Oggi Silvio Berlusconi compie ottant’anni , nello stesso giorno in cui si celebra la giornata mondiale per il cuore. Una coincidenza che riporta all’attenzione i problemi di salute avuti dall’ex premier all’inizio dell’estate, costretto a sottoporsi a un intervento chirurgico per uno scompenso cardiaco che gli aveva provocato un serio affaticamento cardiocircolatorio. Una condizione che in Italia riguarda oltre un milione di persone - ottantamila le nuove diagnosi effettuate ogni anno - e che rappresenta la prima causa di ospedalizzazione una volta superati i 65 anni.
I CAMPANELLI D’ALLARME
Il compleanno del Cavaliere ha permesso di riaccendere i riflettori sullo scompenso cardiaco. Delle sue conseguenze si parla di rado, dal momento che quando ci si preoccupa per il proprio cuore, si pensa innanzitutto alle condizioni che possono provocare un decesso nell’arco di pochi minuti: vedi l’arresto cardiaco e l’infarto del miocardio.
Non è il caso invece dello scompenso cardiaco, condizione cronica che determina la progressiva incapacità da parte del cuore di pompare il sangue in maniera adeguata in tutto l’organismo. Ciò accade perché il muscolo del cuore si indebolisce nel tempo o diventa troppo rigido, perdendo la sua forza contrattile.
Stanchezza e debolezza croniche sono campanelli d’allarme attendibili, come racconta anche l’esperienza dell’ex patron del Milan. I principali fattori di rischio per lo scompenso cardiaco sono rappresentati dal fumo di sigaretta, dall’ipertensione arteriosa, dall’obesità, dalla sedentarietà e dalla convivenza con il diabete di tipo 2.
Per una corretta diagnosi, in presenza dei sintomi sospetti, «può essere sufficiente anche un elettrocardiogramma», dichiara Antonio Curnis, responsabile del laboratorio di elettrofisiologia ed elettrostimolazione degli Spedali Civili di Brescia. «Prima si interviene con la terapia, migliori saranno i suoi risultati».
DIVERSE OPZIONI TERAPEUTICHE
Berlusconi è stato sottoposto a un intervento per la sostituzione della valvola aortica, che è il più radicale degli approcci terapeutici per curare una condizione che avrebbe un’unico intervento risolutivo: il trapianto di cuore, reso però spesso impossibile dalla penuria di organi.
Così, per ottenere comunque l’allungamento della vita media dei pazienti affetti dallo scompenso cardiaco, sono state approntate altre strategie. Una di queste prevede l’inserimento di un dispositivo di assistenza ventricolare. Si tratta di una camera artificiale che, inserita chirurgicamente nella parte inferiore del ventricolo sinistro, aumenta la quantità di sangue che raggiunge l’aorta e scorre attraverso il corpo. L’efficacia dell’approccio è descritta dagli stessi pazienti.
«Quando i medici mi prospettarono questa opzione, assunsi una posizione di rifiuto - racconta oggi Carlo Olmi, operato all’ospedale Civile Maggiore di Verona a poco più di 58 anni -. L’idea di vivere con una pompa meccanica per assolvere alla funzionalità del mio cuore mi faceva pensare che sarei diventato un uomo bionico. E invece, grazie al sostegno della famiglia e dei medici, oggi sono tornato alla mia vita e al mio lavoro e posso godere dei piccoli piaceri della vita».
A queste soluzioni, più radicali, si aggiunge il trattamento farmacologico che mira a gestire la condizione senza eliminarla. È più indicato per i pazienti affetti dalle forme meno gravi di scompenso cardiaco.
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