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L’ultimo caso, il più recente, ha avuto l’esito peggiore. Una donna brianzola di 39 anni che lo scorso 5 marzo si era sottoposta ad un intervento di chirurgia estetica presso uno studio di Seregno in provincia di Monza, è deceduta dopo l’iniezione di anestesia. Un arresto cardiaco prolungato le ha provocato «un danno cerebrale progressivo che le terapie non sono riuscite a frenare». Trasportata all’ospedale San Gerardo di Monza in stato di coma, e nonostante le manovre per tentarne al rianimazione, non ha mai ripreso conoscenza ed è morta qualche giorno dopo.

Eccoci dunque di fronte all’ennesimo episodio drammatico, collegato a quella che avrebbe dovuto essere un’operazione relativamente semplice, non per la cura di una patologia specifica, né per la sostituzione di un organo. Un intervento per migliorare una parte del corpo, correggere l’aspetto, ottenere una forma più gradita e accettabile.

Tanti, troppi, sono gli esiti fatali delle operazioni a fini estetici. E, senza arrivare a questi finali estremi, può anche accadere che l’intervento riesca semplicemente male, che il risultato non sia soddisfacente: gambe piene di lividi, connotati del viso stravolti, nasi resi ridicoli, zigomi ingigantiti a dismisura, labbra gonfiate e irrimediabilmente deformate.

I volti di molte star portano i segni di interventi malriusciti. Facce che eravamo abituati a vedere belle, solari e spiritose, sembrano oggi plastificate e spersonalizzate. Non sempre è così, certo. Alcune attrici e attori hanno beneficiato di ritocchi perfettamente azzeccati e sono ritornati all’antico fascino. La certezza dei risultati, ma soprattutto, quel che è più importante, la salvaguardia della salute del paziente, dipendono dalla struttura e dal chirurgo al quale ci si affida. I medici non smettono di raccomandare di seguire iter ben precisi per la scelta di dove farsi operare e da chi.

«Il medico deve essere uno specialista in chirurgia plastica - spiega Paolo Santanché, medico chirurgo, specialista in chirurgia plastica, consulente tecnico del giudice del tribunale civile di Milano e perito del giudice del tribunale penale di Milano - Dovrà capire il problema e le aspettative del paziente e non limitarsi a dire semplicemente che ciò che chiede si può fare. Spiegherà tutti i pro, e soprattutto i contro, dell’intervento, senza nascondere la possibilità delle complicanze, anche se infrequenti. Pretenderà analisi pre operatorie complete e spiegherà come prepararsi correttamente all’intervento. Spiegherà come comportarsi nel decorso post-operatorio, che seguirà personalmente con le dovute medicazione e controlli fino al completo assestamento (da un mese a tre mesi dopo l’operazione, a seconda dell’intervento). Farà firmare - specifica ancora lo specialista -un dettagliato consenso informato alcuni giorni prima dell’operazione, non il giorno stesso dell’intervento, quando tutti i pazienti sono almeno un po’ agitati e firmerebbero qualsiasi cosa senza leggerla. Soprattutto dovrà capire, far capire che ha capiti la richiesta del paziente e che questi ha compreso tulle le sue spiegazioni…».

Quindi dottore quali sono esattamente i passi che deve compiere una persona che decide di modificare una parte del suo fisico?

«Purtroppo molto spesso i pazienti si concentrano troppo sul particolare, perdendo di vista l’armonia dell’insieme - chiarisce Santanché -. Un intervento di chirurgia estetica non è un bene di consumo, un prodotto da acquistare. Il paziente deve rivolgersi al chirurgo plastico manifestando il problema che lo affligge, chiedendo un certo tipo di aspetto. Dovrà essere il professionista a proporre la soluzione migliore per ottenere, qualora possibile, il risultato richiesto. Se il paziente vuole un bel naso, ma nella sua mente vuole un bel viso e pensa che un certo tipo di naso gli darà quel risultato, spesso ciò non corrisponde al vero, perché il naso deve essere soprattutto adatto e in armonia con altri particolari del viso come mento, zigomi e fronte».

Oltre al naso, ogni parte del nostro corpo è ritoccabile con un intervento di chirurgia estetica?

