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Il trattamento della patologia emorroidaria oggi: la chirurgia mini-invasiva

A cura del Dott. Alfredo Giordano, Chirurgo generale, Resp. UCP Salerno, Ospedale di Cava de' Tirreni, Azienda Universitaria di Salerno Negli ultimi 10 anni la terapia della malattia emorroidaria e' radicalmente cambiata, grazie al diffondersi delle tecniche di un chirurgo italiano, Antonio Longo, che ha avuto il merito di provocare una vera e propria rivoluzione nell'approccio a tali patologie in quanto non si parla piu' di asportare le emorroidi ma di riposizionarle nel loro sito originario cioè all'interno dell'ano. Infatti studi approfonditi di fisiopatologia hanno dimostrato che affinché si sviluppi la malattia, cioè che i cuscinetti emorroidari perdano la loro posizione originaria e scendano nel canale anale e progressivamente al di fuori di esso, occorre che si verifichi il prolasso della mucosa rettale.

Su queste basi, cioe' che vi sia uno stretto legame tra emorroidi e prolasso della mucosa rettale ( c.d. Prolasso muco-emorroidario) il dott. Longo ha ideato una nuova tecnica chirurgica che consiste nell'effettuare un vero e proprio lifting rettale che ha come risultato la risalita delle emorroidi nel canale anale, cioe' nella posizione di origine. Infatti i cuscinetti emorroidari, se normalmente posizionati, hanno una funzione importante in quanto, contrapponendosi gli uni agli altri, assicurano la chiusura "a tenuta" dell'ano, come una sorta di guarnizione. Inoltre hanno la funzione cosiddetta " discriminante " sul contenuto rettale, tanto e' vero che noi abbiamo la perfetta cognizione della presenza nella nostra ampolla rettale di feci solide, molli, diarroiche o gas.

L'intervento si chiama Mucoprolassectomia transanale meccanica o piu' brevemente PPH; nei casi di prolassi particolarmente abbondanti invece occorre una variante di tecnica denominata STARR (resezione rettale transanale meccanica) . La metodica si effettua adoperando degli apperecchi monouso denominati suturatrici meccaniche o, con termine anglosassone, staplers. Tali staplers, sapientemente utilizzati ed introdotti nel retto attraverso un apposito anoscopio, realizzano una resezione circonferenziale del retto stesso, ossia una asportazione di un "anello di retto" e nello stesso tempo una sutura per ricreare la continuità della parete rettale. Il risultato e', come anticipato, la risalita del tessuto emorroidario.

Come si intuisce, non vi e' alcuna incisione o ferita al di fuori dell'ano, zona molto innervata e quindi il dolore post-operatorio e' pressoché assente. Difatti la ripresa funzionale e' immediata e non vi e' alcuno stress alla prima evacuazione. Con il diffondersi di queste tecniche mini-invasive, i pazienti hanno capito che si e' passati da una chirurgia "con dolore" ad una chirurgia "senza dolore", senza dover pero' rinunciare ai risultati. Tant'è che i pazienti si rivolgono sempre più numerosi e fiduciosi al proctologo, grazie anche al lavoro svolto sui media e sulla rete internet per divulgare queste tecniche del tutto made in Italy. In definitiva i pazienti sono usciti dall'ombra  creata dal pudore e dal timore delle sofferenze legate alle vecchie metodiche chirurgiche come la emorroidectomia (asportazione delle emorroidi) che consisteva in una rimozione di tessuti effettuata all'esterno dell'ano ed era quindi gravata da intenso dolore nel postoperatorio. Sono tristemente noti i racconti di svenimenti alle prime evacuazioni postoperatorie e tempi di guarigione lunghi 30 giorni, con dolorose medicazioni. Le tecniche mini-invasive Pph e Starr sono state ideate per risolvere il problema "emorroidi" ed hanno centrato l'obiettivo, in maniera affidabile e sicura, riducendo altresì i tempi di ricovero e di ripresa delle attività quotidiane e lavorative.

Il consiglio, come sempre, e' quello di affidarsi ad una figura professionale competente, dedicata a questa delicata chirurgia, per trarne tutti i benefici. In una parola, in mani esperte.   A tal fine, oltre che al passaparola che da sempre orienta i pazienti nella scelta del sanitario o della struttura cui rivolgersi, un buon sistema, sicuramente meno empirico, e' quello di consultare i siti web ufficiali delle società corporative di medici specialisti, dove e' sempre possibile ottenere le credenziali dei centri di riferimento presenti sul territorio. E' una sorta di "certificato di qualita' della struttura". Per quanto attiene la branca inerente il trattamento delle patologie proctologiche, ci si può collegare al sito della Società italiana unitaria di colo-proctologia all'indirizzo www.siucp.org.