Accedi
Registrati


I dati sono preliminari, motivo per cui le conclusioni non possono essere considerate definitive. Ma le informazioni che giungono da uno studio pubblicato sulla rivista «Obesity», confermano quello che fin da subito è stato il timore di molti pediatri e nutrizionisti italiani.

Il lockdown, necessario per porre un argine alle infezioni da Sars-CoV-2, rischia di aver alimentato il sovrappeso e l’obesità infantile. Una conseguenza per certi versi inevitabile, considerando i limiti che sono stati posti alla vita di tutti. Con cui adesso, però, occorre fare subito i conti. «I chili in più assunti durante la quarantena potrebbero non essere semplici da smaltire», avverte Myles Faith, docente di psicologia dell’educazione all’Università di Buffalo e coautore dello studio, condotto assieme a diversi colleghi dell’Università di Verona su 41 bambini in sovrappeso residenti nel capoluogo scaligero.

Cibo in eccesso e meno attività fisica durante il lockdown

I ricercatori hanno interrogato i piccoli e le loro famiglie per confrontare quelle che erano state le loro abitudini nei primi mesi del 2019 con quelle assunte gioco forza a marzo e ad aprile di quest’anno. Analizzando le risposte, gli autori hanno rilevato una serie di comportamenti propedeutici all’accumulo di peso (da valutare nei prossimi mesi). La maggior parte di loro, innanzitutto, ha consumato un pasto in più al giorno. E, in cima alla lista degli alimenti più ricercati, sono finiti gli snack (dolci e salati), le bevande zuccherate e le carni rosse. Al contempo, il calo generale dell’attività fisica (di almeno due ore alla settimana) e il maggior tempo trascorso davanti a uno schermo (smartphone, pc, tablet e tv) non hanno aiutato a mantenere il peso di partenza né tanto meno a perdere alcuni chili di troppo già presenti all’inizio del lockdown.

«La tragica pandemia di Covid-19 ha effetti collaterali che vanno oltre l'infezione virale diretta», aggiunge Faith. Com’era immaginabile, «l’isolamento non ha creato condizioni favorevoli al mantenimento degli stili di vita più salutari, soprattutto nel caso di bambini e adolescenti già alle prese con il sovrappeso e l’obesità».

Il vuoto lasciato dalla scuola

A lanciare l’allarme su questo fronte, nelle scorse settimane, era stata Maria Rosaria Licenziati, direttore del centro obesità e patologie endocrine correlate dell'azienda ospedaliera di rilievo nazionale Santobono-Pausilipon di Napoli. «La quarantena potrebbe aumentare la quota di bambini in eccesso ponderale», aveva affermato l'esperta, attraverso le colonne del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi. Un problema che, nel nostro Paese, riguarda in media già il 30.6 per cento di coloro che hanno tra 8 e 9 anni. La sua supposizione, oltre che dal deficit di attività fisica, nasceva dal fatto che, lontano dai banchi, cresce il consumo di alimenti elaborati e ricchi di calorie. «La scuola è il luogo ideale per dare ai bambini le informazioni riguardanti gli stili di vita e per fornire almeno un pasto equilibrato al giorno - è il pensiero della pediatra -. Tutto ciò, purtroppo, è mancato in questi mesi».

Rimettere in moto i bambini

A riprova del ruolo cruciale dell’istituzione scolastica, come ribadito anche dai ricercatori veneti guidati da Angelo Pietrobelli (associato di pediatria e nutrizione clinica), c’è anche un altro fatto. Perdendo la routine del sonno, dei pasti e dell’attività fisica, i bambini e gli adolescenti vedono crescere più facilmente il proprio peso durante le vacanze estive. Un aspetto di cui tenere conto a maggior ragione adesso. Oltre a correggere (se necessario) la dieta, è l’attività fisica che deve tornare protagonista della vita dei più piccoli. «Altrimenti perdere il peso in eccesso, con il passare degli anni, si farà sempre più difficile», chiosa Faith.

