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Ne soffre (almeno) uno su dieci. L’asma non è un’eccezione per bambini e adolescenti, ma capita ancora sovente che i genitori non ne siano consapevoli e la malattia risulti di conseguenza non controllata: anche per la paura legata agli effetti collaterali dei farmaci, la cui gestione è comunque più semplice rispetto al rischio di vedere riacutizzarsi e cronicizzare le crisi respiratorie nei più piccoli.

«In più della metà dei bambini che ne soffrono, l’asma non è controllata», afferma Mariangela Tosca, responsabile dell’unità operativa di allergologia dell’istituto Gaslini di Genova, che ha presentato il dato preliminare di una ricerca condotta in 13 centri italiani nel corso del congresso della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (Siaip). «Ma non è un fenomeno soltanto italiano. La letteratura scientifica internazionale ha messo in luce dati simili anche negli Stati Uniti».

Sei domande per imparare a gestire l’asma nei più piccoli

Per andare incontro ai bisogni dei genitori, gli specialisti hanno così messo a punto un questionario che potrà aiutare mamma e papà a intercettare il rischio di una ricaduta. Di seguito riportiamo le sei domande, presentate alla stampa nel corso dell’appuntamento scientifico appena conclusosi a Milano.

1. Quante volte il tuo bambino ha avuto sintomi asmatici nell’ultimo mese? Respiro sibilante, tosse e affanno sono i tipici sintomi dell’asma: se si sono presentati più di due volte a settimana nelle ultime quattro settimane può voler dire che l’asma non è ben controllato.

2. Ha frequenti risvegli notturni? I risvegli notturni dovuti a sintomi asmatici rappresentano una sorta di aggravamento dell’asma, infatti il bambino a riposo non dovrebbe avere alcun sintomo. Se ha presentato risvegli notturni nelle ultime quattro settimane, può significare che l’asma non è ben controllato.

3. Quante volte hai avuto necessità di somministrare a tuo figlio broncodilatatori? Lo scarso controllo dell’asma è caratterizzato dall’aumentato ricorso ai “farmaci di soccorso” (ovvero broncodilatatori) per far fronte alle riacutizzazioni. Se hai somministrato a tuo figlio questi farmaci più di 2 volte alla settimana nelle ultime 4 settimane, fai attenzione: può significare che l’asma non è sotto controllo.

4. Hai notato limitazioni delle normali attività a causa dell’asma? Salire le scale, correre, svolgere un’attività fisica non dovrebbe affaticare il tuo bambino. Se durante uno sforzo normale si affanna e ha la tosse può vuol dire che l’asma non è ben controllato.

5. Ti sei ricordato del controllo medico? Le ultime revisioni delle linee guida internazionali enfatizzano l’importanza di ottenere il controllo dell’asma, seguendo il paziente con regolari controlli, rivalutando in maniera accurata i sintomi, la funzionalità respiratoria, prevedendo il rischio di riacutizzazioni e modulando la necessità di farmaci al bisogno e della terapia di fondo. Non dimenticare i controlli che saranno indicati dal medico a seconda della gravità, delle eventuali riacutizzazioni e della necessità di rivedere i dosaggi, in base all’andamento dei sintomi.

6. Hai seguito correttamente le terapie? Interrompere le terapie in maniera arbitraria, non usare il distanziatore, fare spruzzi troppo veloci senza dare al bambino il tempo di inalare correttamente il farmaco, sono errori frequentemente commessi dai genitori.

Commenta Marzia Duse, direttore del servizio di immunologia e allergologia pediatrica del policlinico Umberto I di Roma e presidente della Siaip: «Bastano una o due risposte affermativa alle prime quattro domande per rientrare nell’asma parzialmente controllata. Mentre si tratta di asma non controllata quando le risposte affermative sono tre o quattro. Gli ultimi due punti rappresentano pertanto delle raccomandazioni per evitare che ciò accada».

L’importanza del rispetto delle terapie

La scarsa aderenza alla terapia può dipendere da varie ragioni. «Una di queste è la paura degli effetti collaterali dei farmaci e in particolare la preoccupazione dei genitori che i cortisonici somministrati per via inalatoria possano influire negativamente sulla crescita dei bambini - prosegue Tosca -. È stato dimostrato che gli effetti collaterali di questi farmaci possono manifestarsi quando si somministrano continue ed alte dosi di terapia, come nei casi di asma grave. Se i cortisonici vengono prescritti e somministrati alla dose minima efficace e per il tempo necessario, invece, i loro benefici superano i potenziali effetti collaterali perché riducono i rischi associati ad un’asma poco controllato».

Episodi acuti di asma e la persistenza dell’infiammazione delle vie aeree provocano nel tempo una progressiva perdita della funzionalità polmonare, che può diventare irreversibile. «Raramente, ma talvolta accade, gli attacchi acuti possono essere di tale gravità da mettere a rischio la vita del bambino». Inoltre lo scarso controllo dell’asma dà luogo a riacutizzazioni della malattia, con conseguente assunzione di cortisonici sistemici (più tossici), ricorso a visite mediche non programmate, accessi ai pronto soccorso e assenze lavorative dei genitori.

Twitter @fabioditodaro

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