Anche quest’anno per il sesto anno consecutivo, la settimana di sensibilizzazione sulle malattie mitocondriali, promossa in Italia dall’associazione Mitocon Onlus, si propone di portare all’attenzione di tutti, il tema delle malattie mitocondriali.

Tali patologie sono rare e dovute a errori genetici a livello dei mitocondri. I mitocondri sono le centraline energetiche delle cellule: se non funzionano le cellule si spengono ovvero non hanno l’energia sufficiente per funzionare. A seconda dei tessuti con i mitocondri malfunzionanti si palesano sindromi dalle gravissime manifestazioni. Una delle malattie mitocondriali sulla quale si vuole focalizzare l’attenzione quest’anno è la sindrome di Leigh: una delle più diffuse in età pediatrica. Proprio questa malattia sarà ampiamente dibattuta all’interno del seminario Le malattie mitocondriali nel bambino: un rebus in cerca di soluzione. L’evento si svolgerà venerdi 20 settembre presso l’Auditorium Ospedale Pediatrico Bambino Gesù (sede di San Paolo) ed è organizzato dall’associazione Mitocon Onlus, riferimento in Italia per le persone e le famiglie affette da malattie mitocondriali, in collaborazione con l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma con il patrocinio della Fondazione Telethon. Vista la complessità del tema abbiamo posto alcune domande al professor Enrico Bertini dell’Unità delle Malattie Muscolari e Neurodegenerative dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù in collaborazione con la dott.ssa Daria Diodato Neurologa ricercatrice al fine di cercare di comprendere al meglio cosa soffrono i bambini con questa sindrome e quali speranze hanno, in base agli sviluppi di ricerca.

Quanti casi di questa sindrome ci sono in Italia?

«Diverse mutazioni genetiche possono determinare la sindrome di Leigh. Tale condizione è generalmente causata da una carenza di uno o più enzimi diversi (ad esempio, enzimi della catena respiratoria mitocondriale o componenti enzimatici del complesso piruvato deidrogenasi). Queste carenze enzimatiche sono causate da mutazioni genetiche in uno dei diversi geni implicati nella malattia dei quali è nota oramai una lunga lista che si avvicina al centinaio. Ecco perché si dice che questa malattia è caratterizzata da una notevole eterogeneità genetica. In alcuni casi non si riesce a identificare nessuna causa genetica nota, pertanto si tratta di nuovi geni responsabili e non ancora caratterizzati. Dalla letteratura scientifica emerge che la sindrome di Leigh ha una prevalenza di 1 su 36.000-40.000 nati vivi. In Italia si può dire, sulla base dei dati che stanno emergendo dall’analisi del registro delle Malattie Mitocondriali gestito da MITOCON a livello nazionale, che il numero si aggira intorno a più di 200 pazienti».

Quali sintomi ha un bambino con questa sindrome?

«I sintomi della sindrome di Leigh classica (encefalopatia necrotizzante infantile), di solito iniziano tra i 3 mesi e i 2 anni. Nella maggior parte dei bambini, il primo segno evidente è la perdita di abilità motorie precedentemente acquisite. In caso di esordio precoce (cioè 3 mesi), i primi sintomi possono essere la perdita del controllo della testa e la scarsa capacità di succhiare. Ciò può essere accompagnato da una profonda perdita di appetito, vomito ricorrente, irritabilità, pianto continuo e possibile insorgenza di crisi convulsive. Possono inoltre verificarsi ritardi nel raggiungimento delle tappe dello sviluppo. I neonati affetti potrebbero non riuscire a crescere e aumentare di peso al ritmo previsto. Se l'insorgenza della sindrome di Leigh è più tardiva, nell'infanzia (ad es. 24 mesi), il bambino può avere difficoltà ad articolare le parole e a coordinare movimenti volontari come camminare o correre. Le capacità intellettive acquisite in precedenza possono regredire e può verificarsi anche disabilità intellettiva».

C’è anche un deterioramento neurologico progressivo?

«Purtroppo si: il deterioramento è caratterizzato da una varietà di sintomi tra cui debolezza generalizzata, mancanza di tono muscolare (ipotonia), goffaggine, tremori, spasticità e distonia che provocano movimenti lenti e rigidi delle gambe e / o assenza di riflessi tendinei. L’ulteriore sviluppo neurologico è in ritardo».

Quali altri apparati possono essere colpiti in questa sindrome?

«Possono talvolta verificarsi episodi di acidosi lattica: sono caratterizzati da livelli aumentati di acido lattico nel sangue, nel cervello e in altri tessuti del corpo. Periodicamente, i livelli di CO2 nel sangue possono aumentare (ipercapnia). L'acidosi lattica e l'ipercapnia possono portare a regressione psicomotoria e insufficienza respiratoria, cardiaca o renale.

I bambini con sindrome di Leigh di solito sviluppano problemi respiratori, tra cui una interruzione transitoria della respirazione spontanea (apnea), difficoltà respiratoria (dispnea), respiro anormalmente rapido (iperventilazione) e / o schemi respiratori anormali. Alcuni bambini possono anche avere difficoltà a deglutire (disfagia). I problemi visivi possono includere movimenti oculari anormalmente rapidi (nistagmo), pupille iporeattive, occhi incrociati (strabismo), paralisi di alcuni muscoli oculari (oftalmoplegia), deterioramento dei nervi oculari (atrofia ottica) e / o compromissione della vista che porta alla cecità.

