Un nuovo farmaco innovativo contro il diabete, il semaglutide, è arrivato in Italia, rimborsabile dal servizio sanitario nazionale. Si tratta di un agonista del recettore del GLP-1, un ormone secreto a livello intestinale che stimola la secrezione insulinica. «Il semaglutide è efficace nel controllare la glicemia e il peso corporeo e non dà ipoglicemie. Inoltre, ha un effetto protettivo sui vasi e quindi riduce il rischio cardiovascolare che noi sappiamo essere due o tre volte maggiore nella persona con il diabete» spiega Francesco Giorgino, Professore di Endocrinologia presso l’Università di Bari Aldo Moro. Tenere a target l’emoglobina glicata è cruciale per una persona con diabete. Abbassarne il livello di un solo punto percentuale riduce drasticamente le complicanze del diabete: di oltre un terzo (-37 per cento) quelle microvascolari, responsabili ad esempio del danno renale, del 14 per cento l’infarto cardiaco, del 12 per cento l’ictus e del 21 per cento la morte correlata alla malattia. Oggi, oltre a ottenere un buon compenso metabolico, come spiega Agostino Consoli, Professore di Endocrinologia presso l’Università degli Studi "G. D'Annunzio" Chieti–Pescara, è necessario ridurre gli eventi avversi e le complicanze del diabete. La nuova molecola, il semaglutide, riduce del 25% il rischio di morte cardiovascolare, di ictus e infarto non fatali, come ha mostrato il SUSTAIN 6. Il 41,2 per cento delle persone con diabete tipo 2 è obesa e il 39,1 per cento sovrappeso. Uno studio testa a testa, di confronto con un altro farmaco innovativo, un inibitore di DPP-4, ha mostrato la superiorità della nuova molecola nella riduzione del peso. Grazie alle biotecnologie, la struttura della molecola è stata leggermente modificata rispetto a quella prodotta dal nostro corpo: l’aumentata emivita rende possibile una somministrazione (per via iniettiva) settimanale. Il farmaco è prescrivibile solo dagli specialisti e non dai medici di famiglia.

Usare le nuove classi di farmaci, quelle dall’intrinseca proprietà protettiva nei confronti del cuore, è obbligatorio nei pazienti ad alto rischio cardiovascolare e nei pazienti già andati incontro a un evento, come prescritto dalle linee guida dell’anno scorso delle due principali società scientifiche internazionali di diabetologia (l’americana ADA e l’europea EASD). Va detto però che in Italia i nuovi farmaci anti-diabete (inibitori di DPP-4, inibitori di SGLT2, analoghi di GLP-1) sono ancora troppo poco prescritti e ne può beneficiare solo un paziente su quattro. Sono appena stati diffusi i dati degli Annali AMD, l’indagine condotta periodicamente dall’Associazione Medici Diabetologi sulla qualità dell’assistenza diabetologica: solo il 21% dei pazienti viene trattato con gli inibitori del DPP4, il 9,6% con gli inibitori SGLT2 e solo il 5,8% con agonisti del GLP-1.