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È una malattia che toglie il fiato e rende difficoltoso lo svolgimento delle più semplici azioni quotidiane, come andare a fare la spesa: la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), invalidante malattia cronica e progressiva, colpisce oltre 3,5 milioni di italiani ed è responsabile di circa la metà di tutte le morti per malattie respiratorie. I sintomi iniziali, poi, possono esser confusi con quelli di una semplice bronchite o dell’età che avanza e questo complica ancora di più una diagnosi tempestiva.

Le persone affette da BPCO presentano una ridotta capacità polmonare che impedisce di respirare normalmente: i più colpiti sono principalmente i fumatori assidui (per circa il 90%), nei quali la patologia può insorgere già intorno ai 50 anni. La mancanza di respiro, che inizialmente si avverte solo sotto sforzo, col passare del tempo arriva a manifestarsi anche a riposo, impedendo persino di svolgere le abituali attività. Oltre che per migliorare la funzione respiratoria, prendere i farmaci serve anche per prevenire pericolose riacutizzazioni.

SEGUIRE LE CURE PER UN PERIODO ADEGUATO

«Trattandosi di una patologia cronica e progressiva, ai fini di una corretta gestione della BPCO sono necessarie da un lato una diagnosi il più precoce possibile, dall’altro una somministrazione della terapia attenta e regolare da parte del paziente», dichiara il professor Antonio Spanevello, professore di malattie dell’apparato respiratorio dell’Università dell’Insubria – Istituti Maugeri. Ma l’aderenza alle terapie è scarsa: la metà dei pazienti si cura per meno di sei mesi l’anno, il 70% degli under 14 dopo un anno non prende più farmaci e oltre il 60% non va oltre due mesi; ciò causa il 24% delle ricadute e 6 ricoveri su 10.

«Nella BPCO – prosegue Spanevello – l’aderenza è ancora subottimale, intorno al 30%, anche a causa dell’utilizzo di più device per la terapia, oltre che di una tecnica inalatoria spesso errata. La disponibilità di un’opzione terapeutica che consente di utilizzare un inalatore unico con un’unica posologia rappresenta una semplificazione sostanziale per il malato, con ricadute molto positive sull’aderenza e sul successo della terapia».

LE CARATTERISTICHE DEL NUOVO FARMACO

È stata approvata in Italia la prima tripla associazione fissa extrafine, somministrata in un unico inalatore, indicata per il trattamento della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).

La tripla associazione fissa ICS/LABA/LAMA mette insieme in un unico spray tre principi attivi: uno steroide inalatorio (ICS) e due broncodilatatori (LABA/LAMA). Lo steroide inalatorio interviene sul processo infiammatorio che aumenta il rischio di infezioni e di riacutizzazioni, che sono responsabili della progressione della malattia e del peggioramento della qualità di vita.

I broncodilatatori, invece, agiscono sull’ostruzione delle piccole vie aeree, cui è legata la dispnea, ovvero la fatica a respirare, uno dei sintomi principali della BPCO.

«Per i pazienti con BPCO che presentano sintomi importanti – mancanza di respiro, tosse cronica, eccessiva produzione di catarro – e a rischio di riacutizzazioni, si tratta della migliore tra le opzioni terapeutiche possibili con l’utilizzo di un solo inalatore in quanto ha dimostrato di essere più efficace rispetto alle classi farmacologiche, con cui si è confrontata in studi clinici, nel ridurre la frequenza e l’intensità delle riacutizzazioni e di migliorare i sintomi, la funzionalità polmonare e la qualità di vita in una percentuale più alta di pazienti» afferma il Professor Alberto Papi, Direttore della Clinica di Malattie dell’Apparato Respiratorio, Università di Ferrara.

INNOVAZIONE ITALIANA

Non da ultimo, va sottolineato che questa innovazione terapeutica che porta benefici clinici ai pazienti è il frutto della ricerca italiana: nella formulazione ultrafine di nuova generazione, il farmaco è 10 volte più piccolo delle polveri sottili dell’inquinamento (dell’ordine di pochi micron) e può quindi penetrare nelle parti più profonde del polmone e depositarsi in modo omogeneo in tutto l’albero bronchiale senza rimanere in bocca o nelle alte vie aree.

Per una questione aerodinamica legata anche al sistema dell’inalatore, il primo della sua classe in Europa, l’aria colpisce il farmaco e lo deaggrega dal lattosio, l’eccipiente, che resta in bocca mente il principio attivo viene inalato: ciò consente anche una riduzione della dose. Per i pazienti con BPCO è «un’opzione terapeutica che rappresenta una pietra miliare nel trattamento di una delle patologie croniche a più alto impatto epidemiologico, sociale ed economico - dichiara Raffaello Innocenti, Direttore Generale di Chiesi Italia, la filiale italiana del Gruppo Chiesi - Orgoglio che, in quanto italiano, mi sento di aggiungere trova riscontro anche in un’altra tripla associazione: ricerca, produzione e organizzazione made in Italy».