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Ciclo irregolare, secchezza vaginale, insonnia, irritabilità, vampate di calore e sudorazione notturna. Questi sono i primi segnali della menopausa alle porte. Una fase fisiologica che segna la fine dell’età fertile e determina una serie di cambiamenti che possono causare disagio o malessere, «a cui però non bisogna rassegnarsi».

«La menopausa non è una malattia» rassicura il ginecologo Stefano Lello, segretario della Società italiana di ginecologia della terza età (SIGiTE). «E i segnali di disagio, se intensi, non vanno sottovalutati ma affrontati. Per questo raccomandiamo di consultare il ginecologo e, in base all’esito di accurati controlli, valutare l’opportunità di iniziare la terapia ormonale sostitutiva o la necessità di visite specialistiche: da cardiologo, dermatologo, neurologo… a seconda dei sintomi che più impattano sulla qualità della vita della donna».

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UNA TAPPA FISIOLOGICA CHE PERÒ PUÒ ALTERARE LO STATO DI BENESSERE

Nel corso della menopausa aumenta infatti il rischio di avere a che fare con alcuni disturbi e malattie che possono compromettere il benessere psicofisico: ipertensione e palpitazioni, alopecia (perdita di capelli) e riduzione del trofismo cutaneo, dolori articolari e osteoporosi... E già a partire dal periodo del climaterio, che precede la menopausa vera e propria e può essere più o meno lungo, le famose caldane, gli sbalzi d’umore, il calo della libido e i dolori durante i rapporti sessuali possono interferire con la quotidianità. Una quotidianità che può essere segnata dunque da una maggior vulnerabilità fisica e psico-emotiva.

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IMBARAZZO, FRUSTRAZIONE E UMORE INSTABILE

Con l’avanzare dell’età, il fisiologico calo del livello di estrogeni (gli ormoni sessuali femminili) innesca i famigerati sintomi neurovegetativi tipici della menopausa: improvvisa sensazione di calore intenso, palpitazioni e tachicardia, sbalzi della pressione arteriosa, disturbi del sonno. E le vampate di calore con conseguente sudorazione (anche abbondante) possono causare imbarazzo, disagio e frustrazione tali da interferire con le relazioni sociali.

Il nuovo assetto ormonale impatta anche sul benessere emotivo e sul tono dell’umore: meno estrogeni significa (anche) livelli più bassi di serotonina, il cosiddetto ormone del buonumore. «E così non c’è da stupirsi se molte donne, durante la menopausa, sperimentano un’improvvisa instabilità emotiva» spiega Stefano Lello, del Dipartimento Salute Donna e Bambino - Fondazione Policlinico Gemelli di Roma.

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PELLE SECCA, RUGHE E PANCETTA

Durante questa fase della vita, la donna può avere la sensazione di invecchiare più rapidamente osservando pronunciati cambiamenti nel proprio corpo e dovendo fronteggiare anche affaticamento e disturbi della concentrazione e della memoria riconducibili al calo degli estrogeni. «La menopausa può essere infatti caratterizzata dall’aumento di peso e, in particolare, dall’incremento di grasso a livello addominale». In altre parole, è piuttosto comune metter su un po’ di pancetta. Del resto, la carenza di estrogeni condiziona, insieme all’età, un rallentamento del metabolismo in generale. Ma non solo: «la riduzione degli ormoni femminili favorisce anche l’invecchiamento cutaneo» precisa il ginecologo. Perché questi ormoni influenzano la produzione di collagene ed elastina, oltre che l’idratazione cutanea.

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INFARTO, ICTUS E OSTEOPOROSI

Non è poi da sottovalutare, anzi, che quando calano gli estrogeni la donna è più esposta al rischio cardiovascolare (infarto cardiaco, ictus cerebrale, ipertensione). Fino alla menopausa, infatti, le donne hanno un rischio cardiovascolare inferiore a quello degli uomini perché «gli estrogeni prodotti dalle ovaie garantiscono un migliore quadro lipidico nel sangue e una vasodilatazione delle arterie». In altre parole, «la donna che è già in menopausa presenta un rischio aumentato di malattia cardiovascolare rispetto a una coetanea che non è ancora in menopausa» precisa Lello.

La carenza di estrogeni impatta anche sulla salute delle ossa, che col passare dell’età diventano più fragili e più vulnerabili al rischio di frattura. «L’osteoporosi, cioè la riduzione della resistenza e della massa ossea, con conseguente aumento del rischio di avere una frattura, è una malattia infatti correlata all’età, e i bassi livelli di estrogeni tipici della post menopausa concorrono a ridurre progressivamente la quantità e la qualità del tessuto osseo perché alterano il meccanismo alla base del suo rinnovamento».

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MENOPAUSA: ADDIO ALLA VITA SESSUALE?

Se i sintomi vasomotori, tipici della carenza estrogenica, e i disturbi del sonno che ne conseguono, sono definiti sintomi a breve termine perché tendono a comparire in prossimità della completa cessazione della produzione ormonale da parte delle ovaie per poi scomparire nel tempo; invece altri disagi con il passare degli anni potrebbero peggiorare. Per esempio l’irritazione vaginale e la secchezza.

«La secchezza vaginale è un sintomo tipico della (post)menopausa - spiega il ginecologo - e con il passare del tempo può creare una situazione di dispareunia, cioè di dolore durante i rapporti sessuali, che alla lunga può distogliere la donna dall’avere rapporti con il partner. Vi si aggiunge poi il calo della libido legato alla riduzione del testosterone e degli estrogeni». Ma entrare in menopausa non significa dire addio alla propria vita sessuale.

Ancora una volta allora, Lello raccomanda di parlarne con la ginecologa o il ginecologo di fiducia per individuare il rimedio più efficace per preservare al meglio il proprio stato di salute e prevenire – anche grazie a corretti stili di vita – eventuali disagi.

Come viene sottolineato infatti nelle «Raccomandazioni mediche per la donna in menopausa» della Sigo (Società italiana di ginecologia e ostetricia), l’incontro con il medico può rappresentare una grande opportunità: quella di iniziare un percorso diagnostico, preventivo e terapeutico, che deve prevedere indagini e rimedi diversi, anche in funzione delle differenze individuali in termini di patologie e di bisogni.