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Sabato primo dicembre si celebra la Giornata Mondiale contro l’AIDS. Un’occasione per continuare a parlare della malattia che oggi, seppur si può affrontare con successo, non deve cadere nel dimenticatoio: da un lato le diagnosi annue nel nostro Paese rimangono costanti, dall’altro la qualità di vita degli individui sieropositivi è ancora lontana dall’essere ottimale. Se i farmaci infatti funzionano, molto rimane ancora da fare per garantire benessere e dignità.

AIDS e HIV: le differenze

L’AIDS è una patologia causata dalla presenza del virus dell’HIV. Quest’ultimo, infettando in maniera specifica le cellule del sistema immunitario, rende le persone affette più vulnerabili a molte malattie che generalmente, nelle persone sane, non creano particolari problemi. Fungendo da vero e proprio cavallo di Troia il virus distrugge progressivamente le difese lasciando il corpo senza protezione, lasciando campo libero a infezioni e tumori cosiddetti opportunisti.

Attenzione però a non fare confusione: una persona sieropositiva, ovvero venuta in contatto con il virus, non necessariamente svilupperà l’AIDS. E’ però vero che in molti casi è solo questione di tempo. Se non trattato il virus si moltiplica sino al punto da compromettere pesantemente il sistema immunitario. E’ in quel momento che la persona passa dalla sieropositività all’immunodeficienza acquisita.

Le cure sono efficaci ma non tutti possono accedervi

Se sino a 30 anni fa l’aspettativa di vita media era ridotta al minimo, ora grazie allo sviluppo di farmaci antiretrovirali sempre più efficaci il corso della malattia è cambiato radicalmente. Oggi, se trattata in tempo, l’aspettativa di vita media è infatti paragonabile a quella di chi non è mai venuto in contatto con il virus. Il merito è degli antiretrovirali, farmaci rivoluzionari per il controllo del virus: in passato le persone sieropositive erano costrette ad assumere un “cocktail” composto da 10-15 compresse al giorno. Oggi, grazie al progresso della ricerca, tutte le componenti vengono condensate in un’unica compressa. Dei circa 37 milioni di individui sieropositivi al mondo, poco meno di 22 milioni hanno accesso alle terapie antiretrovirali. Un numero ancora troppo basso se si considera l’obbiettivo del programma UNAIDS (United Nations Programme on HIV/AIDS), ovvero che il 90% degli individui sieropositivi venga trattato.

Migliorare la qualità di vita

Ma una delle ulteriori sfide lanciate dal programma UNAIDS è legato alla qualità di vita, ossia garantire che il 90% delle persone con HIV abbia una buona qualità della vita correlata alla salute.

Anche questo un traguardo molto lontano: «Questo obbiettivo “90” vuol dire vivere con HIV, e nonostante l’HIV, vivere con una buona qualità di vita. Non basta più vivere senza la replicazione di HIV nel sangue ma la qualità di vita diventa un aspetto fondamentale» spiega Antonella D’Arminio Monforte Direttore Malattie Infettive dell’Ospedale San Paolo di Milano. Ed è proprio partendo da questa esigenza che è stata creata la campagna #trattamibene, un’iniziativa nata grazie al contributo di nove associazioni di pazienti, con il patrocinio di ICAR (Italian Conference on AIDS and Antiviral Research) e SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali). Obbiettivo del progetto è il racconto video dei bisogni delle diverse popolazioni con HIV. Per maggiori informazioni: www.trattamibene.it