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Farmaci, dispositivi e procedure sempre meno invasive: il trattamento delle patologie cardiache e vascolari, in crescita perché legate all’invecchiamento e agli errati stili di vita, è andato incontro a rapidi avanzamenti. Se ne è discusso al congresso europeo di cardiologia interventistica EuroPCR, appena conclusosi a Parigi.

STENOSI AORTICA
La stenosi aortica grave, se non trattata prontamente, ha una mortalità del 75% a 3 anni. «Oggi abbiamo la possibilità di sostituire la valvola con una procedura che consente di risparmiare al paziente l’anestesia generale e la chirurgia invasiva tradizionale. Si tratta della Tavi, l’impianto valvolare aortico transcatetere, molto noto al grande pubblico soprattutto da quando ha permesso a Mik Jagger, 76 anni, di tornare in pista a sei settimane dall’intervento» spiega Giuseppe Tarantini dell’Università di Padova e Presidente Gise.

La procedura consiste nel sostituire la valvola aortica colpita da stenosi con una protesi, senza dover fermare l’attività del cuore. Questo significa poter intervenire anche su quei pazienti ad alto rischio operatorio, cioè coloro che per varie ragioni, come l’età avanzata o un quadro di salute molto complesso, non avrebbero potuto affrontare un intervento chirurgico tradizionale a cuore aperto.

«È una procedura salvavita in chi non può andare incontro ad intervento chirurgico eppure dei 50mila italiani candidabili alla sostituzione della valvola aortica per via transcatetere sono 7mila quelli finora trattati. Uno su sette».

Inoltre, spiega il cardiologo, per quanto riguarda l’accesso alle metodiche percutanee mini invasive permangono forti disomogeneità sul territorio nazionale.

INFARTO DEL MIOCARDIO
Per quanto riguarda il trattamento l’infarto del miocardio, patologia tempo dipendente, «le novità sono ancora migliori – aggiunge Giuseppe Musumeci, Past President Gise - la mortalità si è ridotta dal 25% in ospedale di 20 anni fa al 4% in ospedale oggi grazie all’angioplastica coronarica con impianto di stent, eseguita oggi su 614 dei 750 italiani su 100mila abitanti colpiti da infarto.

L’anno scorso sono state eseguite complessivamente 37.736 angioplastiche e non ci sono le disparità regionali che caratterizzano invece la Tavi: questo è un risultato importante, considerazione del fatto che il nostro paese è stato inserito nel progetto europeo Stent for Life, il cui obiettivo era uniformare i trattamenti per ridurre la mortalità». L’appello dei cardiologi italiani è questo: al primo sospetto di infarto, il cittadino non deve mettersi in auto per raggiungere l’ospedale o attendere l’evoluzione della situazione, ma deve subito chiamare il 112/118.

STENT SOTTILI E RIASSORBIBILI
Infine, l’innovazione procede a passo spedito anche nel settore dei dispositivi medicali. Sempre più piccoli per adattarsi all’anatomia anche dei vasi più piccoli. A Parigi sono stati presentati i dati a tre anni dello studio Bioresort, che ha confrontato le prestazioni, come la percentuale di trombosi dello stent e il tasso di rivascolarizzazione anche dopo la sospensione della terapia antiaggregante, di tre stent di diverse aziende e ha mostrato i buoni risultati degli stent con maglie sempre più sottili. «Ultima rivoluzione promessa nell’ambito della cardiologia interventistica tra gli stent caricato con i farmaci, i cosiddetti Des, ma riassorbibili» conclude Tarantini.

Gli stent coronarici riassorbibili di ultima generazione, che seguono quelli la cui struttura di sostegno era costituita da materiale polimerico, sono composti da magnesio, sostanza che svolge anche una funzione antiaggregante riducendo così il rischio di una complicanza, la trombosi dopo impianto di stent, evento che può accadere anche a distanza di mesi e che si cerca di scongiurare con la somministrazione di una doppia terapia antiaggregante per un mese. «Lo stent riassorbibile al magnesio scompare al 95% in 12 mesi, consentendo al vaso di riprendere la propria motilità originaria a differenza di quanto accade quando lo stent rimane a vita nel corpo del paziente» spiega Tarantini. A Parigi sono stati presentati i dati dei primi 800 pazienti dello studio Biosolve-IV che confermano i risultati di efficacia e sicurezza.

IL REGISTRO ITALIANO
Alla luce di questi risultati e vista la necessità di ulteriori studi su queste nuove prospettive, quindi, il Gise ha annunciato uno studio prospettico – il registro italiano It-Masters - multicentrico e osservazionale su 350 pazienti che verranno reclutati in 30 centri italiani secondo un criterio angiografico (verranno reclutati pazienti che non hanno una compromissione di vasi piccoli o malattia molto diffusa) per consentire l’impianto dello stent riassorbibile.

Nel frattempo, è già allo studio una nuova generazione di stent completamente riassorbibili, composta da materiale dalle differenti caratteristiche biomeccaniche, più resistente e con maglie ancora più sottili, cosa che consentirebbe di comporre stent di diverse misure, adatti anche ai vasi più piccoli e adatti quindi anche nei casi più complessi, che sono la maggioranza di coloro che sono sottoposti ad angioplastica coronarica.

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