schemi abituali e prendere «nuove misure» alle cose, rileggendo ciò che ci accade in modo nuovo e con colori diversi, addirittura migliori.

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