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Se oggi si sopravvive di più e meglio al cancro, il merito va ai numerosi progressi collezionati negli ultimi anni, sia su fronte della diagnosi che su quello dei trattamenti. E’ grazie a questi passi in avanti se il bilancio che oggi possiamo fare, in occasione della Giornata mondiale contro il cancro, è piuttosto positivo. «Il merito dell’aumento della sopravvivenza al cancro va certamente alle nuove armi sviluppate per combatterlo, come l’immunoterapia e le terapie target, che si sono unite alla chemioterapia tradizionale», spiega Carmine Pinto, presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica.

IMMUNOTERAPIA: SI STIMOLANO CELLULE IMMUNITARIE A COMBATTERE IL CANCRO

L’immunoterapia oncologica è certamente la più profonda innovazione registrata negli ultimi anni nella lotta al cancro. Non è un caso se questa nuova arma è stata considerata, per il secondo anno consecutivo, il miglior avanzamento dell’anno nella ricerca contro il cancro, A premiarla è stata l’American Society of Clinical Oncology nel suo Rapporto annuale «Asco’s Clinical Cancer Advances».

L’immunoterapia ha un meccanismo d’azione completamente diverso rispetto agli altri farmaci. Infatti, non colpisce direttamente le cellule tumorali, ma agisce sul sistema immunitario. In particolare, stimolano le «cellule T», i soldati delle nostre difese naturali, ad aggredire e combattere il tumore.

MELANOMA

I primi importanti successi di questa nuova arma anti-cancro si sono avuti soprattutto nel trattamento del melanoma. Se nel 2008 solo un paziente su quattro con malattia in stato avanzato sopravviveva ad un anno, oggi la sopravvivenza si raggiunge per 3 pazienti su quattro. Ma soprattutto si sono triplicate le incidenze per i casi di sopravvivenza a 10 anni.

FARMACI DISPONIBILI ANCHE IN ITALIA

Alcuni dei farmaci che sono stati sviluppati negli ultimi tre o quattro anni sono ormai disponibili anche in Italia, come quelli contro il melanoma e il cancro del polmone. E molti altri nuovi ne stanno arrivando, per esempio i farmaci immunoterapici contro il tumore del rene, della testa-collo e della vescica. Ma aldilà di questi, ce ne sono moltissimi altri in corso di sperimentazione e ad oggi molto promettenti.

LE TERAPIE TARGET AGISCONO SU PRECISI BERSAGLI MOLECOLARI

Se il cancro oggi è più curabile, molto si deve anche alle cosiddette terapie mirate, quelle che agiscono in maniera selettiva sui meccanismi molecolari alla base dello sviluppo, della crescita e della diffusione del cancro. Definiti «farmaci intelligenti» o «terapie a bersaglio molecolare», alcuni di questi trattamenti sono in uso da molti anni, mentre altri sono in fase di studio o di sperimentazione.

Le terapie mirate rappresentano uno dei più importanti strumenti della medicina personalizzata, in quanto la cura non è più scelta solo in base alla sede di sviluppo del tumore, ma anche in relazione alle sue caratteristiche molecolari, che possono essere diverse da paziente a paziente.

Così può succedere che un farmaco inizialmente sviluppato per un determinato tipo di tumore o addirittura per un’altra malattia, funzioni anche contro un altro tipo di cancro. Molti di questi farmaci hanno rivoluzionato il trattamento di diverse neoplasie, come alcune forme di leucemia, alcuni casi di mieloma multiplo, di tumore del seno, della prostata, del colon, del melanoma e molti altri ancora.

BIOPSIA LIQUIDA FAVORISCE DIAGNOSI PRECOCE E MONITORAGGIO

Sul fronte della diagnosi, la «biopsia liquida» rappresenta uno dei principali progressi, a cui l’Italia ha contribuito in maniera rilevante grazie al sostegno dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc). Come la biopsia liquida sviluppata da Alberto Bardelli, direttore del Laboratorio di Oncologia Molecolare dell’Istituto di Candiolo (Torino), che consente di seguire l’evoluzione del tumore del colon-retto resistente a terapia. Grazie al test, è possibile seguire i cambiamenti del tumore, tra cui lo sviluppo della resistenza ad alcuni farmaci, attraverso l’analisi dei frammenti di Dna tumorale presenti nel plasma dei pazienti.

Questo consente di mettere a punto strategie terapeutiche più efficaci, basate sulla capacità del tumore di adattarsi. Poi c’è la «biopsia liquida» sviluppata dal gruppo di ricerca di Maurizio D’Incalci, capo dipartimento di Oncologia dell’Istituto Mario Negri di Milano, che apre una nuova frontiera per la diagnosi e la terapia dei tumori dell’ovaio attraverso l’identificazione di una firma molecolare di microRNA (miRNA) nel siero delle pazienti affette da tumore epiteliale maligno. E anche il test del sangue sviluppato dall’IRCCS Fondazione Istituto Nazionale Tumori di Milano che individua con ampio anticipo il tumore al polmone.

Il test, basato sull’analisi di microRNA circolanti nel sangue, ha dimostrato la capacità di individuare il tumore al polmone fino a due anni prima della diagnosi ottenuta usando la sola TAC spirale.

NUOVE SOLUZIONI AIUTANO DONNE A PRESERVARE LA FERTILITA’

Importanti anche i progressi che hanno permesso di migliorare la qualità della vita dei pazienti, come le soluzioni per preservare la fertilità delle donne costrette a sottoporsi a pesanti cicli di chemioterapia. Il lavoro di Lucia Del Mastro, direttore dell’Unità Sviluppo Terapie Innovative al San Martino-Istituto Tumori di Genova, sostenuto dall’Airc, ha dimostrato che è possibile proteggere la funzione ovarica dagli effetti tossici della chemioterapia, somministrando alle pazienti alcuni farmaci che mettono le ovaie «a riposo» durante i trattamenti, in modo che queste non vengano danneggiate.

I risultati confermano che le donne curate con questi protocollo hanno maggiori probabilità di recuperare la normale funzionalità delle ovaie. Altra possibile soluzione e la crioconservazione degli ovociti.

«La crioconservazione degli ovociti – spiega Antonio Pellicer, presidente dell’Instituto Valenciano de Infertilidad in Spagna - rappresenta una grande opportunità per le pazienti oncologiche che, dopo aver affrontato una malattia grave come il tumore, non vogliono rinunciare al desiderio di diventare madri. La ricerca scientifica e la pratica clinica hanno fatto passi da gigante e oggi i tassi di successo che si ottengono dalla fecondazione in vitro che impiega ovociti congelati sono simili ai risultati ottenuti con ovociti freschi».

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