«Non tutto può essere modificato - spiega lo specialista -. Il chirurgo plastico estetico è come un architetto che ristruttura, non come uno che progetta nuove costruzioni: dovrà riuscire a migliorare, rispettando la struttura originale, con il limite di muri maestri che non potranno essere abbattuti».

Alcuni personaggi dello spettacolo sono ricorsi alla chirurgia estetica. Qualcuno ne ha avuto giovamento, altri hanno stravolto i loro connotati. Da cosa è dipeso?

«Quelli che si sono rivolti a bravi specialisti e hanno fatto la cosa giusta al momento giusto, quindi uno studio accurato del problema e l’intervento più adeguato a risolverlo, hanno avuto risultati eccellenti evidenzia Santanchè - Quelli che hanno cercato la scorciatoia dei fillers al posto dell’intervento corretto… beh, li vediamo già da lontano. I danni maggiori sono provocati, più che dalla chirurgia, dall’abuso di fillers. I fillers sono un presidio indispensabile dell’estetica moderna e consentono risultati eccellenti, ma devono essere utilizzati con l’indicazione corretta; non sono un’alternativa alla chirurgia, sono un complemento. Per capirci: il filler serve a riempire; io devo riempire ciò che è vuoto o svuotato; ma se riempio ciò che si è rilassato, inevitabilmente lo gonfierò troppo e lo deformerò».

A proposito di prodotti che «riempiono», come devono essere utilizzati silicone, acido ialuronico e botox?

« Il silicone iniettabile è proibito dal 1992, anche se è stato usato ancora per molti anni, facendo innumerevoli danni, e qualche sconsiderato lo usa clandestinamente tuttora. Di acidi jaluronici ce ne sono di molti tipi, marche e qualità, con indicazioni diverse a seconda della zona da trattare. L’abilità del medico sarà quella di saper utilizzare il prodotto più adatto alla situazione e di impiantarlo con la tecnica più adeguata… sembra facile, ma i risultati che si vedono in giro attestano che facile non è! La tossina botulinica è un farmaco fantastico che consente di attenuare o far scomparire miracolosamente anche rughe più dure: anche questo prodotto deve essere usato da mani sapienti per ottenere un risultato naturale».

Parliamo di rischi: esiste un ordine degli interventi di chirurgia estetica dal più pericoloso al più inoffensivo?

«La chirurgia estetica non è una disciplina “salvavita”, quindi non deve comportare rischi particolari, se non quelli ragionevolmente accettabili. Francamente penso che un intervento di chirurgia estetica sia meno rischioso che andare in moto. Il rischio maggiore è legato alle modalità dell’intervento, che deve essere eseguito da uno specialista in chirurgia plastica, in una struttura adeguata – day surgery o casa di cura, assolutamente non in un ambulatorio chirurgico, sempre in presenza di un anestesista, anche se eseguito in anestesia locale».

Ma da dove nasce tutta questa ansia di volersi perfezionare?

«La chirurgia estetica ha avuto un forte sviluppo fin dagli anni ‘80/’90 ed è tuttora in crescita. Viviamo in una società che dà una grande importanza alla forma e all’estetica e in cui l’insicurezza è un handicap; i 50/60enni di oggi sono psicologicamente e socialmente molto più giovani dei loro genitori alla stessa età. Avere un’immagine in armonia con come ci si sente è molto gratificante e risolve molte ansie. Purtroppo questo rapido incremento di richieste ha favorito il proliferare di sedicenti esperti, falsi specialisti e chirurghi estetici ”fai da te” che hanno provocato un grave danno d’immagine alla categoria degli specialisti in chirurgia plastica “veri”, seri e preparati e innumerevoli danni ai pazienti che a loro si sono ingenuamente affidati».

Se dopo l’intervento ci si pente, si può tornare indietro allo stato originale?

«No, quasi nessun intervento è reversibile (tranne le mastoplastiche additive, non troppo tempo dopo l’intervento) anche se quasi sempre un cattivo risultato può essere notevolmente migliorato; ovviamente da un chirurgo di grande esperienza, perché gli interventi secondari (così si chiamano e le operazioni di riparazione di un precedente intervento) sono molto più difficili!».