La sindrome di Leigh può anche associarsi a cardiopatia. Alcuni bambini con questo disturbo possono avere un ingrossamento anormale del cuore (cardiomiopatia ipertrofica o dilatativa) oppure una ipertrofia settale asimmetrica. Alla fine può associarsi una neuropatia periferica, causando progressiva debolezza delle braccia e delle gambe».

E’ una malattia solo pediatrica o vi è anche una forma che colpisce le persone adulte?

«In effetti in una variante molto rara del disturbo chiamata encefalomielopatia necrotizzante subacuta i sintomi si manifestano durante l'adolescenza o la prima età adulta. I problemi iniziali, di solito, si ravvisano alla vista e possono includere anomalie quali campi visivi centrali "sfocati" o perdita visiva progressiva dovuta alla degenerazione del nervo ottico (atrofia ottica bilaterale). I problemi neurologici associati alla malattia progrediscono lentamente in questa forma di disturbo. A circa 50 anni, le persone colpite lamentano una progressiva scarsa coordinazione dei movimenti volontari. Ulteriori sintomi tardivi possono includere paralisi parziale e paraparesi spastica, sindromi distoniche e convulsioni e vari gradi di demenza».

Si può prevenire?

«L’unica prevenzione possibile allo stato attuale è la corretta informazione che si riceve durante la consulenza genetica che informa sul rischio di ricorrenza in una famiglia che ha già avuto l’ esperienza di un figlio affetto dalla sindrome di Leigh. La consulenza genetica è quindi altamente raccomandata per le famiglie di persone affette da questo disturbo».

Una volta fatta diagnosi, cosa succede?

«Non esistono terapie comprovate per la sindrome di Leigh di alcun tipo. Le raccomandazioni terapeutiche si basano principalmente su studi in aperto, case report e osservazioni personali. Il trattamento della sindrome di Leigh è diretto verso i sintomi specifici quando si manifestano in ciascun individuo. Il trattamento può richiedere gli sforzi coordinati di un team di specialisti. Pediatri, cardiologi, neurologi, specialisti che valutano e trattano i problemi di udito, oculisti e altri professionisti sanitari potrebbero dover pianificare in modo sistematico e completo un trattamento efficace per il bambino. Il trattamento è generalmente sintomatico e di supporto».

Ci sono indicazioni per il trattamento farmacologico?

«Il trattamento farmacologico più comune per la sindrome di Leigh, nel tentativo di evitare la ricorrenza di episodi acuti, è la somministrazione del cosiddetto cocktail vitaminico, soprattutto tiamina (vitamina B1) o derivati ​​della tiamina, biotina, riboflavina e Coenzima Q10. Alcune persone con questo disturbo possono sperimentare un temporaneo miglioramento sintomatico e un rallentamento della progressione della malattia. In quei pazienti con sindrome di Leigh che presentano anche una carenza del complesso enzimatico della piruvato deidrogenasi, può essere raccomandata una dieta ricca di grassi e povera di carboidrati e si può tentare con la supplementazione con tiamina».

Qual è la prospettiva di vita per questi bambini?

«Nella maggior parte dei casi i bambini hanno una lunga sopravvivenza quoad vitam ma molti individui sono affetti da una disabilità sopratutto motoria quando anche da una disabilità intellettiva e perciò la qualità della vita è scarsa nella maggior parte dei pazienti».

In cosa questa patologia si differenzia dalle altre malattie mitocondriali infantili

«Le patologie mitocondriali nel loro insieme si possono manifestare con una molteplicità di sintomi, talvolta associati, e talora colpendo isolatamente un singolo organo come per esempio il cuore o il sistema ematopoietico. La sindrome di Leigh è una modalità di presentazione che si manifesta quando la malattia colpisce soprattutto il cervello interessando le strutture encefaliche denominate gangli basali ed il tronco cerebrale. La diagnosi clinica necessita di una conferma neuroradiologica. A tale sintomo principale si possono associare sintomi interessanti altri organi come il rene, il cuore, il sistema ematopoietico, e via dicendo».

In cosa consiste il progetto Roadmap Leigh Syndrome project?

«Si tratta di un progetto internazionale che coinvolge centri Europei e centri degli Stati Uniti d’America e australiani, che si pone come obiettivo generale quello di impattare positivamente sulla vita delle persone colpite dalla sindrome di Leigh (LS) sviluppando e implementando programmi di ricerca basati su un'intensa collaborazione. Per riuscirci si utilizza un programma condiviso con un percorso (roadmap ) che comprende un consenso sulle migliori procedure per la diagnosi di LS, consenso nell’applicare le stesse metodologie funzionali per misurare la disabilità, sviluppo di trattamenti e cure per LS, fino all'ottimizzazione dell'assistenza clinica alle persone colpite da LS.

L’unicità di questo progetto sta nel fatto che associazioni di pazienti e comunità scientifica hanno unito le forze a livello mondiale per permettere di studiare a fondo la malattia. Nello specifico Mitocon Onlus in Italia insieme alle altre principali associazioni di pazienti affetti da malattie mitocondriali nel mondo, United Mitochondrial Disease Foundation (UMDF) e People Against Leigh Syndrome (PALS) negli Stati Uniti, Mito Foundation in Australia e The Lily Foundation, nel Regno Unito hanno creato un consorzio per organizzare e finanziare una rete internazionale dei migliori centri di ricerca al mondo sulla Sindrome di Leigh».