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La riduzione dell’attività fisica per il lockdown sembrava essere secondaria rispetto all’emergenza da affrontare, ma gli scienziati mettono in guardia sui rischi di medio e lungo periodo del protrarsi dell’inattività. Il problema riguarda, in particolare, un gran numero di persone con malattie croniche e condizioni a rischio come obesità, sovrappeso e ipertensione, disabilità e depressione. Lo mostra una survey condotta online dal 6 al 22 aprile su 5800 britannici con più di vent’anni da un team di ricercatori dell’University college di Londra, della London School of Hygiene & Tropical Medicine (LSHTM) and della University of Bath.

A partecipanti è stato chiesto: "Prima dell'inizio dell'epidemia, che tipo di esercizio fisico facevi regolarmente?" con opzioni di risposta: nessuna; leggera (camminando per brevi distanze, facendo bricolage); moderata (allenamento non intenso, lavorando in giardino, ballando); vigorosa (corsa, jogging, escursionismo, ciclismo, sollevamento pesi). Inoltre, dovevano dire quale e quanta attività svolgessero invece al momento. L’analisi è disponibile come preprint sulla piattaforma medRxiv.

Il 60% degli intervistati ha dichiarato di essere riuscito a mantenere inalterate le proprie abitudini di movimento; un quarto ha invece riportato una drastica riduzione e questo 25% del campione è composto proprio da persone con condizioni che le pongono a rischio di prognosi peggiore in caso di Covid-19. Il cambiamento verso uno stile di vita più sedentario è stato prevalente non solo nella fascia di popolazione più a rischio complicanze ma anche in coloro che si percepivano come tali.

«Bassi livelli di attività fisica espongono gli adulti a un maggior rischio di malattie croniche come obesità, malattie cardiovascolari e ictus, che sono anche potenziali fattori di rischio per complicanze più gravi in caso di Covid-19» ha detto la responsabile del lavoro Nina Rogers «A preoccupare è il fatto che, nel medio e lungo periodo, i vari blocchi possano portare a periodi prolungati di bassa attività fisica che potrebbero far aumentare la fascia di popolazione più vulnerabile a gravi complicanze da Covid-19». A maggior ragione, questa è una questione da tenere a mente nel caso di future ondate epidemiche da fronteggiare, come spiega un altro autore del lavoro, Chrissy Roberts: «Potremmo vedere cicli stagionali di Covid-19, come con l'influenza. Se è così, allora dobbiamo iniziare a pensare di proteggere le persone da questa epidemia di Covid-19 o da quella che potrebbe venire il prossimo anno. Se ora una persona si sente a rischio e riduce la propria attività fisica, ciò potrebbe spingere verso lo sviluppo degli stessi fattori di rischio che la renderebbe vulnerabile a gravi complicanze da Covid-19 nelle successive ondate epidemiche». Quindi, scrivono nello studio i ricercatori, strategie per facilitare l’attività fisica nei gruppi più vulnerabili dovrebbero essere previste a tutela della salute durante i lockdown.

Che la riduzione di attività fisica non sia un fenomeno solo britannico emerge dai dati della piattaforma Garmin Connect, utilizzata da milioni di persone che vi depositano i dati dei propri dispositive Gps per lo sport. Le informazioni aggregate di milioni di utenti Garmin che hanno mantenuto al polso uno sportwatch mostrano una diminuzione mondiale del 12% in passi giornalieri medi. La possibilità di scegliere tra diverse tipologie di attività (corsa, trekking, nuoto, fino al golf) rivela un aumento degli allenamenti con attrezzature per il fitness, all’insegna del “iorestoacasa” in sfavore delle attività all’aperto. Mentre è crollato un po’ in tutto il mondo il nuoto, in altri casi ci si organizza. Chi non può uscire con la bicicletta, si è attrezzato in casa con i rulli.

La riduzione dell’attività fisica per il lockdown sembrava essere secondaria rispetto all’emergenza da affrontare, ma gli scienziati mettono in guardia sui rischi di medio e lungo periodo del protrarsi dell’inattività. Il problema riguarda, in particolare, un gran numero di persone con malattie croniche e condizioni a rischio come obesità, sovrappeso e ipertensione, disabilità e depressione. Lo mostra una survey condotta online dal 6 al 22 aprile su 5800 britannici con più di vent’anni da un team di ricercatori dell’University college di Londra, della London School of Hygiene & Tropical Medicine (LSHTM) and della University of Bath.

A partecipanti è stato chiesto: "Prima dell'inizio dell'epidemia, che tipo di esercizio fisico facevi regolarmente?" con opzioni di risposta: nessuna; leggera (camminando per brevi distanze, facendo bricolage); moderata (allenamento non intenso, lavorando in giardino, ballando); vigorosa (corsa, jogging, escursionismo, ciclismo, sollevamento pesi). Inoltre, dovevano dire quale e quanta attività svolgessero invece al momento. L’analisi è disponibile come preprint sulla piattaforma medRxiv.

Il 60% degli intervistati ha dichiarato di essere riuscito a mantenere inalterate le proprie abitudini di movimento; un quarto ha invece riportato una drastica riduzione e questo 25% del campione è composto proprio da persone con condizioni che le pongono a rischio di prognosi peggiore in caso di Covid-19. Il cambiamento verso uno stile di vita più sedentario è stato prevalente non solo nella fascia di popolazione più a rischio complicanze ma anche in coloro che si percepivano come tali.

«Bassi livelli di attività fisica espongono gli adulti a un maggior rischio di malattie croniche come obesità, malattie cardiovascolari e ictus, che sono anche potenziali fattori di rischio per complicanze più gravi in caso di Covid-19» ha detto la responsabile del lavoro Nina Rogers «A preoccupare è il fatto che, nel medio e lungo periodo, i vari blocchi possano portare a periodi prolungati di bassa attività fisica che potrebbero far aumentare la fascia di popolazione più vulnerabile a gravi complicanze da Covid-19». A maggior ragione, questa è una questione da tenere a mente nel caso di future ondate epidemiche da fronteggiare, come spiega un altro autore del lavoro, Chrissy Roberts: «Potremmo vedere cicli stagionali di Covid-19, come con l'influenza. Se è così, allora dobbiamo iniziare a pensare di proteggere le persone da questa epidemia di Covid-19 o da quella che potrebbe venire il prossimo anno. Se ora una persona si sente a rischio e riduce la propria attività fisica, ciò potrebbe spingere verso lo sviluppo degli stessi fattori di rischio che la renderebbe vulnerabile a gravi complicanze da Covid-19 nelle successive ondate epidemiche». Quindi, scrivono nello studio i ricercatori, strategie per facilitare l’attività fisica nei gruppi più vulnerabili dovrebbero essere previste a tutela della salute durante i lockdown.

Che la riduzione di attività fisica non sia un fenomeno solo britannico emerge dai dati della piattaforma Garmin Connect, utilizzata da milioni di persone che vi depositano i dati dei propri dispositive Gps per lo sport. Le informazioni aggregate di milioni di utenti Garmin che hanno mantenuto al polso uno sportwatch mostrano una diminuzione mondiale del 12% in passi giornalieri medi. La possibilità di scegliere tra diverse tipologie di attività (corsa, trekking, nuoto, fino al golf) rivela un aumento degli allenamenti con attrezzature per il fitness, all’insegna del “iorestoacasa” in sfavore delle attività all’aperto. Mentre è crollato un po’ in tutto il mondo il nuoto, in altri casi ci si organizza. Chi non può uscire con la bicicletta, si è attrezzato in casa con i rulli.