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immagine raffigurante una rappresentazione dei diversi distretti mentaliLe persone che non hanno desideri non hanno futuro.

Con l'avvento dell'esistenzialismo e il riconoscimento della similitudine dei problemi umani di base, il campo degli interessi psicoterapeutici dagli anni '50 in poi si è allargato considerevolmente, le persone hanno cominciato a preoccuparsi non solo del fatto di essere malate o no ma anche di come potevano esercitare il loro potere, sperimentare un senso di appartenenza, tenersi in continuo contatto con i propri bisogni e i loro desideri attuali, migliorare la propria qualità di vita. Quando queste domande sono state assimilate dai nuovi psicoterapeuti, è germogliata una psicoterapia orientata in senso umanistico. La psicologia umanistica ha sottolineato la necessità di integrare nella sfera della personalità umana quegli atteggiamenti, emozioni o modi di essere non propriamente orientati al perfezionismo e/o a modelli stereotipati di comportamento. Si trova in linea con la visione dell'esistenzialismo ove viene enfatizzato il ritorno alla condizione dell'individuo così com'è, ovvero all'accettazione dei suoi limiti e della sua così detta imperfezione ed il diritto di avere le proprie difficoltà, come gli stati d'animo dell'ansia, dell'angoscia, della tristezza, ecc.

Gestalt è una parola tedesca che significa "totalità", "struttura", "configurazione". Ogni essere umano è una gestalt, nel senso che è una configurazione costituita da tante parti. Siamo fatti di pensieri, di emozioni, di sensazioni fisiche e tutti insieme i nostri aspetti formano una particolare ed unica totalità.

La psicologia della Gestalt è una terapia diretta verso il benessere dei clienti che ha come scopo quello di rendere la persona più consapevole e responsabile. In vista del raggiungimento di tale scopo il terapeuta adatta, prende in prestito, combina e inventa varie tecniche. Ogni tecnica deve essere la radicalizzazione della prescrizione "prenditi la responsabilità, sperimentati come attore delle tue azioni, sperimenta te stesso". Il terapeuta gestaltico è convinto, infatti, che solo quando il paziente diviene ciò che è, allora può dire di essere vivo. "Diventare ciò che si è" è un'affermazione che può risultare banale ma che in realtà non lo è per niente, soprattutto in un'epoca in cui c'è un forte aumento della confluenza sociale, dove i media impongono modelli stereotipati cui è difficile sottrarsi. La Gestalt crede fortemente nella possibilità di affermare il diritto alla propria differenza in una posizione esistenziale anti-globalizzante, in quest'ottica l'individuo viene visto come responsabile della soddisfazione dei propri bisogni, può scegliere da che parte andare e che farsene della propria vita. Può decidere se seguire i suggerimenti della propria famiglia, clan o cultura di appartenenza o decidere di abbandonare tutto e seguire per esempio gli insegnamenti di un maestro o di una religione o di andare a vivere in un altro paese con una cultura diversa da quella di appartenenza; l'esistenzialismo sottolinea la nostra responsabilità davanti alla nostra vita e alle nostre scelte. Solo quando la persona è in contatto diretto con la propria realtà e con ciò che vuole in questo momento, può forgiare l'anello centrale della catena di eventi ed esperienze che compongono la propria vita. Nella visione gestaltica il punto non è cambiare il mondo o i genitori o il fidanzato che ci fa soffrire, ma piuttosto è sviluppare una capacità di risposta mobile, cioè adeguata alle circostanze.

Il potere è nel presente; allontanarsi dal presente distoglie dalle caratteristiche della vita reale. E' nel presente che si possono modificare i comportamenti disfunzionali sia nei nostri confronti sia nei confronti del contesto. Il rapporto tra me e il mondo diventa così una co-costruzione: non so a priori cosa e come fare, il rapporto tra me e te è tutto da inventare.

L'obiettivo della terapia è il recupero della capacità di sperimentare. La parola chiave è infatti: esperienza. Nella vita di tutti i giorni sperimentiamo continuamente in realtà, ma non siamo profondamente in contatto con le nostre esperienze, di conseguenza ne perdiamo parte del valore e del significato. Il punto è essere svegli di fronte alla realtà, esserci dentro ed accettarla, e all'interno di questa sperimentare modalità di comportamento più funzionali e meno problematiche.

Dr.ssa F. Parri