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All’inizio, sembra il più classico dei raffreddori. Ma in questi casi le conseguenze dell’infezione respiratoria possono essere più gravi e portare finanche alla paralisi dei bambini che ne sono colpiti, come accade con il virus della poliomielite. Si chiama mielite flaccida acuta la condizione che finora, negli Stati Uniti, ha colpito 127 persone: nella quasi totalità dei casi bambini e adolescenti.

Ondate analoghe - il periodo tra agosto e ottobre è comunque quello di massima circolazione del virus - si sono registrate anche nel 2014 (prima volta) e nel 2016. Alla base di tutto, con ogni probabilità, c’è l’enterovirus D68, un agente della famiglia dei poliovirus. Le prove, però, sono ancora incomplete. Ci si chiede innanzitutto come mai l’infezione evolva nella paralisi soltanto in una minoranza dei casi.

Una correlazione da perfezionare

Tutti questi aspetti stanno facendo crescere la preoccupazione al di là dell’Atlantico. La complicanza dell’infezione può risolversi in poche ore, con il ritorno dei pazienti al pieno controllo della muscolatura dei propri arti. Oppure perdurare fino all’irreversibilità. Quello che gli esperti hanno potuto escludere con certezza, finora, è il coinvolgimento del virus responsabile della poliomielite: mai rilevato in alcuno dei campioni fecali dei pazienti colpiti dalla mielite flaccida acuta.

Rimane però il dato di fatto. Negli ultimi quattro anni, a cavallo tra la fine dell’estate e l’autunno, negli Stati Uniti s’è osservato un aumento dei casi, in concomitanza con la diffusione di infezioni respiratorie dovute a rinovirus ed enterovirus.

Cercando di capire se vi fosse una correlazione fra l’infezione respiratoria e la paralisi, si è arrivati a quello che è lo stato dell’arte. La corrispondenza tra l’aumento delle infezioni e dei casi di paralisi flaccida farebbe ipotizzare un ruolo dell’enterovirus D68, come confermato anche pochi mesi fa in un lavoro pubblicato sulla rivista «The Lancet Infectious Diseases» . Ma la rara rilevazione del virus nel liquido cerebrospinale e l’assenza di studi su animali non permette ancora di confermare la correlazione oltre ogni ragionevole dubbio.

Segnalare subito i casi sospetti

In alternativa, a causare la mielite flaccida acuta potrebbero essere il virus del Nilo occidentale, alcune tossine ambientali o un difetto del sistema immunitario che porta i linfociti ad aggredire le cellule del proprio organismo. Molti però sono i punti da chiarire: a partire dal motivo che spinge il virus a infettare la maggior parte delle persone senza innescare queste conseguenze.

Per adesso, soltanto ipotesi: da un possibile ruolo di alcuni geni alla possibilità che il virus determini la paralisi soltanto se arriva a contatto con dei muscoli lesionati. Quanto alle terapie, gli esperti stanno sperimentando delle immunoglobuline e il farmaco fluoxetina. Visto che i dubbi sono più delle certezze, il Centro statunitense per il Controllo delle Malattie Infettive (Cdc) ha lanciato un messaggio chiaro ai genitori: «Occorre cercare subito il supporto di un medico se un figlio sviluppa una debolezza improvvisa e progressiva, fino alla perdita nel controllo degli arti». La prontezza nella sorveglianza e nella diagnosi sono le armi più efficaci al momento disponibili per evitare la mielite flaccida acuta.

Twitter @fabioditodaro