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crisi-economicaSiamo ormai giunti al sesto anno di crisi. Crisi vera e profonda. E che ha comportato seri effetti anche nell'ambito dell'odontoiatria. Alcuni anche positivi, in verità.

Un primo elemento perfettamente in linea con le grandezze macro-economiche dei Paesi dell'Occidente, è il progressivo impoverimento della classe media e la polarizzazione dei redditi che fa scopa con il fatto che in Italia molti pazienti che fino a ieri si rivolgevano al dentista privato oggi si recano nelle strutture pubbliche per la semplice ragione che... non possono permettersi altro. Il che significa, in soldoni, che la ricchezza è meno diffusa sulla popolazione e si concentra in sempre meno mani. Aumentano i poveri, anche all'interno di quelle fasce di popolazione che prima povere non erano.

Un elemento di riflessione in questa direzione  nasce da alcune notizie inerenti all'odontoiatria pubblica, che viene scelta, verosimilmente e almeno in gran parte, proprio da coloro che non possono più permettersi quella privata ( che sono, guarda caso,  in forte aumento rispetto al passato ). E che riguardano persino ambiti in cui il privato raramente si è spinto nel passato.

"Un paziente su 3 rinuncia infatti alle visite di controllo post-operatorie nei reparti di odontoiatria degli ospedali italiani, dove in genere si eseguono interventi complicati o su pazienti più fragili, difficilmente realizzati negli studi privati".
A lanciare l'allarme Francesco Riva, direttore della chirurgia odontostomatologica dell'ospedale Eastman di Roma a margine della presentazione dell'Open Day dei servizi sanitari pubblici, dedicato alla salute della bocca, che prevede – dal 13 al 15 novembre – visite gratuite specialistiche nelle diverse strutture pubbliche italiane di odontoiatria e chirurgia maxillo-facciale.
"In questi anni di crisi – ha spiegato Riva all'Adnkronos Salute – abbiamo notato che gli italiani fanno sempre meno controlli, perché la spesa anche del semplice ticket è diventata poco sostenibile. Un fenomeno evidentissimo per le visite di controllo o per le radiografie post operatorie che richiediamo ai pazienti. E questo fa crescere i rischi". Che sono molti.
Se il medico non può valutare il decorso post operatorio, infatti, problemi che potrebbero essere risolti rapidamente ingenerano invece complicanze. "Le complicazioni infettive – dice Riva – possono vanificare i risultati ottenuti in sala operatoria. E questo, oltre a pesare sulla salute e sulla qualità della vita dei pazienti, pesa anche a livello economico sul SSN".
"La prevenzione, per quanto riguarda la salute della bocca, è fondamentale, in particolare per i tumori del cavo orale che ancora oggi sono troppo spesso rilavati in stadi più avanzati rispetto a molte altre patologie oncologiche" (tratto dal sito Dentisti Italia).

Ora, si può dire quello che si vuole sulla Sanità Pubblica. Ma questi fenomeni comportano un sacco di conseguenze. Anzitutto in termini di salute pubblica, che va ovviamente peggiorando. Ma anche in termini di spesa crescente per il SSN, perché le operazioni fallite per mancanza di controlli richiederanno nuovi interventi più complicati e costosi, aggravi di costi per contenziosi crescenti che sono sempre a carico del bilancio pubblico e un sempre peggiore rapporto tra pazienti e medici.  Quest'ultimo in particolare, comporta di per sé minor fiducia e maggiori contenziosi oltre che rinuncia alle cure, a prescindere dall'esistenza o meno di reali casi di malpratice. E già oggi il contenzioso è molto più alto di dieci anni fa e continua a crescere, soprattutto in determinate specialistiche (ginecologia, urologia, cardiologia, ortopedia, chirurgia estetica). Le Asl non riescono più a stipulare polizze di copertura del rischio e devono far fronte con proprie risorse (in diminuzione per le politiche di contenimento della spesa pubblica). Alcuni medici evitano le specialistiche più rischiose, mettono in atto strategie di cosiddetta medicina difensiva o addirittura vanno all'estero. Insomma, un quadro in costante avvitamento.

Per tutti gli altri pazienti, quelli che ancora, sia pur con crescente fatica, si rivolgono al privato, tutto è rimasto come prima ?

Direi di no. La crisi ha infatti cambiato i modelli di consumo delle persone, che oggi sono molto più attente di prima nello spendere i propri soldi e anche nello scegliere il Medico di riferimento. Neanche il passaparola basta più.

