Alle Regioni il vaccino contro l'influenza di tipo trivalente costa un terzo di quello più potente, il quadrivalente, ma si sta dimostrando molto meno efficace. Un medico di base della Capitale racconta, avvertendo che la sua esperienza non può avere valenza statistica: «Su cento pazienti che hanno fatto il vaccino di tipo quadrivalente nessuno ha preso l'influenza; su cento a cui invece è stato somministrato il trivalente, almeno 30 sono a letto». Ovviamente, va sempre ricordato che il vaccino antinfluenzale non ha mai copertura completa. Ciò che emerge, al termine di una settimana in cui il Dipartimento malattie infettive del Ministero della Salute stima 832mila casi di influenza, è che sui vaccini le regioni italiane sono andate in ordine sparso: alcune hanno puntato di più sul vaccino più forte ma anche più costoso; altre, anche per risparmiare, si sono limitate all'acquisto del trivalente, che sta dimostrando una efficacia molto limitata.
IL VIRUS B YAMAGATA
Come mai? Quest'anno l'influenza ha visto circolare di più in Italia il virus B Yamagata, contro cui il trivalente offre una difesa meno valida. «Ma parlare con il senno di poi - avverte Pierluigi Bartoletti, presidente dell'Ordine dei medici di Roma - è facile». Vero, fatto sta che però non tutte le regioni si sono comportate allo stesso modo e il presidente dell'Istituto superiore della sanità, Walter Ricciardi, l'altro giorno ha accusato: «Il 60 per cento dei vaccini somministrati era trivalente, questo dovrebbe servire come lezione per il futuro: chi compra i vaccini - le Regioni -, dovrebbe farlo comprando quelli a maggior copertura non i più economici».
In effetti, su un totale di 10.724.306 vaccini acquistati dalle regioni, 7.159.152 sono trivalenti, 3.566.154 quadrivalenti. A complicare ancora di più la situazione c'è il fatto che il numero dei trivalenti comprende anche quelli «adiuvati», considerati rafforzati e adatti alle persone più anziane. Spiega Alessio D'Amato, direttore della cabina di regia della sanità della Regione Lazio: «Noi abbiamo acquistato oltre un milione di dosi di vaccino, il 60 per cento di tipo trivalente adiuvato, che ha comunque una efficacia maggiore».
Nel Veneto l'altro giorno il presidente Luca Zaia ha risposto piccato alle accuse di Ricciardi, sostenendo che la sua Regione ha acquistato il quadrivalente per tutte le categorie a rischio. I numeri sembrerebbero dire il contrario (660 mila trivalenti, 183 mila quadrivalenti), ma dalla Regione Veneto precisano, con una linea molto simile a quella del Lazio: «In realtà le dosi di quadrivalente e trivalente adiuvato (dall'effetto molto simile, il quadrivalente usato per le categorie a rischio, l'adiuvato per gli ospiti delle case di riposo) sono state 308.415. Abbiamo esaudito tutta la richiesta e le scorte ancora ampie. Abbiamo speso 1 milione 712 mila euro». Ma qual è la differenza di prezzo tra i vaccini? Dipende dai vari bandi delle regioni, ma prendendo come punto di riferimento il Veneto, emerge che «i prezzi di aggiudicazione sono stati 2,03 euro per il trivalente; 5,22 euro per il trivalente adiuvato; 5,78 euro per il quadrivalente».
VACCINI QUADRIVALENTI
In Emilia-Romagna sostengono di avere optato per la scelta più costosa acquistando il 50 per cento dei vaccini quadrivalenti, l'altro 50 per cento dei trivalenti ma di tipo adiuvato «più adatto per i pazienti molto anziani». «Sulla base dei dati disponibili abbiamo scelto i vaccini che garantiscono la migliore protezione della popolazione, nelle diverse fasce d'età», è la tesi di Sergio Venturi, assessore alle Politiche per la salute dell'Emilia-Romagna. Scelta simile anche nella Regione Toscana, mentre nelle Marche il trivalente semplice (quello più economico) rappresenta il 41,6 per cento dei vaccini acquistati, quello adiuvato il 43,5, il resto è tetravalente. «Il vero problema - osservano dalla giunta regionale del Veneto - è un altro: la circolare ministeriale di inizio stagione non indicava la necessità e nemmeno l'opportunità di usare il quadrivalente».