Nel linguaggio comune «sono in fibrillazione» identifica qualcuno molto agitato,con il cuore che batte all’impazzata.

«La fibrillazione atriale è l’aritmia cardiaca più comune e la sua frequenza aumenta progressivamente con l’età, tant’è che dopo gli 80 anni circa un paziente su 6 ne soffre- chiarisce il dottor Gianpaolo Rossi responsabile del Centro Eccellenza ESH – Centro per l’Ipertensione Arteriosa A.O. di Padova- Il cuore batte in modo totalmente irregolare, perchè lo stimolo elettrico alla contrazione, che normalmente si genera in una zona ben definita dell’atrio, il nodo senoatriale, origina in modo caotico in vari punti degli atri, con la conseguenza di determinare la perdita della contrazione atriale. La fibrillazione atriale può presentarsi in maniera parossistica, persistente ovvero cronica».

Il problema principale è che la fibrillazione può essere silente, cioè asintomatica o farsi notare con sintomi subdoli, che spesso non inducono il paziente a consultare il medico, come invece sarebbe necessario fare.

Cosa comporta

Cosa significa in pratica soffrire di fibrillazione atriale? Alla domanda risponde chiaramente il Professor Rossi:«In condizioni normali la contrazione degli atri contribuisce per circa il 25% alla funzione di pompa del cuore. La presenza della contrazione atriale, perciò, implica una perdita parziale della capacità del cuore di pompare il sangue come dovrebbe. In un cuore «sano» ciò è generalmente ben tollerato, ma in un cuore malato può precipitare lo scompenso cardiaco. Il ristagno del sangue negli atri, inoltre, può determinare la formazione di trombi che possono embolizzare e, se ostruiscono arterie importanti, possono causare infarto e ictus. Ecco perchè è così importante sensibilizzare alla patologia. L’assunzione di farmaci anticoagulanti, può tenere sotto controllo il disturbo; se i farmaci non riescono, si può anche intervenire correggendo mediante ablazione con catetere il circuito elettrico abnorme responsabile dell’aritmia».

Sintomatologia assente o subdola

Di solito i sintomi più comuni della fibrillazione atriale sono le palpitazioni, la sensazione di affaticamento e stanchezza che porta per questo a salire le scale più lentamente o a evitarle del tutto preferendo l’ascensore, la sensazione di dolore al petto, le vertigini e talvolta persino mancamenti. La sintomatologia, tuttavia, tende a essere sfumata e presente anche in concomitanza di una pressione arteriosa del tutto normale. I pazienti, purtroppo, sono portati a pensare che se la pressione arteriosa è normale non ci sono altre problematiche di sorta: la fibrillazione atriale, invece, può esserci anche a fronte di una pressione arteriosa del tutto normale.

Fattori di rischio

All’aumentare dell’età aumenta il rischio di sviluppare fibrillazione atriale. «La causa più comune della patologia -precisa ancora il Professor Rossi- come evidenziato da uno studio da me recentemente coordinato - è l’ipertensione arteriosa, soprattutto allorché coesiste un aumento dell’aldosterone, il principale ormone mineralcorticoide (aldosteronismo). La fibrillazione è frequente, tuttavia, anche nei pazienti con malattie cardiovascolari e in special modo se soffrono di coronaropatia, valvulopatie, diabete, ipertiroidismo o se abusano di alcol».

Come diagnosticarla

La fibrillazione atriale è da sospettare ogni volta che l’apparecchio per la misurazione della pressione arteriosa, anche quelli per uso domiciliare, rilevano la presenza di un’aritmia (alcuni apparecchi sono in grado di rilevare le aritmie). In questo caso è necessario riferirsi al cardiologo che attraverso un elettrocardiogramma potrà confermare o smentire il sospetto e potrà così decidere la strategia diagnostico-terapeutica più appropriata, in funzione delle condizioni cliniche del paziente.


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