"Oggi, quando si deve affrontare una qualsiasi spesa, si cerca prima di tutto il modo di come poter investire al meglio il budget che si ha a disposizione. Con questo nuovo concetto vengono affrontate anche le spese odontoiatriche, in particolare modo quando si tratta di ortognatodonzia e di implantologia. I pazienti sanno bene che dovranno affrontare cure lunghe e costose, ma sanno altrettanto bene che, se non saranno portate avanti da esperti professionisti del settore, potrebbero anche arrivare ad arrecare loro grossi problemi di salute nel futuro. Lo stesso concetto vale per la parodontologia, la pedodonzia, l'endodonzia e per tutte le altre branche dell'odontoiatria. Quando si deve affrontare una spesa per la salute, altro che risparmio! Portafoglio aperto si, ma spietata ricerca per individuare il maggior beneficio in termini di costo/resa.
In poche parole, quando si tratta di spendere i soldi per aggiustarsi la bocca, non basta più il semplice passaparola di un parente o di un amico per scegliere il professionista a cui affidarsi. Oggi i pazienti vogliono toccare con mano da chi saranno curati e a chi daranno i loro soldi.... vogliono sapere tutto del dentista che sceglieranno ancora prima di mettere piede nel suo studio. Perchè non dovrebbero essere presenti in internet? E perchè, se presenti, non fornire adeguate informazioni sulle strutture che li compongono, sulle strumentazioni in uso, sulle cure che vengono effettuate, sugli specialisti che le effettuano e tanto altro ancora. Hanno forse qualcosa da nascondere? Se non sono presenti..... è meglio non andarci. Se sono presenti, ma con scarse informazioni..... è meglio cercarne un altro.
Quando la crisi sarà passata, nei nostri armadi ci sarà molto meno roba, ma più di qualità; si sarà ridotto il numero dei ristoranti e dei bar, ma il mangiare e il caffè saranno certamente migliori; ci saranno sicuramente meno dentisti, ma quelli che resteranno saranno quelli che già oggi stanno cavalcando la crisi alla grande e che grazie a loro l'odontoiatria italiana resterà ai livelli di "eccellenza" nel mondo. Che poi degli attuali 56.000 dentisti, presenti sul nostro territorio, ne restino solo 30.000 che ben venga visto che in Italia ne abbiamo troppi e non tutti sempre all'altezza di poter assicurare ai propri pazienti "Qualità" ed "Eccellenza" ( l'Organizzazione Mondiale della Sanità da 1 dentista ogni 2.000 abitanti e noi ne abbiamo quasi il doppio)".(tratto dal sito: Dentisti Italia).

La crisi sta quindi spingendo una buona parte dei pazienti alla ricerca di un sempre migliore rapporto qualità prezzo nell'odontoiatria privata. E tutti gli altri che quella sanità non se la possono permettere  si recano nelle strutture pubbliche e sempre meno nei vari centri privati low cost che al basso prezzo associano quasi sempre bassa qualità. E' probabile che quando la crisi sarà finita, il panorama del Dentale sarà meno e meglio popolato e questo è sicuramente un bene.

Ma un Paese civile dovrebbe curare tutti, anche a chi non si può permettere il privato, in maniera accettabile. E sarà difficile che questo possa realizzarsi pienamente nel contesto attuale e futuro. Intendiamoci, la responsabilità non è certo della Sanità Pubblica, che fa quel che può. Ma se esistono cittadini di questo Paese che non possono neanche pagare il ticket di un controllo post-operatorio ( che è importantissimo, perché un quadro infiammatorio può inficiare la buona riuscita di qualsiasi atto chirurgico e senza alcuna colpa del chirurgo ) qualche domanda chi ci governa se la dovrebbe porre. Non esistono soluzioni facili, questo è certo, perché bisogna lavorare contemporaneamente sulla capacità di spesa dei soggetti deboli, sull'offerta di prestazioni sanitarie pubbliche più capillari e diffuse e di programmi estesi di prevenzione e sulla crescente consapevolezza dei pazienti di queste tematiche ( utilizzando anche i media, come si fa in molti Paesi europei, ad esempio, e con risultati di rilievo ) . Ma almeno ci si risparmi i proclami trionfalistici sulle meravigliose sorti e progressive in tutti i programmi televisivi. Meno chiacchere e a lavorare.

Per quel che ci riguarda, queste notizie da una parte ci danno forte motivazione, perché quello che cercano oggi i pazienti abbiamo sempre cercato di farlo molto prima che divenisse di dominio pubblico e universalmente riconosciuto (e molti ci prendevano per matti o quantomeno per idealisti, pensa un po' che roba). Dall'altra però ci intristiscono, perché il bello della vita sta nello star bene quando stanno bene anche gli altri (o perlomeno la grande maggioranza). E non mi pare che oggi le cose stiano così.
Non rimane che rimboccarsi le maniche e guardare al futuro con positività e ottimismo. Altro non conviene e non sappiamo fare.

Un caro saluto e arrivederci al prossimo post.

Pietro Palolo Mastinu