Twitter @fabioditodaro

I dati sono preliminari, motivo per cui le conclusioni non possono essere considerate definitive. Ma le informazioni che giungono da uno studio pubblicato sulla rivista «Obesity», confermano quello che fin da subito è stato il timore di molti pediatri e nutrizionisti italiani.

Il lockdown, necessario per porre un argine alle infezioni da Sars-CoV-2, rischia di aver alimentato il sovrappeso e l’obesità infantile. Una conseguenza per certi versi inevitabile, considerando i limiti che sono stati posti alla vita di tutti. Con cui adesso, però, occorre fare subito i conti. «I chili in più assunti durante la quarantena potrebbero non essere semplici da smaltire», avverte Myles Faith, docente di psicologia dell’educazione all’Università di Buffalo e coautore dello studio, condotto assieme a diversi colleghi dell’Università di Verona su 41 bambini in sovrappeso residenti nel capoluogo scaligero.

Cibo in eccesso e meno attività fisica durante il lockdown

I ricercatori hanno interrogato i piccoli e le loro famiglie per confrontare quelle che erano state le loro abitudini nei primi mesi del 2019 con quelle assunte gioco forza a marzo e ad aprile di quest’anno. Analizzando le risposte, gli autori hanno rilevato una serie di comportamenti propedeutici all’accumulo di peso (da valutare nei prossimi mesi). La maggior parte di loro, innanzitutto, ha consumato un pasto in più al giorno. E, in cima alla lista degli alimenti più ricercati, sono finiti gli snack (dolci e salati), le bevande zuccherate e le carni rosse. Al contempo, il calo generale dell’attività fisica (di almeno due ore alla settimana) e il maggior tempo trascorso davanti a uno schermo (smartphone, pc, tablet e tv) non hanno aiutato a mantenere il peso di partenza né tanto meno a perdere alcuni chili di troppo già presenti all’inizio del lockdown.

«La tragica pandemia di Covid-19 ha effetti collaterali che vanno oltre l'infezione virale diretta», aggiunge Faith. Com’era immaginabile, «l’isolamento non ha creato condizioni favorevoli al mantenimento degli stili di vita più salutari, soprattutto nel caso di bambini e adolescenti già alle prese con il sovrappeso e l’obesità».

Il vuoto lasciato dalla scuola

A lanciare l’allarme su questo fronte, nelle scorse settimane, era stata Maria Rosaria Licenziati, direttore del centro obesità e patologie endocrine correlate dell'azienda ospedaliera di rilievo nazionale Santobono-Pausilipon di Napoli. «La quarantena potrebbe aumentare la quota di bambini in eccesso ponderale», aveva affermato l'esperta, attraverso le colonne del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi. Un problema che, nel nostro Paese, riguarda in media già il 30.6 per cento di coloro che hanno tra 8 e 9 anni. La sua supposizione, oltre che dal deficit di attività fisica, nasceva dal fatto che, lontano dai banchi, cresce il consumo di alimenti elaborati e ricchi di calorie. «La scuola è il luogo ideale per dare ai bambini le informazioni riguardanti gli stili di vita e per fornire almeno un pasto equilibrato al giorno - è il pensiero della pediatra -. Tutto ciò, purtroppo, è mancato in questi mesi».

Rimettere in moto i bambini

A riprova del ruolo cruciale dell’istituzione scolastica, come ribadito anche dai ricercatori veneti guidati da Angelo Pietrobelli (associato di pediatria e nutrizione clinica), c’è anche un altro fatto. Perdendo la routine del sonno, dei pasti e dell’attività fisica, i bambini e gli adolescenti vedono crescere più facilmente il proprio peso durante le vacanze estive. Un aspetto di cui tenere conto a maggior ragione adesso. Oltre a correggere (se necessario) la dieta, è l’attività fisica che deve tornare protagonista della vita dei più piccoli. «Altrimenti perdere il peso in eccesso, con il passare degli anni, si farà sempre più difficile», chiosa Faith.

Twitter @fabioditodaro