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La cannabis terapeutica è efficace nel ridurre la spasticità e altri sintomi correlati nei pazienti con malattie del motoneurone (MND), come la SLA. È questo il risultato di un importante studio multicentrico tutto italiano appena pubblicato sulla rivista Lancet Neurology relativo a un nuovo farmaco cannabinoide, a base di derivati dalla Cannabis Sativa, recentemente approvato per il trattamento sintomatico della spasticità nella sclerosi multipla.

LO STUDIO

I ricercatori hanno reclutato 59 pazienti maggiorenni affetti da malattie del motoneurone con evidenti sintomi di spasticità. Sono stati suddivisi in due gruppi: in 29 hanno ricevuto il nuovo farmaco e in 30 un placebo.

«Abbiamo somministrato per 6 settimane cannabinoidi in spray che contenevano una stessa parte di tetraidrocannabinolo (THC) e di cannabidiolo (CBD) e i pazienti potevano accedere liberamente, secondo la loro tolleranza, a 12 spruzzi giornalieri» spiega uno degli autori dello studio, il neurologo Gabriele Mora direttore scientifico dell’IRCCS Maugeri di Milano e responsabile del Centro SLA di quell’istituto. In una seconda fase, a entrambi i gruppi è stato somministrato il farmaco.

I RISULTATI

«Dopo sei settimane di trattamento abbiamo rilevato nei pazienti trattati con il farmaco cannabinoide un miglioramento significativo dei sintomi correlati alla spasticità rispetto ai pazienti trattati con placebo» afferma Nilo Riva, primo autore del lavoro, dell’ospedale San Raffaele di Milano. Oltre alla minor spasticità, altri risultati includono la riduzione del dolore causato dalla rigidità e dagli spasmi e una migliore qualità del sonno.

«Uno studio importante visto che, malgrado i progressi della terapia genica, a oggi, dobbiamo occuparci soprattutto della sintomatologia di questa malattia: dalla disfagia, ossia la difficoltà nella deglutizione, alla conseguente scialorrea, emissione di saliva in eccesso, alla ventilazione polmonare, alla labilità emotiva. Per un paziente che, in una certa fase del decorso, diventa immobile in un letto», ha concluso Mora, «che la qualità del sonno migliori è certamente importante».

LA RICERCA

L’impiego di farmaci derivati dalla cannabis per queste patologie è ancora più interessante, spiegano dal San Raffaele, visti i risultati di alcune ricerche recenti svolte sul modello animale della SLA, secondo cui i cannabinoidi sarebbero in grado di rallentare la perdita delle capacità motorie e aumentare la sopravvivenza degli animali trattati, agendo quindi in funzione neuroprotettiva.

Per quanto riguarda le ricadute sui pazienti, «sempre più la ricerca sulla SLA è focalizzata all’identificazione di meccanismi patogenetici e potenziali bersagli terapeutici», dice il direttore scientifico di Maugeri, Mario Melazzini, ammalato di SLA, «ma nel contempo, grazie anche a ricerche come questa, si cerca di gestire i sintomi legati alla malattia con un miglioramento della qualità della vita. La lotta alla Sla è un gioco di squarda». Come è stato anche questo studio multicentrico, supportato da Fondazione Italiana di Ricerca per la Sclerosi Laterale Amiotrofica (AriSLA) e frutto di una collaborazione tra più centri di eccellenza come l’Irccs Ospedale San Raffaele, l’Irccs Maugeri di Milano, l’Università di Padova, l’Università di Pavia e il Centro Clinico Nemo di Milano.