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Il Bypass gastrico è un intervento di chirurgia bariatrica sempre più utilizzato nel trattamento dell’obesità grave. Sebbene questo intervento determini una netta riduzione del peso corporeo, alcuni pazienti perdono meno peso del previsto. Poiché questo non dipende da errori chirurgici sarebbe importante riuscire ad individuare chi non risponderà bene alla chirurgia già prima dell’intervento. «Il nostro studio – spiega Edoardo Vitolo, del dipartimento di medicina clinica e sperimentale dell’Università di Pisa - ha avuto lo scopo di valutare l’influenza della presenza di alcune varianti genetiche sui risultati (in termini di perdita di peso) di un intervento di bypass gastrico».

Per lo studio, presentato al 52esimo congresso dell’European Association for the Study of Diabetes in corso a Monaco di Baviera da giovani ricercatori della Società Italiana di Diabetologia grazie ad un grant della SID, sono stati arruolati 100 pazienti affetti da obesità grave, che sono stati seguiti per 1 anno dopo l’intervento di chirurgia bariatrica. Di tutti è stato effettuato lo studio dei polimorfismi di alcuni geni (grelina, adiponectina e CD40) e valutato il peso corporeo a distanza di 6, 26 e 52 settimane dopo l’intervento. «In questo modo – spiega Vitolo – siamo riusciti ad individuare un polimorfismo nel gene della grelina ed uno nel gene del CD40L che si associano rispettivamente ad una maggiore o minore perdita di peso dopo l’intervento. Se questo dato fosse confermato nel lungo periodo e su un più ampio numero di pazienti, questi polimorfismi, di determinazione relativamente semplice, potrebbero essere utilizzati come uno dei criteri per la selezione dei candidati ottimali alla chirurgia bariatrica». Ciò consentirebbe anche di evitare l’intervento ai soggetti destinati a rispondere meno.

Una piccola percentuale di pazienti tra quelli sottoposti ad un intervento di chirurgia dell’obesità, il by-pass gastrico, dimagriscono meno dell’atteso. A fronte di una perdita di peso attesa del 40% ad un anno dall’intervento, i pazienti portatori di un particolare polimorfismo della grelina dimagriscono un 10% in più dell’atteso, mentre quelli con una particolare variante del gene CD40 dimagriscono un 7-8% in meno del previsto. «Questi studi si inseriscono nel più ampio campo della farmacogenetica, ovvero di quel settore della genetica che si occupa del controllo genetico della risposta a trattamenti farmacologici – commenta il professor Giorgio Sesti, presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID).

Lo studio è rilevante in quanto apre la possibilità di applicare la medicina di precisione grazie alla selezione delle persone obese che maggiormente beneficeranno dell’intervento di chirurgia bariatrica. E’ molto significativo che studi avanzati di applicazione delle tecniche genetiche vedano protagonisti giovani ricercatori della SID».

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