Labbra socchiuse, occhi sognanti, mugolii. Fronte corrucciata, guance contratte, espressioni sonore o mute. Sarà troppo? Troppo poco? Gli piacerà? Non gli piacerà?

Tante incertezze, insicurezze e falsi miti si insinuano tra le lenzuola degli amanti: giovani e meno giovani. Navigati o in erba.

Le smorfie di piacere, reali o presunte, accompagnano le notti d’amore di tanti partner. Alcune sono spontanee, la naturale e conseguente espressione che accompagna il piacere, altre sono forzate e forzose, come se fosse assolutamente indispensabile indossare un volto ammiccante durante la sessualità.

Non tutte le persone sono uguali, e non tutte esprimono le loro emozioni con smorfie, parole, movenze, espressioni facciali particolari o teatrali.

C’è chi ha una particolare predisposizione alla comunicazione delle emozioni: le riconosce, le decodifica, le comunica, le utilizza per accendere i sensi e l’immaginario. Le fa proprie, gioca con esse e le mette a disposizione di chi ama.

In camera da letto e altrove. C’è chi, invece, per pudore, per paura di sentirsi sbagliato o impacciato, rimane silente o immobile, praticamente pietrificato, lasciando il partner nello sconforto e nel dubbio.

La mimica facciale associata alla sessualità, inoltre, è dispensatrice di imbarazzo; rimane spesso patrimonio degli audaci e delle persone risolte: di chi convive pacificamente con il proprio mondo interno ed esterno.

Le smorfie dell’amore tra pudore e audacia

Un partner che vive bene, senza censure, timori o traumi, la sessualità è, senza dubbio, un buon compagno di giochi e di emozioni. È colui che si lascia andare al vissuto e al percepito, che comunica con il corpo, con il viso, con le parole. Un partner, invece, immobilizzato dall’imbarazzo o dalla non conoscenza della sessualità sarà un compagno inibente, più che coinvolgente.

Il volto del partner durante l’intimità svolge un ruolo importante: funge da amplificatore delle emozioni, da specchio dove sintonizzare e sincronizzare respiri e desiderio, e da conferma dell’ars seduttiva. Un uomo o una donna che vedono il loro partner rapito dalla passione ricevono un ritorno emotivo intenso, gratificante e rassicurante.

La capacità di lasciarsi andare alle smorfie di piacere dipende da tantissimi fattori: intra-psichici e intra-coppia.

Alcune persone hanno paura delle loro stesse emozioni, le controllano, le monitorano e fanno spesso a botte con loro. Fanno una gimcana estenuante tra testa, cuore e corpo. Nei casi di iper controllo emotivo, di traumi pregressi o di paura di lasciarsi andare, vince la tendenza a mistificare o a negare a loro stessi le smorfie del piacere perché vissute come una sorta di tallone d’Achille della passionalità.

Un ulteriore caso di impaccio e inciampo nella comunicazione delle emozioni e del piacere tramite il linguaggio del corpo e la mimica facciale è da imputare all’instabilità di coppia.

Quando un partner non si sente a suo agio dentro la relazione, non ha confidenza o si sente valutato e giudicato, ha paura di lasciarsi andare e fa quanto è in suo potere per per controllare ogni gesto, ogni respiro o sospiro, ogni smorfia di piacere o di fastidio. Per paura di non sentirsi adeguato e per paura del giudizio morale.

La sessualità, in questi casi, diventa stentata, sterile, monitorata, con il rischio di smarrire la dimensione ludica e spontanea dell’intimità e dello scambio.

La finzione sotto le lenzuola e l’influenza del porno

L’Italia, purtroppo, è l’unico paese al mondo dove l’educazione emozionale e sessuale non è prevista dal programma scolastico, così, la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze si informano - e credono di formarsi - online.

Uno dei tanti rischi da abuso di pornografia è il rischio di emulazione dei modelli del porno, mimica facciale inclusa.

Un ragazzino alle prime armi amorose penserà che per essere un bravo amatore, per ricevere quindi consensi e conferme, dovrà specchiarsi nelle espressioni esagerate e sonore del partner, per emularle a sua volta.

La ragazzina, da parte sua, nel caso in cui fosse timida o impacciata, potrà sentirsi inadeguata, ridicola o sbagliata.

Entrambi tenderanno ad imitare un modus operandi amoroso estremo e soprattutto non proprio, con il rischio di vivere una sessualità recitata, esibita e decisamente poco spontanea.

La paura del linguaggio del corpo

Il corpo comunica, parla per noi e di noi, anche nell’intimità e nella sessualità. Dice al partner cosa gradirebbe e cosa sarebbe meglio evitare. Lo indirizza, lo dirotta, lo invita a cambiare direzione. Quando interagiamo con il mondo, ancor di più con il partner amato, utilizziamo differenti forme di comunicazione. Verbale e non verbale. Quest’ultima comprende un universo sonoro e visivo molto ampio e variegato, che come una coda di pavone affascina o respinge. Durante l’intimità viene adoperata la voce la mimica facciale, i silenzi, i respiri, i gesti, lo sguardo e la prossemica (il modo di occupare lo spazio).

La comunicazione delle emozioni mediante il corpo affascina e incanta, e suscita tanto interesse.

Nel luogo del non controllo, la capacità di lasciarsi andare ai flutti del piacere dovrebbe essere il denominatore comune di tanti incontri amorosi. Controllare la comunicazione non verbale o cercare di interpretare quella altrui è un desiderio condiviso da molti, ma rappresenta la strada più rapida per far prevalere la mente sui sensi.

