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L’eccessivo amore per la propria immagine può avere dei risvolti negativi ed infatti è un rischio antico come l’uomo. Già gli antichi Greci lo avevano archetipizzato nel mito di Narciso, il giovane bellissimo che, rimirando la propria immagine in uno specchio d’acqua se ne innamorò perdutamente fino a gettarsi nello stagno per raggiungerla.

Non è un caso che Narciso fosse giovanissimo, così come lo sono i ragazzi che oggi ricorrono sempre più alla chirurgia estetica, quasi sempre con l’avallo delle famiglie. La Società italiana di medicina estetica ha confermato la tendenza in corso: questo tipo di interventi si stanno diffondendo sempre più anche tra i ragazzi teenagers.

Si sta assistendo a una mutazione dei valori dei giovani che invece di un giubbotto alla moda o di un motorino, non è raro che chiedano una mastoplastica additiva, (l’intervento più richiesto) una rinoplastica, liposculture o filler. Addirittura si è arrivati ad un utilizzo molto precoce del botulino, usato per prevenire il formarsi di rughe che arriverebbero dopo diversi anni.

Un fenomeno molto preoccupante che tra origine da una serie di fattori: la dissoluzione del «senso del limite» una volta insegnato in famiglia, l’erotizzazione sempre più precoce, i modelli perfezionistici proposti dai media, l’esempio genitoriale e l’utilizzo consumistico e compulsivo della propria immagine. Non pochi studi sono stati prodotti sulla cosiddetta «Sindrome da selfie».

Nuovo boom del “ritocchino”: le donne vogliono seni e glutei nuovi, gli uomini i pettorali scolpiti

flora di dario

L’unica risposta a una tendenza che sarà sempre più accentuata potrà essere solo di tipo valoriale e culturale. Nel frattempo, tuttavia, bisognerebbe urgentemente tappare delle falle a livello legislativo. Ne abbiamo parlato con il prof. Maurizio Valeriani, uno dei più noti chirurghi plastici di Roma , già primario e oggi consulente scientifico di chirurgia plastica della A.S.L. Roma 1.

Professore, lei ha partecipato alla stesura della prima legge sulle protesi mammarie

«Esatto. I giovani sono oggi più propensi alla chirurgia estetica e questo ha reso indispensabili alcune leggi che limitassero l’afflusso dei minorenni. Tra queste, quella del 2012 proposta dell’on. Francesca Martini e alla quale ho partecipato come consulente tecnico, che vieta l’applicazione di protesi mammarie per motivi estetici alle minorenni con sanzioni penali per i medici».

Quale è stata la ratio?

«La legge, subito recepita, è giusta: non si possono eseguire simili interventi prima che l’abito corporeo abbia completato il proprio sviluppo. Anche perché le protesi vanno controllate periodicamente per valutarne lo stato. Inoltre, andrebbero completati il registro nazionale e i registri regionali degli impianti protesici mammari effettuati in Italia, per consentire il monitoraggio clinico delle persone impiantate e il monitoraggio epidemiologico a scopo di studio e ricerca».

Per gli altri tipi di interventi vi sono limitazioni legislative?

«No, purtroppo. Sarebbe assolutamente necessario anche per interventi come la rinoplastica: il naso ha anche una funzionalità fisica, oltre che estetica ovviamente. Un intervento troppo precoce potrebbe pregiudicare il risultato sia estetico che, appunto funzionale alla respirazione. Anche per la liposcultura andrebbero imposte limitazioni dato che in età giovanile sia il veloce metabolismo che la risposta dei muscoli consentono di modellare il corpo in modo soddisfacente grazie a dieta ed esercizio fisico. Fino ad oggi ci si affida solo a generiche linee guida europee e al senso di responsabilità dei medici, ma occorre fare di più».

Senza contare che l’intervento chirurgico può essere in molti casi irreversibile

«Precisamente: certe scelte devono essere fatte in età adulta e dopo una attenta riflessione».

Non crede che intervenire troppo presto potrebbe creare anche delle mancanze a livello psicologico nei ragazzi?

«La nostra immagine corporea viene elaborata mentalmente dal nostro cervello per cui l’accettazione di qualche piccolo difetto fisico è naturale e l’abbiamo maturata tutti. Nel giovane la capacità di auto-accettazione è sicuramente minore rispetto all’adulto e talvolta vi sono casi in cui si rende necessario l’appoggio dello psicologo. Ricorrere troppo presto alla chirurgia estetica può “bruciare queste tappe” e fornire ai giovani l’idea – sbagliata - che il bisturi possa realizzare tutti i loro sogni di perfezionismo fisico».

In questo sogno illusorio che ruolo hanno i media?

«Sui media si sta passando da modelli estetici improntati alla magrezza estrema, a nuovi canoni di estetica innaturale dove è evidente l’intervento del chirurgo: seni non proporzionati ai corpi magri, glutei eccessivi e le famose “labbra a canotto”».

Come difendere i propri figli di fronte a queste insidie?

«Il ruolo della famiglia è fondamentale, ma è importante che anche i genitori abbiano un giusto rapporto con la chirurgia estetica, laddove dovessero ricorrervi. Solo così saranno capaci di fornire un imprinting sano ai ragazzi e renderli capaci di individuare quel sottile equilibrio tra voglia di migliorarsi e rispetto per la propria identità. Ed in questo si inserisce il ruolo del professionista serio che con le sue competenze ed il suo senso estetico riesce a correggere difetti fisici preservando la naturalezza e la proporzione corporea che da sempre è il valore che ha guidato il nostro lavoro».

