In Italia nell’ultimo anno si sono registrati 1.387 casi di morbillo: è il numero più alto in Europa, secondo solo al dato della Romania (2.702 infezioni) e ben superiore a quello di Germania (365), Polonia (145), Francia (126), Svizzera (105), Belgio (92) e Austria (89). Dei 6.186 casi registrati in tutto il continente, quelli italiani rappresentano da soli oltre il 22% del totale. Sono alcuni dei dati più recenti che verranno diffusi in contemporanea con la Settimana Mondiale dell’Immunizzazione #VaccineWork, che l’Organizzazione mondiale della sanità promuove da oggi al 30 aprile. Nel periodo marzo 2016-febbraio 2017 risulta allarmante il rapido trend di crescita dei casi italiani di morbillo: si passa dai 265 di gennaio ai 419 registrati a febbraio. A dicembre 2016 erano 90, a novembre 84, a ottobre 76, a settembre 56.

«Abbassare i livelli di copertura vaccinale - premette Flavia Bustreo, vice direttore generale Salute della Famiglia, delle Donne e dei Bambini dell’Oms - permetterà il ritorno di malattie mortali che avevamo debellato. Tra il 2000 e il 2015 il vaccino ha impedito 20,3 milioni di morti nel mondo, ma gli ultimi dati dimostrano che è quanto mai urgente tornare a promuovere con efficacia, determinazione e, soprattutto, chiarezza i benefici della vaccinazione. A causa della diffusione di bufale e falsi miti, spesso alimentati da ingiustificati allarmismi mediatici, stiamo rischiando di fare pericolosi passi indietro. I vaccini - conclude - sono sicuri e vantaggiosi, non vi è alcuna base scientifica che provi legame o correlazione tra questi e alcune patologie come, per esempio, l’autismo».

A livello globale 19,4 milioni di bambini nel mondo non sono ancora pienamente protetti da malattie facilmente evitabili e prevenibili dai vaccini. Tra queste anche il morbillo che resta una delle principali cause di morte tra i più piccoli: nel 2015 ci sono state nel mondo 134.200 morti a causa di questa malattia infettiva, nella maggior parte dei casi bambini al di sotto dei 5 anni; in media 367 morti ogni giorno, 15 morti ogni ora.

Tra il 2000 e il 2015 si stima che la vaccinazione abbia favorito un calo dei decessi per morbillo del 79%: nel 2015 circa l’85% dei bambini nel mondo ha ricevuto una dose di vaccino anti morbillo entro il primo anno di vita, nel 2000 la copertura era del 73%. Ma nonostante i progressi, ogni anno 1,5 milioni di bambini muoiono ancora a causa di malattie prevenibili attraverso i vaccini. E nonostante sempre più bambini abbiano accesso ai programmi di immunizzazione, dal 2010 a oggi l’aumento della copertura globale è stata appena dell’1%. Un progresso molto lento che mette a repentaglio la salute dei più piccoli: ci sono ancora oggi Paesi del mondo dove la vaccinazione ancora stenta a superare la quota dell’80%, con un gap ancora forte rispetto al 95% necessario per assicurare protezione dalla malattia su larga scala.

Dei 10,7 milioni di neonati che nascono ogni anno in Europa, circa 650.000 non ricevono la serie completa delle tre dosi di vaccino contro difterite, tetano e pertosse nel primo anno; e le popolazioni vulnerabili esistono in tutte le nazioni.

«L’immunizzazione - conclude Bustreo - è uno degli strumenti più efficaci a disposizione della sanità pubblica, in termini di capacità di salvare vite umane, e più in generale garantisce enormi benefici anche economici. Secondo le nostre stime, ogni dollaro investito in immunizzazione restituisce 16 dollari in risparmi sanitari. È necessario mantenere un forte supporto da parte del mondo scientifico, ma anche politico e dell’opinione pubblica sull’importanza dell’immunizzazione o anche la regione europea rischia il riemergere di malattie altamente contagiose, che possono causare infermità, disabilità e morte».


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