Il legame tra la depressione e le altre malattie è più profondo di quanto finora sospettato. Si sapeva già che la depressione peggiora la prognosi di qualunque malattia e che il tasso di incidenza di alcune patologie comuni è più elevato nei pazienti depressi. La novità è che sembra esserci una relazione causale: non soltanto la depressione porta chi ne soffre a prendersi poco cura di sé, non curarsi e adottare condotte meno igieniche, ma essa provoca un aumento dal 12 al 32% del rischio di sviluppare altre malattie, come asma, disordini urinari, patologie cardiovascolari, ipercolesterolemia, esofagiti, gastroenteriti, incidendo direttamente sui tassi di sopravvivenza. Lo ha mostrato uno studio apparso su Molecular Psychiatry in cui sono stati analizzati i dati genetici di oltre 330mila persone; questa correlazione tra la depressione e altre malattie organiche è un’ulteriore conferma, insomma, che malattia fisica e mentale non sono cose diverse o disgiunte.

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LA DEPRESSIONE AUMENTA
La depressione, secondo l’Oms, è destinata a diventare la prima causa di spesa sanitaria entro il 2030. «Con un’incidenza aumentata quasi del 20% in dieci anni, è una delle malattie più importanti e gravi, associata all’invecchiamento e a fattori stressanti come l’urbanizzazione e i conflitti dentro le grandi città» ha detto Massimo Di Giannantonio, ordinario di psichiatria dell'Università degli Studi G. D'Annunzio di Chieti e presidente eletto della Società Italiana di Psichiatria SIP.

«Ciò pone un enorme problema di salute pubblica e richiede un adeguato stanziamento di risorse per la cura e la prevenzione». La situazione in Italia è a macchia di leopardo e l’erogazione dei servizi è alquanto disomogenea e gli investimenti sono scarsi: «ai dipartimenti di salute mentale non va il 5% della spesa sanitaria totale, ma molto meno e in alcuni bacini territoriali non si arriva all’1,8%».

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IL PERSONALE DIMINUISCE
I dati della SIP indicano, inoltre, in 12 mesi una riduzione del 10% del personale delle unità operative psichiatriche pubbliche che è passato da 31mila addetti (di cui il 19% sono i medici specialisti, il 7% psicologi, 44% infermieri) nel 2016 a 27mila nel 2017, con una ripercussione sui servizi ai cittadini e ai quasi 3 milioni di italiani con disturbi depressivi. Eppure, i 145 dipartimenti di salute mentale del nostro paese si prendono cura di ogni disturbo, dalle dipendenze ai disordini dello sviluppo, di ogni fascia d’età con tutti strumenti più innovativi che hanno a disposizione, non solo farmacologici, ma anche riabilitativi, psicoeducazionali e psicoterapeutici.

La SIP denuncia la condizione della psichiatria nel paese e la netta distanza tra il bisogno e l’offerta di cure. «Bisognerebbe invece avere chiaro che investire sulla salute mentale porta a un aumento del Pil del paese perché contrasta la perdita di produttività del lavoratore con una diagnosi che può vedere compromettesse la capacità e l’efficienza lavorativa» dice Salvatore Varia, vicepresidente SIP e direttore della psichiatria del Dipartimento di salute mentale dell’Azienda sanitaria provinciale di Palermo. Il più delle volte, inoltre, tra ospedalizzazioni, visite, spese farmaceutiche, accessi al pronto soccorso, è l’intera famiglia a essere coinvolta da una diagnosi di depressione.

LA VULNERABILITÀ DELLE DONNE

C’è poi una parte della popolazione a rischio: le donne, che sono più colpite degli uomini, tanto che dei 3milioni di depressi in Italia, 2milioni sono donne. Periodi critici sono anche la gravidanza e il post parto. In costoro la depressione è ancora troppo spesso sottovalutata e non diagnosticata, «nonostante le ripercussioni anche pesanti sullo sviluppo del feto e la salute del nascituro» spiega la professoressa Emi Bondi, direttrice del dipartimento di psichiatri degli ospedali riuniti di Bergamo, che parla di un «sommerso» di depressione tra le donne.

LA GIORNATA MONDIALE DI SALUTE MENTALE 2019

Venerdì 10 ottobre si celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale, quest’anno dedicata alla prevenzione del suicidio, causa della morte di 800mila persone l’anno (una ogni 40 secondi, da qui lo slogan della campagna di sensibilizzazione dell’Oms cui aderiscono l'Associazione Psichiatrica Europea (EPA) e delle Associazioni Psichiatriche Nazionali (NPA) a lei affiliate "40 secondi di azione") e seconda causa di morte per i giovani. Dal 40 al 70% dei pazienti depressi ha pensieri suicidari, il 10-15% dei gesti estremi si verifica in chi soffre di depressione: «Bisogna curare le persone a rischio, come chi è depresso, che è da 8 a 15 volte più a rischio, o gli anziani che abusano di alcol cui magari ricorrono come tentativo “autocurativo”» spiega Enrico Zanalda, presidente SIP e direttore del Dipartimento di Salute Mentale ASL Torino3.

«Altri fattori di rischio sono fisici, mentali e sociali, sono le malattie croniche, la povertà e l’isolamento. Cruciale è quindi la prevenzione e la formazione continua in questo senso di medici di base, specialisti e altri professionisti della salute».

Secondo solo gli incidenti, «il suicidio è la seconda causa di morte per gli under 25» puntualizza Salvatore Varia, vicepresidente SIP. «Che si tratti di depressione, di un problema psicotico o legato all’uso di sostanze, l’intervento deve essere sempre efficace e precoce». I farmaci innovativi ci sono e, questo è l’appello degli psichiatri, ne andrebbero garantite la disponibilità e l’accessibilità su tutto il territorio nazionale.

I GIOVANI, LE NUOVE DROGHE E LA STORIA
Le nuove droghe di origine sintetica, potentissime e per lo più sconosciute ai tossicologi di tutta Europa già al lavoro in team, sono un problema diffuso anche nel nostro paese. Sostanze da studiare e di cui non si conoscono gli effetti di lungo periodo. «L’inaugurazione della nuova sede della SIP di oggi qui (al padiglione XXVI dell’Ospedale psichiatrico Santa Maria della Pietà di Roma), nella città dove la Società venne fondata nel 1871, è un ritorno alle origini e anche una riscoperta della nostra storia» dice Giuseppe Ducci, Direttore del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura del DSM della ASL Roma e presso l'Ospedale S. Filippo Neri, sottolineando il risvolto culturale di questa operazione: «Proprio l’assolutizzazione del presente è oggi uno degli atteggiamenti degli adolescenti, per i quali esiste un presente dilatato da vivere all’insegna del massimo sballo, come testimonia l’epidemia di nuove droghe cui assistiamo». Riscoprire la storia della psichiatria, soprattutto quella recente, significa scoprire la battaglia per l’impegno sociale in favore dell’inclusione in società anche di chi ne era ai margini.