È possibile individuare quali bambini mostreranno in futuro i comportamenti tipici dell’autismo anche prima della diagnosi, effettuata tra i due e i tre anni. A dirlo è uno studio pubblicato su Nature secondo cui, grazie a scansioni cerebrali fatte tra i sei mesi e i due anni di età, si può sostenere con buona probabilità se al bambino verrà successivamente diagnosticato il disturbo dello spettro autistico.

L’analisi delle scansioni attraverso l’intelligenza artificiale riesce a offrire una diagnosi precoce accurata nell’81% dei casi, contro un 50% garantito dai tradizionali test comportamentali. «Una scoperta che potrebbe avere incredibili ripercussioni dal punto di vista clinico» sostiene il professor Joseph Piven, uno degli autori della ricerca.

COME PREVEDERE L’AUTISMO

Il metodo ideato dagli studiosi dell’Università della Carolina del Nord si basa su studi passati che hanno riscontrato un maggiore volume del cervello nei bambini affetti da autismo. Un’analisi che può essere fatta “fotografando” lo sviluppo cerebrale attraverso la risonanza magnetica (MRI).

Lo studio è stato realizzato parallelamente su 106 bambini a rischio sviluppo di autismo, ossia con un fratello a cui è stata diagnosticata la patologia, e su altri 42 non a rischio. I primi mostrano un maggior aumento del volume cerebrale rispetto agli altri, tra il primo e il secondo anno di età. Un cambiamento che in realtà è già riscontrabile prima dei 12 mesi, osservando la superficie di alcune aree del cervello.

Le immagini ottenute con la risonanza sono poi state analizzate da un software dotato di intelligenza artificiale e allenato a riconoscere i segnali cerebrali legati al futuro sviluppo della patologia. «Il nostro approccio, basato su questa tecnica di imaging, può aiutare a prevedere nel primo anno di vita quali bambini a rischio potranno probabilmente ricevere una diagnosi di autismo una volta raggiunti i due anni» prosegue Piven.

L’IMPORTANZA DI UNA DIAGNOSI PRECOCE

Uno studio fondamentale ma che va ulteriormente approfondito, soprattutto ampliando il numero di bambini coinvolti e allargandolo anche a quelli non considerati ad alto rischio. Questa ricerca fa comunque ben sperare per avere in futuro una diagnosi più rapida dell’autismo: un traguardo auspicato anche in occasione dell’ultima Giornata mondiale della Consapevolezza sulla patologia.

Conoscere il prima possibile il disturbo del bambino permetterebbe ai genitori di rendersi subito conto delle condizioni del figlio. In secondo luogo darebbe la possibilità di intervenire rapidamente per favorire le sua integrazione nella società in età adulta e migliorare le sua capacità di relazionarsi con le altre persone.


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