L’eccessivo amore per la propria immagine può avere dei risvolti negativi ed infatti è un rischio antico come l’uomo. Già gli antichi Greci lo avevano archetipizzato nel mito di Narciso, il giovane bellissimo che, rimirando la propria immagine in uno specchio d’acqua se ne innamorò perdutamente fino a gettarsi nello stagno per raggiungerla.

Non è un caso che Narciso fosse giovanissimo, così come lo sono i ragazzi che oggi ricorrono sempre più alla chirurgia estetica, quasi sempre con l’avallo delle famiglie. La Società italiana di medicina estetica ha confermato la tendenza in corso: questo tipo di interventi si stanno diffondendo sempre più anche tra i ragazzi teenagers.

Si sta assistendo a una mutazione dei valori dei giovani che invece di un giubbotto alla moda o di un motorino, non è raro che chiedano una mastoplastica additiva, (l’intervento più richiesto) una rinoplastica, liposculture o filler. Addirittura si è arrivati ad un utilizzo molto precoce del botulino, usato per prevenire il formarsi di rughe che arriverebbero dopo diversi anni.

Un fenomeno molto preoccupante che tra origine da una serie di fattori: la dissoluzione del «senso del limite» una volta insegnato in famiglia, l’erotizzazione sempre più precoce, i modelli perfezionistici proposti dai media, l’esempio genitoriale e l’utilizzo consumistico e compulsivo della propria immagine. Non pochi studi sono stati prodotti sulla cosiddetta «Sindrome da selfie».

Nuovo boom del “ritocchino”: le donne vogliono seni e glutei nuovi, gli uomini i pettorali scolpiti

flora di dario

L’unica risposta a una tendenza che sarà sempre più accentuata potrà essere solo di tipo valoriale e culturale. Nel frattempo, tuttavia, bisognerebbe urgentemente tappare delle falle a livello legislativo. Ne abbiamo parlato con il prof. Maurizio Valeriani, uno dei più noti chirurghi plastici di Roma , già primario e oggi consulente scientifico di chirurgia plastica della A.S.L. Roma 1.

Professore, lei ha partecipato alla stesura della prima legge sulle protesi mammarie

«Esatto. I giovani sono oggi più propensi alla chirurgia estetica e questo ha reso indispensabili alcune leggi che limitassero l’afflusso dei minorenni. Tra queste, quella del 2012 proposta dell’on. Francesca Martini e alla quale ho partecipato come consulente tecnico, che vieta l’applicazione di protesi mammarie per motivi estetici alle minorenni con sanzioni penali per i medici».

Quale è stata la ratio?

«La legge, subito recepita, è giusta: non si possono eseguire simili interventi prima che l’abito corporeo abbia completato il proprio sviluppo. Anche perché le protesi vanno controllate periodicamente per valutarne lo stato. Inoltre, andrebbero completati il registro nazionale e i registri regionali degli impianti protesici mammari effettuati in Italia, per consentire il monitoraggio clinico delle persone impiantate e il monitoraggio epidemiologico a scopo di studio e ricerca».

Per gli altri tipi di interventi vi sono limitazioni legislative?

«No, purtroppo. Sarebbe assolutamente necessario anche per interventi come la rinoplastica: il naso ha anche una funzionalità fisica, oltre che estetica ovviamente. Un intervento troppo precoce potrebbe pregiudicare il risultato sia estetico che, appunto funzionale alla respirazione. Anche per la liposcultura andrebbero imposte limitazioni dato che in età giovanile sia il veloce metabolismo che la risposta dei muscoli consentono di modellare il corpo in modo soddisfacente grazie a dieta ed esercizio fisico. Fino ad oggi ci si affida solo a generiche linee guida europee e al senso di responsabilità dei medici, ma occorre fare di più».

Senza contare che l’intervento chirurgico può essere in molti casi irreversibile

«Precisamente: certe scelte devono essere fatte in età adulta e dopo una attenta riflessione».

Non crede che intervenire troppo presto potrebbe creare anche delle mancanze a livello psicologico nei ragazzi?

«La nostra immagine corporea viene elaborata mentalmente dal nostro cervello per cui l’accettazione di qualche piccolo difetto fisico è naturale e l’abbiamo maturata tutti. Nel giovane la capacità di auto-accettazione è sicuramente minore rispetto all’adulto e talvolta vi sono casi in cui si rende necessario l’appoggio dello psicologo. Ricorrere troppo presto alla chirurgia estetica può “bruciare queste tappe” e fornire ai giovani l’idea – sbagliata - che il bisturi possa realizzare tutti i loro sogni di perfezionismo fisico».

In questo sogno illusorio che ruolo hanno i media?

«Sui media si sta passando da modelli estetici improntati alla magrezza estrema, a nuovi canoni di estetica innaturale dove è evidente l’intervento del chirurgo: seni non proporzionati ai corpi magri, glutei eccessivi e le famose “labbra a canotto”».

Come difendere i propri figli di fronte a queste insidie?

«Il ruolo della famiglia è fondamentale, ma è importante che anche i genitori abbiano un giusto rapporto con la chirurgia estetica, laddove dovessero ricorrervi. Solo così saranno capaci di fornire un imprinting sano ai ragazzi e renderli capaci di individuare quel sottile equilibrio tra voglia di migliorarsi e rispetto per la propria identità. Ed in questo si inserisce il ruolo del professionista serio che con le sue competenze ed il suo senso estetico riesce a correggere difetti fisici preservando la naturalezza e la proporzione corporea che da sempre è il valore che ha guidato il nostro lavoro».