*Valeria Randone è psicologa, specialista in sessuologia clinica, a Catania e Roma. www.valeriarandone.it

Labbra socchiuse, occhi sognanti, mugolii. Fronte corrucciata, guance contratte, espressioni sonore o mute. Sarà troppo? Troppo poco? Gli piacerà? Non gli piacerà?

Tante incertezze, insicurezze e falsi miti si insinuano tra le lenzuola degli amanti: giovani e meno giovani. Navigati o in erba.

Le smorfie di piacere, reali o presunte, accompagnano le notti d’amore di tanti partner. Alcune sono spontanee, la naturale e conseguente espressione che accompagna il piacere, altre sono forzate e forzose, come se fosse assolutamente indispensabile indossare un volto ammiccante durante la sessualità.

Non tutte le persone sono uguali, e non tutte esprimono le loro emozioni con smorfie, parole, movenze, espressioni facciali particolari o teatrali.

C’è chi ha una particolare predisposizione alla comunicazione delle emozioni: le riconosce, le decodifica, le comunica, le utilizza per accendere i sensi e l’immaginario. Le fa proprie, gioca con esse e le mette a disposizione di chi ama.

In camera da letto e altrove. C’è chi, invece, per pudore, per paura di sentirsi sbagliato o impacciato, rimane silente o immobile, praticamente pietrificato, lasciando il partner nello sconforto e nel dubbio.

La mimica facciale associata alla sessualità, inoltre, è dispensatrice di imbarazzo; rimane spesso patrimonio degli audaci e delle persone risolte: di chi convive pacificamente con il proprio mondo interno ed esterno.

Le smorfie dell’amore tra pudore e audacia

Un partner che vive bene, senza censure, timori o traumi, la sessualità è, senza dubbio, un buon compagno di giochi e di emozioni. È colui che si lascia andare al vissuto e al percepito, che comunica con il corpo, con il viso, con le parole. Un partner, invece, immobilizzato dall’imbarazzo o dalla non conoscenza della sessualità sarà un compagno inibente, più che coinvolgente.

Il volto del partner durante l’intimità svolge un ruolo importante: funge da amplificatore delle emozioni, da specchio dove sintonizzare e sincronizzare respiri e desiderio, e da conferma dell’ars seduttiva. Un uomo o una donna che vedono il loro partner rapito dalla passione ricevono un ritorno emotivo intenso, gratificante e rassicurante.

La capacità di lasciarsi andare alle smorfie di piacere dipende da tantissimi fattori: intra-psichici e intra-coppia.

Alcune persone hanno paura delle loro stesse emozioni, le controllano, le monitorano e fanno spesso a botte con loro. Fanno una gimcana estenuante tra testa, cuore e corpo. Nei casi di iper controllo emotivo, di traumi pregressi o di paura di lasciarsi andare, vince la tendenza a mistificare o a negare a loro stessi le smorfie del piacere perché vissute come una sorta di tallone d’Achille della passionalità.

Un ulteriore caso di impaccio e inciampo nella comunicazione delle emozioni e del piacere tramite il linguaggio del corpo e la mimica facciale è da imputare all’instabilità di coppia.

Quando un partner non si sente a suo agio dentro la relazione, non ha confidenza o si sente valutato e giudicato, ha paura di lasciarsi andare e fa quanto è in suo potere per per controllare ogni gesto, ogni respiro o sospiro, ogni smorfia di piacere o di fastidio. Per paura di non sentirsi adeguato e per paura del giudizio morale.

La sessualità, in questi casi, diventa stentata, sterile, monitorata, con il rischio di smarrire la dimensione ludica e spontanea dell’intimità e dello scambio.

La finzione sotto le lenzuola e l’influenza del porno

L’Italia, purtroppo, è l’unico paese al mondo dove l’educazione emozionale e sessuale non è prevista dal programma scolastico, così, la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze si informano - e credono di formarsi - online.

Uno dei tanti rischi da abuso di pornografia è il rischio di emulazione dei modelli del porno, mimica facciale inclusa.

Un ragazzino alle prime armi amorose penserà che per essere un bravo amatore, per ricevere quindi consensi e conferme, dovrà specchiarsi nelle espressioni esagerate e sonore del partner, per emularle a sua volta.

La ragazzina, da parte sua, nel caso in cui fosse timida o impacciata, potrà sentirsi inadeguata, ridicola o sbagliata.

Entrambi tenderanno ad imitare un modus operandi amoroso estremo e soprattutto non proprio, con il rischio di vivere una sessualità recitata, esibita e decisamente poco spontanea.

La paura del linguaggio del corpo

Il corpo comunica, parla per noi e di noi, anche nell’intimità e nella sessualità. Dice al partner cosa gradirebbe e cosa sarebbe meglio evitare. Lo indirizza, lo dirotta, lo invita a cambiare direzione. Quando interagiamo con il mondo, ancor di più con il partner amato, utilizziamo differenti forme di comunicazione. Verbale e non verbale. Quest’ultima comprende un universo sonoro e visivo molto ampio e variegato, che come una coda di pavone affascina o respinge. Durante l’intimità viene adoperata la voce la mimica facciale, i silenzi, i respiri, i gesti, lo sguardo e la prossemica (il modo di occupare lo spazio).

La comunicazione delle emozioni mediante il corpo affascina e incanta, e suscita tanto interesse.

Nel luogo del non controllo, la capacità di lasciarsi andare ai flutti del piacere dovrebbe essere il denominatore comune di tanti incontri amorosi. Controllare la comunicazione non verbale o cercare di interpretare quella altrui è un desiderio condiviso da molti, ma rappresenta la strada più rapida per far prevalere la mente sui sensi.

*Valeria Randone è psicologa, specialista in sessuologia clinica, a Catania e Roma. www.valeriarandone.it