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L’antibiotico resistenza è il fenomeno per cui gli antibiotici non riescono a debellare le infezioni batteriche: quando succede è necessario cambiare tipo di antibiotico, ma vi sono batteri che sono diventati del tutto insensibili a numerosi antibiotici, anche appartenenti a famiglie chimiche diverse.

Questo significa che non è affatto raro che un’infezione batterica non riesca a essere curata in alcun modo e di morire per questo, soprattutto se il paziente affetto dalla problematica ha un sistema immunitario molto debole e non riesce per questo a riprendersi.

Il fenomeno dell’antibiotico resistenza è stato alimentato negli anni, da un uso indiscriminato di questi importantissimi farmaci e dal fatto, che al momento non se ne riescano a sintetizzare di nuovi, capaci di ammazzare i batteri resistenti, magari attraverso metodi di funzionamento alternativi ai farmaci in commercio.

Numeri che fanno riflettere

Secondo i dati a disposizione se non ci sarà alcun cambiamento nel modo di gestire i trattamenti antibiotici si rischia che nei prossimi 30 anni le morti legate a malattie infettive batteriche insensibili agli antibiotici procureranno, in tutto il mondo, circa 10 milioni di morti l’anno. È un problema di grossa portata e di importanza spesso sottovalutata; tale grave problematica si può risolvere, almeno in parte, solo se tutti coloro che somministrano e assumono questi farmaci lo fanno correttamente.

A tal proposito il professor Roberto Mattina ordinario di Microbiologia all’Università degli Studi di Milano precisa: «Nel 2016 il governo Britannico ha commissionato alle autorità sanitarie inglesi una indagine, Review on antimicrobial resistance, per delineare lo scenario che potrebbe verificarsi nel 2050 qualora gli antibiotici non dovessero essere più efficaci. Le indicazioni che ne sono emerse sono catastrofiche poiché si stima che circa 10 milioni di persone potrebbero morire ogni anno nel mondo in seguito a malattie infettive non più curabili. Per capire la gravità di questa previsione basti pensare che ogni anno nel mondo muoiono 8 milioni di persone per patologie oncologiche».

Che cosa fare concretamente

Ecco perché tutti dovremmo avere ben chiaro che gli antibiotici curano le infezioni batteriche e sono del tutto inutili in caso di infezioni virali, come l’influenza, per questo non servono per combattere tosse e raffreddore. Andrebbero assunti solo attenendosi scrupolosamente alla posologia indicata dal medico e il trattamento non andrebbe mai arbitrariamente sospeso prima o dopo.

Puntualizza ancora il professor Mattina: «Se il medico del territorio non dovesse più disporre di antibiotici efficaci per curare le infezioni batteriche severe, si vedrebbe costretto a ricoverare il paziente in ospedale. Ciò comporterebbe non solo un notevole aggravio alla spesa sanitaria, ma anche un disagio per il paziente e i suoi familiari, non escludendo il possibile rischio di far contrarre al ricoverato durante la degenza ospedaliera, infezioni batteriche nosocomiali con l’inevitabile conseguenza di un prolungamento della permanenza nel nosocomio stesso e in qualche caso si potrebbe registrare anche il decesso del paziente».

Iniziative di sensibilizzazione

In occasione della giornata dell’antibiotico proprio presso l’università degli studi di Milano è stato organizzato un incontro aperto a tutti con i maggiori esperti in campo medico, farmaceutico e veterinario, proprio per parlare del preoccupante fenomeno dell’antibiotico resistenza.

Sempre sabato 18 novembre sarà lanciato un hashtag chiamato #KeepAntibioticsWorking, per coinvolgere e invitare tutti, stakeholders, professionisti e comuni cittadini, a condividere un messaggio sui social media per spiegare che cosa si stia facendo per assicurare che gli antibiotici rimangano efficaci.

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