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I sentimenti e le emozioni sia positive sia negative influenzano le reazioni del nostro corpo ovvero del soma: un’emozione positiva può spronare a fare meglio, mentre una negativa può indurre verso uno stato d’animo che porta a vedere solo il bicchiere mezzo vuoto e infine, riflettersi negativamente anche sullo stato di salute.

I disturbi psicosomatici, in effetti, si caratterizzano per la presenza di sintomi fisici come possono essere il mal di testa, il mal di stomaco, persino il mal di schiena. A volte la sintomatologia non trova riscontro in una condizione medica definita e quindi, il disturbo origina con buona probabilità, da un conflitto interno e dunque di tipo psicologico.

La comparsa di un disturbo psicosomatico di solito, è legata a un evento particolarmente stressante che non fa altro che attivare il sistema nervoso autonomo che mette in atto una risposta simile a quella che potrebbe attivare in un momento di difficoltà e paura, ecco quindi, che ci si può ritrovare a fare i conti con la tachicardia o l’iperventilazione.

Social Readjustement Rating Scale

In seguito ad alcuni studi clinici messi a punto negli anni ’60 nell’Università di Washington è stato stilato il Social Readjustement Rating Scale, una raccolta di 42 eventi o situazioni che si è visto, solitamente, preludono allo sviluppo di malattie psicosomatiche. «Nella lista si legge che i primi avvenimenti sono la morte del coniuge, la separazione, un lutto, ma anche, più avanti, molto più banalmente eventi come le vacanze, il Natale o il cambiamento di residenza- chiarisce Elena Vegni professore associato di psicologia clinica presso l’Università degli Studi di Milano- È chiaro che gli item menzionati non sono motivo di disturbi psicosomatici per tutti, ma possono diventarlo in base a una serie di altri criteri più interni alla persona, come possono essere l’esposizione precedente ad altri eventi stressanti che hanno dunque determinato una certa labilità emotiva che sfocia nella somatizzazione per esposizione anche solo a un cambiamento minore o addirittura positivo, come può esserlo una promozione sul lavoro o il cambio di casa. Eventi positivi, magari attesi da qualche tempo, che però seguono eventi meno positivi che fanno letteralmente saltare il nostro sistema di adattamento».

Non tutti reagiscono somatizzando

La somatizzazione, tuttavia, non è processo comune a tutti gli individui come continua a chiarire la professoressa Vegni: «A volte ci sono persone davvero provate dalla vita capaci di far fronte all’ennesimo assalto con l’adattamento e l’attuazione di meccanismi difensivi che gli permettono di superare il nuovo ostacolo senza la somatizzazione, ma magari attraverso l’umorismo o la sublimazione ovvero la ricerca della forza d’animo nelle proprie passioni come possono esserlo la musica, il ballo, la recitazione, la pittura o la scrittura».

Somatizzazione: quali apparati coinvolti?

L’individuazione della presenza di un disturbo somatico è tutt’altro che semplice e anche la diagnosi è un vero e proprio percorso in salita, poiché i sintomi possono coinvolgere praticamente tutti i distretti corporei da quello gastrointestinale con nausea, vomito, diarrea e intolleranza ai cibi, a quello cardiocircolatorio con aritmie, ipertensione e tachicardia, a quello muscolare con sintomi come mal di schiena, torcicollo e mialgie, alla presenza di disturbi dermatologici come acne, psoriasi, prurito e orticaria, fino alla comparsa dei disturbi pseudo neurologici come difficoltà a deglutire, cecità o sordità.

Immunizzarsi allo stress non è possibile, ma ci sono elementi che possono contribuire alla nostra resilienza ovvero alla capacità di adattarci e proteggerci come conclude la professoressa Vegni: «La nostra resilienza è determinata da fattori interni ed esterni. Fra quelli interni vi è la capacità di coping intendendo con tale termine gli strumenti psicologici, cognitivi ed emotivi, con cui facciamo fronte agli avvenimenti. Di fronte a una difficoltà i modi per reagire sono tanti e diversi: ci si può arrabbiare, piangere, cercare una soluzione, porsi interrogativi; ognuna di queste modalità implica un certo far fronte agli eventi, resistervi e riemergere. Per quanto riguarda i fattori esterni sono importanti la presenza di una solida rete sociale e la consapevolezza di poter contare su un supporto familiare, amicale e professionale che funga da cuscinetto di protezione nei confronti degli stressor più comuni».

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